skip to Main Content

La Francia punterà su nucleare e rinnovabili, ecco il piano di Macron

Non solo nucleare, che cosa ha annunciato il presidente francese Macron: numeri, obiettivi e capriole (rispetto al Macron ministro…). L’articolo di Andrea Mainardi   A due mesi esatti dal primo turno delle presidenziali del 10 aprile, il (non ancora ufficialmente) candidato Emmanuel Macron accende la sua campagna elettorale a Belfort. Lo fa andando al cuore…

 

A due mesi esatti dal primo turno delle presidenziali del 10 aprile, il (non ancora ufficialmente) candidato Emmanuel Macron accende la sua campagna elettorale a Belfort. Lo fa andando al cuore di temi cruciali: ripresa del nucleare (che significa anche slancio alla reindustrializzazione in affanno), rilancio della indipendenza energetica, ovviamente carbon free, e contrasto alla crisi energetica che mette a dura prova il potere d’acquisto. Un menu di misure che sfida gli avversari.

La redenzione dopo il peccato originale. Come il presidente Macron “sconfessa” il ministro Macron

È all’ombra delle enormi turbine Arabelle, colossali strutture in acciaio lunghe 70 metri che il presidente celebra la liturgia. In due atti. Prima quello di riparazione. Edf (controllata dallo Stato) ha formalizzato al mattino un accordo di esclusiva per l’acquisto di parte dell’attività nucleare di GE Steam Power, comprese le famose turbine a vapore, che qui si costruiscono ma che nel 2015 – Macron ministro dell’Economia – finirono all’americana General Electrics. Poi, al pomeriggio, il secondo atto, con lo slancio sulla politica energetica della Francia “per i decenni a venire”.
La scelta di Belfort non è quindi neutra. Macron fa un discorso molto politico, molto da campagna elettorale. Per riparare un peccato originale in termini di politica energetica, ha analizzato Le Monde.
Nel 2017, il candidato Macron aveva insistito sul suo impegno a ridurre l’energia nucleare al 50% della produzione di elettricità. Cinque anni dopo il presidente uscente, non ancora ufficialmente candidato alla rielezione, ha cambiato atteggiamento. Il suo intervento può essere visto come un segnale per rassicurare i francesi che il costo dell’energia non dipenderà dalle importazioni, i cui prezzi in aumento stanno pesantemente contribuendo a pesare sul potere d’acquisto, un altro tema principale delle presidenziali 2022. È quindi lo stesso che aveva registrato la vendita del ramo energetico di Alstom (e quindi delle turbine Arabelle altamente strategiche per la sovranità della Francia) che accoglierà anche il loro ritorno sotto l’ovile di Edf. Arabelle è la turbina più potente e affidabile sul mercato per trasformare in energia elettrica il vapore sprigionato dall’acqua portata in ebollizione dalla fissione degli atomi nelle centrali nucleari. Equipaggia un terzo delle centrali elettriche nel mondo, comprese le Epr.

La giustificazione per Arabelle

Entrando negli stabilimenti si giustifica con gli operai, in particolare per la controversa scelta di vendere l’ex ramo energetico di Alstom a GE nel 2015, quando era a Bercy: “La scelta che è stata fatta [da Alstom] è stata quella di uscire dalla parte energetica per consolidare il proprio settore dei trasporti. Fu allora che la General Electric ha preso il sopravvento. Non so se altre scelte industriali sarebbero state più intelligenti, so però che questa ha permesso alla Alstom Transports di resistere, poi di acquistare Bombardier per farne un campione internazionale”.
Lo Stato si è preso il suo tempo per riscattare questa importante fetta di sovranità nazionale. Il gioiello torna nel caveau di Edf (come svelato da Challenges a metà gennaio) per poco più di un miliardo di euro.

Macron, il pinguino tattico nucleare e 14 nuovi reattori

La conversione sulla via dell’atomo, Macron la dettaglia così: i reattori esistenti (56 con ad oggi una dozzina fermi per manutenzione) vedranno il loro ciclo di vita esteso oltre i 50 anni, se la sicurezza è garantita. Piatto forte: Macron vuole la costruzione di sei nuovi Epr2 e lo studio dell’inizio della costruzione di altri otto entro il 2050 (Rte, la rete di trasmissione dell’energia elettrica, consigliava un minimo di otto reattori e un massimo di quattordici). Macron non dice dove sorgeranno. Spiega: “In concreto, nelle prossime settimane avvieremo i progetti preparatori: finalizzazione degli studi progettuali, deferimento alla commissione nazionale per il dibattito pubblico, definizione delle location”. Più preciso sui tempi. Annuncia “ampia consultazione pubblica nel secondo trimestre del 2022” sul tema dell’energia, e l’inizio dei lavori nel 2028 per la messa in servizio del primo reattore “entro il 2035”.
L’Epr 2 è un progetto per una versione “ottimizzata” del reattore Epr, più semplice ed economico da costruire rispetto a quest’ultimo. Rispetto all’unico Epr in costruzione in Francia a Flamanville, che ha accumulato biblici ritardi e sconsiderati costi aggiuntivi, l’Epr 2 – scrive Le Monde – dovrebbe essere più semplice da costruire, beneficiando di un effetto serie (costruzione in coppia) e di prefabbricazione. È anche il primo reattore ad essere completamente progettato digitalmente, con simulazione 4D e visualizzazione 3D per rilevare meglio le anomalie. La Corte dei conti ha sottolineato la “grande” sfida finanziaria che questo programma rappresenta, con un costo di costruzione di tre coppie di EPR 2 stimato in 46 miliardi di euro. Edf riuscirà a costruire una nuova flotta di reattori in tempi ragionevoli e a costi ragionevoli?

Nucleare green. Lo dice anche Bruxelles

A quasi mezzo secolo dall’annuncio del piano Messmer, che ha portato alla costruzione della flotta nucleare ancora oggi operativa, la Francia si sta dunque riallacciando con l’atomo. Regista, l’inquilino dell’Eliseo uscente, con un progetto energetico variegato e di lungo periodo. L’obiettivo, scandisce, è “fare della Francia il primo grande Paese al mondo in trent’anni a uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili e rafforzare la nostra indipendenza energetica e industriale nell’esemplarità climatica”. A inizio mese era riuscito a convincere Bruxelles ad includere il nucleare, oltre al gas, nel suo atto delegato che stabilisce quali fonti di energia siano ‘sostenibili’ e dunque finanziabili con gli investimenti della ‘tassonomia verde’. Un ok della Commissione europea vissuto con sofferenza dalla Germania in particolare.
Era quello il preambolo al piano nucleare di Parigi. Che già grazie all’atomo produce il 70% del fabbisogno elettrico.

Come ti attovaglio il futuro elettrico

Il piano è in due fasi concatenate. Dettaglia Macron: “Il primo grande progetto è consumare meno energia”. La sfida: ridurre il consumo di energia del 40% in 30 anni. Ma niente decrescite. Avverte: “Dobbiamo raggiungere questo obiettivo senza praticare l’austerità energetica”.
Il secondo progetto è quello di produrre più elettricità carbon free: l’uscita da petrolio e gas entro 30 anni implica la sostituzione di parte dei combustibili fossili con l’elettricità. Ovvero: produrre fino al 60% di elettricità in più rispetto ad oggi.
Riassume a Belfort: “Dovremo produrre molta più elettricità: e la chiave per farlo nel modo più sicuro significa sviluppare energie rinnovabili e nucleare”.

Sole e vento dall’Eliseo

Sposa l’atomo ma non abbandona sole e vento, Macron, per raggiungere la carbon neutrality, puntando così anche a un massiccio sviluppo delle rinnovabili entro 30 anni. Per quanto riguarda l’energia solare ha annunciato di voler moltiplicare la potenza installata di quasi dieci entro il 2050, puntando così sui 100 gigawatt. L’energia eolica onshore, che attualmente produce 18,2 gigawatt, dovrebbe vedere la sua potenza raddoppiare. Per l’energia eolica offshore, il Capo dello Stato punta a una cinquantina di parchi, con 40 gigawatt in servizio entro il 2050.
Mettere in servizio una cinquantina di parchi eolici entro il 2050 è una discreta sfida. La Francia ha al momento sette progetti suddivisi in dieci parchi, di cui quattro sono in costruzione. Il più avanzato, quello di Saint-Nazaire (Loire-Atlantique), 80 turbine eoliche, dovrebbe essere messo in servizio entro l’anno; seguito da Saint-Brieuc (Côte d’Armor), 62 turbine eoliche e Fécamp (Seine-Maritime), 71 aerogeneratori nel 2023. Poi quello di Couseulles-sur-Mer (Calvados), 64 aerogeneratori, nel 2024.
Per il momento in Francia è attualmente in funzione in mare una sola turbina eolica: si tratta di un albero dimostrativo, che si trova al largo di Le Croisic (Loire-Atlantique). Rispetto ai suoi vicini europei, che hanno più di 5.400 turbine eoliche installate in mare, la Francia è in evidente ritardo.
Per questo, per aumentare la produzione di energia elettrica, occorre, accanto alle energie rinnovabili, riprendere il filo della grande avventura nucleare: “Riesci a immaginare una Francia in cui entro 30 anni ci saranno 40.000 turbine eoliche invece delle 8.000 di oggi e 90 parchi eolici offshore quando il nostro Paese ha impiegato 10 anni per costruirne uno?” Macron considera “non serie” le proposte dei sostenitori del phase-out nucleare.

Cosa dicono gli avversari su Macron e nucleare

Quel “non serio” non è rivolto al se stesso di cinque anni fa,  allora così entusiasta del nucleare da volerlo ridurre e da avere poco prima venduto agli americani il know-how delle turbine Arabelle, necessarie al nucleare di oggi e del futuro. Tanto da ricomprarle.

I suoi aspiranti competitor di aprile difficilmente smollerebbero l’atomo. Sia a sinistra che a destra. Nei giorni scorsi, la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, diceva di voler “costruire sei Epr e riaprire la centrale Fessenheim”. Col suo 6+8 Macron la batte. La repubblicana Valérie Pécresse desidera lanciare “un nuovo programma nucleare”. Monsieur le président l’ha servita. E ha replicato quando da estrema destra Eric Zemmour supplicava di dare “una bella spinta in fretta all’atomo”, e il comunista Fabien Roussel diceva di vedere in esso i mezzi per “combattere contro l’energia costosa”. In poche ore, nello stesso giorno, Macron ha risposto a tutti e quattro.
Ci sono i no-nucleare. Nella categoria nuclearexit, Yannick Jadot, eurodeputato e candidato ambientale. Anche il sindaco di Parigi, la socialista Anne Hidalgo, e Jean-Luc Mélenchon, da La France Insoumise, hanno fissato questo obiettivo, ma non prima del 2050 per la prima e nel 2045 per il secondo.

Fare campagna senza dirlo

Da già ma non ancora candidato, Macron da Belfort apre dunque la campagna. I toni lo tradiscono: “La Francia, attraverso la strategia che adotta, sceglie il progresso, la fiducia nella scienza, nella tecnologia e nella ragione. La Francia sceglie il clima, dotandosi dei mezzi per raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, e per essere una delle più grandi nazioni ad emergere dalla sua dipendenza dai combustibili fossili. La Francia ha fatto la scelta dell’industria e dell’occupazione”. La route elettorale del non ancora candidato eccola qua.

Back To Top