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Chip, tutte le mosse anti-Cina (e pro-Usa) di Giappone e Paesi Bassi

Come già gli Stati Uniti, anche Giappone e Paesi Bassi vieteranno le vendite in Cina di macchinari per la manifattura di microchip avanzati. Pechino è sempre più isolata. Fatti e approfondimenti

Il Giappone e i Paesi Bassi hanno raggiunto un accordo di principio con gli Stati Uniti per limitare le vendite in Cina di macchinari per la produzione di microchip avanzati.

GIAPPONE E PAESI BASSI SI ALLINEANO AGLI USA

Stando alle fonti di Bloomberg, l’annuncio ufficiale verrà fatto nelle prossime settimane, e sia Tokyo che L’Aia applicheranno almeno alcune delle misure di controllo delle esportazioni già introdotte dagli Stati Uniti a ottobre.

L’obiettivo di Washington è danneggiare l’industria cinese dei semiconduttori, impedendole di ottenere gli apparecchi e i servizi necessari alla manifattura di chip avanzati (come quelli per l’intelligenza artificiale e i supercomputer, due tecnologie strategiche anche per le forze armate), che Pechino non è in grado di realizzare da sé ma deve acquistare dall’estero.

LE CINQUE AZIENDE COINVOLTE

L’alleanza tra Stati Uniti, Giappone e Paesi Bassi renderà praticamente impossibile per la Cina accedere agli strumenti per la realizzazione di semiconduttori sofisticati. Delle cinque aziende principali che producono macchinari all’avanguardia per il chipmaking, infatti, tre sono americane (Applied Materials, Lam Research e KLA), una è giapponese (Tokyo Electron) e una è nederlandese (ASML).

Stacy Rasgon, esperto di semiconduttori presso Sanford C. Bernstein, ha spiegato a Bloomberg che “non c’è modo che la Cina possa costruire da sola un’industria all’avanguardia. Non c’è possibilità”.

LA REAZIONE DELLA CINA

Lunedì la Cina ha avviato una disputa davanti all’Organizzazione mondiale del commercio per contestare i controlli alle esportazioni degli Stati Uniti. A detta di Pechino, le limitazioni americane minacciano la stabilità della filiera globale dei microchip e la giustificazione fornita da Washington per motivare le restrizioni (ossia la tutela della sicurezza nazionale) è debole.

LA SOGLIA DEI 14 NANOMETRI

Come gli Stati Uniti, il Giappone e i Paesi Bassi imporranno un divieto di vendita in Cina di macchinari per la produzione di microchip da 14 nanometri o meno. Come regola generale, più è basso è il numero dei nanometri e più avanzato è il chip.

La tecnologia da 14 nanometri non è la più avanguardistica presente sul mercato, ma è una delle più avanzate in possesso di SMIC, il principale produttore cinese di microchip. Washington, Tokyo e L’Aia vogliono impedire a Pechino di raggiungere livelli di sofisticatezza superiori e di padroneggiare i processi produttivi.

PERDERE UN MERCATO

Il divieto, o la pesante limitazione, di esportazione in Cina di microchip e relative attrezzature è una decisione politica che crea qualche contrasto tra i governi e le aziende. Per queste ultime, infatti – sia americane che giapponesi che nederlandesi -, la Cina rappresenta un importantissimo mercato di vendita.

– Leggi anche: Chip, tutti gli interessi di Biden e Cook (Apple) nelle fabbriche della taiwanese Tsmc

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