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Macron Pfizer

Francia, tutte le insidie per Macron alle presidenziali

Che cosa inquieta il presidente Macron in Francia. L'articolo di Andrea Mainardi

 

L’ingresso del 68 di rue du Rocher, nell’VIIIe arrondissement, cuore di Parigi, sembra quello di un Apple store. Ampie vetrate, acciaio lucidato. Sullo sfondo di un elegante grigio-azzurro spicca solo la scritta in bianco: avec vous. È lo slogan della campagna elettorale di Emmanuel Macron senza il nome nella scritta e senza ancora il candidato Macron.

La Ruche, lo chiamano dipendenti (una cinquantina) e volontari. È un edificio ristrutturato e inaugurato a settembre. Son 2.800 metri quadrati. Son due palazzi di sei e sette piani, collegati da una grande passerella-terrazza. È il quartier generale de la République en Marche e della campagna del non candidato Macron. Circoli di lavoro, raccolta fondi, propaganda, tutto è sotto il controllo dell’Eliseo e del suo segretario generale, Alexis Kohler. Tutto è molto discreto. Il sito web è online da fine settembre: “Scopri la voce dei francesi e fatti sentire”, propone Avecvous2022.fr Una campagna di affissioni nelle principali città lo promuoveva con le foto di varie professionalità ben identificabili, ma nessun richiamo al presidente. Nessun logo di un partito politico, né il nome o il volto di alcun funzionario pubblico. Occorre cliccare sulle note legali del sito per scoprire l’editore: La République en Marche (LREM). Sul sito, insieme ai volti, le testimonianze dei cittadini si susseguono; raccontano la loro quotidianità, le loro aspettative. Tutti possono partecipare ed esprimere le proprie preoccupazioni. “Non ti riconosci nelle dichiarazioni dei candidati alle elezioni presidenziali? È normale, non parlano di te, parlano di loro. Il nostro approccio è l’opposto”, vanta la piattaforma di ConTe, occhieggiando a narrative che a un italiano potrebbero rimandare a ben altre, e svariate formazioni nostrane, rispetto al partito presidenziale francese. Indizio: “Siamo stati criticati ogni giorno di questo mandato di cinque anni per non essere politici professionisti.

Questo rimprovero è giustificato, è anche motivo di orgoglio, forse è per questo che siamo gli unici ad ascoltarti”. Il tono si fa lirico: “E quando eravamo alla tua porta, non ci hai mai parlato di primarie o sondaggi. Questo è un bene, perché il nostro obiettivo non è fare una campagna contro un campo, o peggio, contro una parte dei francesi. Stiamo facendo una campagna per te stiamo facendo una campagna con te”.

Il Capo dello Stato si rifiuta ancora di annunciare la sua candidatura. Il come, quando e dove eccita chi si eccita di politica e scommette in queste ore su giorno e occasione. Secondo i sondaggi, i cittadini comuni guardano per ora ai temi di ogni giorno – come ha dimostrato in parte la manifestazione di ieri dei Convoi de la liberté, contro le restrizioni sanitarie ma in strada anche per il costo del potere d’acquisto –, meno alle liturgie di cui si comincerà a subire il fascino tra qualche settimana. Con Macron ovviamente già nel menu.

Secondo chi circonda il presidente, la suspense dovrebbe essere tolta entro il 20 febbraio. Macron è stato più preciso venerdì, in una intervista a Ouest-France: “La campagna ufficiale inizia all’inizio di marzo. Ora siamo in una fase pre-campagna, ricorda. È del tutto legittimo, e perfino auspicabile, che tutti i candidati, con il massimo pluralismo, possano presentarsi agli uomini e alle donne francesi, sviluppare i loro progetti…”. Ma nella sua situazione, argomenta, “bisogna essere responsabili e farlo al momento giusto”.

Come accennato in un’intervista a La Voix du Nord, Macron ritiene che “abbiamo un picco epidemico per qualche giorno in più e una situazione internazionale eminentemente rischiosa” con la crisi tra Ucraina e Russia, quindi è suo dovere essere completamente concentrato su questo compito. “La formalizzazione della scelta che dovrei fare arriverà al momento necessario”. Alla domanda se questa candidatura verrà ufficializzata a marzo, il Capo dello Stato, che ha già ottenuto il doppio delle 500 sponsorizzazioni necessarie, risponde: “Non vi ho detto niente…”.

Espliciti, con toni quasi d’erotico amore acceso, gli attivisti del movimento giovanile della macronie. Questo fine settimana hanno affisso più di 25.000 manifesti per tutto il Paese. Il poster mostra il volto del presidente, invitandolo: “Ti vogliamo davvero”.

Ma Emmanuel prende tempo. A suo svantaggio per l’urna, lamentava giorni fa il portavoce del governo Gabriel Attal: i candidati già discutono, propongono, lui manca di dibattere. Perché Monsieur le président non può. Troppi dossier richiedono la piena attenzione del Capo dello Stato. Come dire: Macron lavora serio, gli altri chiacchierano. Però intanto propagandeggia. Gli avversari lo invocano in campo in modo diretto. Lui propagandeggia, da una posizione di privilegio. Ha un metodo: una forte presenza mediatica e il ritorno in campo, con trasferte per fare il punto sul suo quinquennio e stilare prospettive. Ha affrontato di sicurezza a Nizza, di economia nell’Alto Reno. In tour nelle città rurali per parlare di agricoltura e allevamento. Ogni volta un bilancio del compiuto e programmi futuri, incorniciati da toni propagandistici. Esemplare in questo senso il discorso a Belfort giovedì, dove ha rilanciato nucleare e reindustrilizzazione. Un piano energetico di lungo periodo, secolare quasi. Insomma: alcuni dei temi cruciali della campagna per tutti i candidati, perché cruciale per tutti i francesi: energia, potere d’acquisto, industria, lavoro.

Il giorno dopo a Brest, al summit sugli oceani, ha dettagliato di nuovo di lavoro e di tutela ambientale. Di industria, anche militare.

Certo, sono appuntamenti istituzionali, non elettorali, ma, obiettano i concorrenti, sarebbe almeno gentile ufficializzare la campagna.

È però sempre andata così. Tutti i presidenti della Quinta Repubblica che si sono candidati alla rielezione hanno annunciato la loro candidatura poche settimane prima dell’inizio della campagna elettorale. Di solito con annuncio solenne.

Ci sono molte insidie per Macron, Come la stanchezza di fronte all’emergenza sanitaria. I sondaggi restano favorevoli (25,5), ma potrebbero cominciare a sorridere di meno.

Altro argomento, il potere d’acquisto, per il quale le preoccupazioni si fanno sempre più forti e che costringe l’esecutivo a reagire, sempre di fretta. Torna l’inflazione e il prezzo della benzina torna a salire. Sono allo studio nuove misure di sostegno . Lo dimostrano gli studi di opinione: il potere d’acquisto è il motivo principale per votare tra i francesi e su questo tema si stanno posizionando tutti gli altri candi

Dato per scontato l’accesso di Macron al secondo turno (resta al 25,5% delle intenzioni di voto), i riflettori sono puntati su chi sarà il suo sfidante al ballottaggio. Sarà di destra. Ma quale dei tre?La partita è molto fluida, piena di insidie e si gioca per una manciata di voti. Marine Le Pen (Rassemblement National) col 17% è in leggero vantaggio, la seguono testa a testa Valérie Pécresse (Les Républicains) ed Éric Zemmour (Reconquête). Questo l’ultimo sondaggio Ifop.

Dunque: Pécresse resiste, mentre Zemmour avanza di 0,5 punti. Uno 0,5 che pur rimanendo in testa perde Le Pen. Le Pen ha perso sostegni fin dentro le mura domestiche: ha contro la nipote Marion che – bontà sua – non si schiera con Zemmour, come hanno invece fatto diversi storici lepeniani.  “Pécresse è Macron con la gonna”, dicono alcuni repubblicani. Macron è definito un centrista liberale, Pécresse una centrista “autoritaria”. Anche lei perde importanti sostenitori, salvo rare eccezioni non li cede a Zemmour, ma alla macronie. Vengono soprattutto dalla sponda sarkozysta. Woerth, ex ministro del Bilancio di Sarzkoy, il sindaco di Calais Natacha Buchart e l’ex segretario di Stato alla Salute Nora Berra, Rachida Dati. Tutte e tutti l’hanno salutata per il presidente uscente. Non a caso venerdì Pécresse si precipitata nello studio di Sarko. Un’ora di colloquio, lei ne è uscita raggiante. Però l’ex presidente silenzia un sostegno.

La sinistra è debole. Miglior performance, Jean-Luc Mélenchon (10,5%) de La France insoumise (sinistra radicale). L”ambientalista Yannick Jadot fa 5%, Il comunista Fabien Roussel è al 3%. Mostrano entrambe il 2,5% Anne Hidalgo – la socialista sindaco di Parigi – e Christiane Taubira – sinistra, già ministro della Giustizia nello stesso governo Valls che annoverava Macron al’Economia (presidente era Hollande).

A inquietare Macron son piuttosto i movimenti popolari. Come un coltello nel camembert si sono infilati nel dibattito delle presidenziali i Convoi de la liberté. Si ispirano al movimento dei caminiosti che ha bloccato il passaggio tra Canada e Usa per protesta alle restrizioni sanitarie. Altri li imitano in Australia, Nuova Zelanda e diversi Paesi europei. Ma in Francia è gruppo più eterogeneo di no-vax e populisti. Ci sono gli anti pass vaccinale, ma c’è soprattutto chi accusa i colpi dell’inflazione e dell’erosione del potere d’acquisto. C’è una buona fetta di anti-macronismo.

https://twitter.com/ClementLanot/status/1492575508256768014/video/1

L’inquilino dell’Eliseo rivive l’ansia dei Gilet jaunes, in moto dal 2018. A due mesi dalle elezioni un movimento di protesta multiforme come i Convois, irrita di più. Venerdì nell’intervista a Ouest-France , Macron chiedeva “la massima calma”. Si faceva conciliante assicurando di comprendere che “le reciproche richieste sono sempre legittime”.“Siamo tutti collettivamente stanchi di quello che abbiamo attraversato per due anni. Questa fatica si esprime in diversi modi: disordine in alcuni, depressione in altri”. E a volte, “questa stanchezza si traduce anche in rabbia. Lo sento e lo rispetto”. Chiedeva concordia e benevolenza. Evidentemente a senso unico, dei manifestanti verso il governo, dato che sabato è finita con 513 multe e 97 arresti, proseguiti fino a tarda sera nella zona degli Champs-Élysées e del Bois de Boulogne.

Migliaia di oppositori del “convoglio della libertà” – e diversi infiltrati violenti sono riusciti a raggiungere gli Champs-Elysées a Parigi, mentre nella capitale si sono svolte diverse manifestazioni e disordini fino a tarda sera, nonostante il divieto della questura. La loro presenza sul viale ha subito innescato  l’intervento della polizia per disperderli coi gas lacrimogeni. Che il clima fosse da linea dura lo aveva preannunciato il primo ministro Jean Castex: “Non posso permettere che questi attacchi virulenti alla vaccinazione siano associati alla parola libertà. Il diritto di manifestare e di avere un’opinione è un diritto costituzionalmente garantito nella nostra democrazia; il diritto di bloccare gli altri non lo è. Ho preso misure per non bloccare Parigi, che era, a quanto pare, l’intenzione dei manifestanti (…) Su questo dobbiamo essere fermi”.

A scorrere i tweet della prefettura per tutta la mattina si aveva l’impressione delle preparazioni di azioni decise, tra  blindati, trattori e altri mezzi per rimuovere eventuali blocchi stradali.

https://twitter.com/prefpolice/status/1492060186462363676

Camper e camion son rimasti per lo più fuori città fuori, qualche auto ci ha provato ed è stata “rimossa”.

Migliaia a piedi. Hanno rimediato un po’ di gas e di multe. Attempate signore sono state multate di 135 euro perché sventolavano la bandiera.

blindati della polizia in servizio fino a notte

https://twitter.com/ClementLanot/status/1492602895174455298/video/1

I cittadini erano stati avvertiti. Interpellato dai giornalisti, il prefetto Didier Lallement aveva avuto modo di illustrare le misure per far rispettare il divieto di manifestare dei no-pass anche davanti al 23-25 di Avenue du Dr Lannelongue. La sede di Pfizer.

La Macronie condanna e denuncia strumentalizzazioni:

Le Pen: Sulla scia dei blindati della gendarmeria a Parigi, Emmanuel #Macron potrebbe annunciare la sua candidatura: simbolicamente assomiglierebbe al suo mandato!

Melenchon solidarizza coi coivons per aumento prezzi e protesta pass vaccinale

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