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Germania Russia

Germania e Russia si fanno la guerra (sulle televisioni)

La Germania ha bloccato l'emittente russa Rt, la Russia quella tedesca Deutsche Welle. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

 

È la guerra delle televisioni, mentre quella vera ancora ribolle al confine fra Russia e Ucraina. Mentre la seconda non si sa se mai inizierà, la prima è già partita e vede di fronte due paesi finora ritenuti, se non alleati, almeno amici: Russia e Germania.

Tutto è accaduto nell’arco di 24 ore. Mercoledì i tedeschi hanno bloccato la tv russa Rt (ex Russia Today), giovedì è arrivata la risposta dei russi, che hanno messo i sigilli alla redazione russa di Deutsche Welle (la Cnn tedesca, se il paragone non risulta eccessivo), vietandone le trasmissioni.

IL DIVIETO TEDESCO A RT (EX RUSSIA TODAY)

In senso cronologico, il primo colpo di questa guerra è partito dalla Germania. La commissione tedesca per le licenze a radio e televisioni (Zak) aveva imposto mercoledì al canale russo Rt il divieto di trasmissione motivandolo con la mancanza della licenza. L’agenzia tedesca ha sostenuto che essa non era stata né richiesta né concessa e che l’emittente riteneva di poter fare affidamento su una autorizzazione serba, che sarebbe dovuta essere sufficiente dal momento che anche la Germania aveva firmato la Convenzione europea sulla televisione. Ma il regolatore tedesco ha ritenuto non valido il documento serbo. Secondo quanto riportato dai media tedeschi, Rt può comunque continuare a produrre i propri contenuti online, ma in forma ridotta e non lineare. Più che di un bando si tratterebbe dunque di una limitazione.

Il canale russo, già vietato in alcuni paesi europei un tempo appartenenti all’Unione Sovietica come Lituania e Lettonia, è finanziato dallo Stato russo ed è considerato da osservatori occidentali uno strumento di disinformazione del Cremlino. I media tedeschi hanno ricordato come Rt abbia diffuso servizi tendenziosi con notizie poi non confermate durante i mesi turbolenti delle migrazioni in Germania del 2015 e 2016 e sottolinea il grande spazio che i suoi giornalisti hanno dato alle manifestazioni anti-immigrati di estremisti di destra e all’ascesa politica di Afd. Il suo peso è particolarmente sensibile nella società tedesca, dato che Rt si rivolge alla numerosa comunità di origine russa, in particolare al segmento dei Russlanddeutsche, i tedeschi di Russia: sono i cosiddetti reimmigrati, tedeschi o loro discendenti stanziatisi in Russia rientrati nella Germania riunificata dopo la caduta del muro.

Un’indagine nei confronti di Rt è stata avviata anche dal regolatore televisivo francese e l’emittente resta nel mirino delle autorità britanniche e statunitensi.

LA REAZIONE RUSSA SU DEUTSCHE WELLE

La risposta di Mosca non si è fatta attendere. Appena 24 ore dopo i russi hanno preso nel mirino la radiotelevisione internazionale tedesca, Deutsche Welle, chiudendone la redazione locale nella capitale e ritirando gli accreditamenti per la stampa dei giornalisti. Si tratta della prima misura di questo tipo inflitta a un media occidentale dalla caduta dell’Unione Sovietica. Le misure di ritorsione non si fermano qui. Le autorità russe hanno avviato anche una procedura volta a riconoscere Deutsche Welle come “agente straniero”, un marchio già più volte applicato a media russi critici nei confronti del potere politico. Inoltre sono allo studio sanzioni mirate nei confronti di “rappresentanti dello Stato tedesco e strutture pubbliche coinvolte nella limitazione delle trasmissioni di Rt”, secondo quanto comunicato da fonti ministeriali di Mosca. Ritorsioni non meglio specificate sono state annunciate anche contro le piattaforme online che hanno “cancellato arbitrariamente e ingiustificatamente gli account di Rt”: una minaccia indirizzata in particolare al network americano YouTube.

BERLINO PROTESTA, LA NOSTRA RADIOTV È INDIPENDENTE

Scontata da parte tedesca la reazione dell’associazione dei giornalisti, che in un messaggio rivolto direttamente al presidente Vladimir Putin ha chiesto l’immediato ripristino delle trasmissioni di Deutsche Welle e degli accrediti per i giornalisti coinvolti: una banale ritorsione nei confronti della sospensione di Rt, definisce l’associazione tedesca la decisione russa, tanto più che, a differenza del media russo, Deutsche Welle non fa propaganda e offre giornalismo critico e indipendente.

È il punto che ha sostenuto anche la ministra della Cultura di Berlino, la verde Claudia Roth, secondo cui la decisione di Mosca “non è in alcun modo accettabile”, perché i due canali sono sono paragonabili: “A differenza di quel che accade per Rt, lo Stato tedesco non ha alcuna influenza nella programmazione di Deutsche Welle”. L’appello finale della ministra è per un rasserenamento dei toni: alla controparte russa ha chiesto di “non abusare di entrambi gli eventi per una reazione politica, sono necessari chiari passaggi di de-escalation nella relazione reciproca”.

TRA L’UCRAINA E NORD STREAM 2

L’incendio nei rapporti russo-tedeschi arriva nel pieno della crisi ucraina e dei rischi di guerra sul fronte orientale europeo, con gli Usa che rafforzano il dispositivo militare nei paesi alleati della Nato e i russi che proseguono manovre all’interno del loro territorio ai confini con Kiev, mentre prosegue senza apparenti grandi risultati il lavoro diplomatico fra le cancellerie interessate.

Sul filo Mosca-Berlino pesa anche la mancata autorizzazione all’entrata in funzione del Nord Stream 2, completato da un paio di mesi e in attesa del via libera del regolatore delle reti tedesco. La questione si è complicata, perché il tema è finito nel tritacarne delle possibili sanzioni o minacce occidentali verso Mosca, nonostante i tentativi tedeschi di tener separate le questioni. Gli ultimi sviluppi raccontano del completamento da parte della società di Nord Stream 2 delle precondizioni societarie richieste dai tedeschi, ma l’autorizzazione potrebbe richiedere ancora alcuni mesi: potenza della burocrazia teutonica, capace di togliere le castagne dal fuoco a una politica più incerta.

SCHOLZ A WASHINGTON, KIEV E MOSCA

Siamo anche alla vigilia degli appuntamenti internazionali del nuovo cancelliere Olaf Scholz, criticato fino a ieri per ondeggiamenti e immobilismo e paragonato all’attivismo del suo predecessore che aveva fatto della Germania il crocevia delle mediazioni sul caso ucraino. Scholz ha deciso di muoversi e, nel giro di una settimana, sarà prima a Washington, poi a Kiev e infine a Mosca. Incontri delicati e per nulla scontati: di certo l’ex sindaco di Amburgo si era immaginato un campo meno minato per il suo debutto sulla scena internazionale.

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