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Erdogan Putin

Tutte le smancerie fra Erdogan e Putin su energia e armi

Di cosa hanno discusso Erdogan e Putin nel loro incontro a Sochi. I dettagli e il contesto

Mercoledì 29 settembre i presidenti di Russia e Turchia, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, si sono incontrati nella città russa di Sochi, sul mar Nero. La riunione – la prima tra i due da più di un anno – è durata tre ore, come tre sono stati gli argomenti principali di discussione, riporta il New York Times: le armi, il commercio bilaterale e il reattore nucleare che la Russia sta costruendo in Turchia.

I RAPPORTI TRA RUSSIA E TURCHIA

I rapporti tra Mosca e Ankara sono molto particolari, e proprio questa loro ambiguità fa sì che non si possa parlare di alleanza: la Turchia del resto fa parte della NATO, mentre la Russia è il bersaglio principale dell’organizzazione; la Turchia è cliente della Russia per il gas, ma negli ultimi anni ha iniziato a rifornirsi dall’Azerbaigian, le cui relazioni con Mosca sono tese. Inoltre, russi e turchi combattono – per procura, attraverso mercenari vari – su fronti contrapposti sia in Siria che in Libia, due paesi rilevanti per i loro piani di proiezione estera.

D’altra parte, fra Turchia e Russia ci sono rapporti economici (sull’energia e i sistemi di difesa, per esempio) e politici estremamente rilevanti che entrambi i governi vogliono mantenere. Per questo, Erdogan e Putin preferiscono gestire le loro divergenze al fine di mantenere stabile e proficua la relazione, evitando che possano degenerare in un conflitto.

Parlando con la stampa dopo l’incontro, né Putin né Erdogan si sono soffermati sulle situazioni in Siria e in Libia, le più spinose.

GLI OBIETTIVI

I legami con la Turchia permettono alla Russia di insidiare dall’interno la NATO, organizzazione che percepisce come una minaccia alla sua sicurezza. A parti invertite, i contatti con la Russia sono utili alla Turchia di Erdogan per “tenere in allerta” gli Stati Uniti (membri della NATO e principali antagonisti di Mosca) e cercare eventualmente di strappare da loro delle concessioni. Le cose tra Erdogan e il presidente americano Joe Biden, però, non stanno andando molto bene, a detta dello stesso Erdogan: tra le altre cose, ad aprile Biden ha riconosciuto come “genocidio” il massacro degli armeni da parte dell’Impero ottomano tra il 1915 e il 1923; un termine che Ankara respinge.

L’ambiguità turca si concretizza nel sistema d’arma antiaereo russo S-400, che Ankara ha acquistato da Mosca nonostante l’opposizione di Washington, che giudica il sistema incompatibile con l’appartenenza del paese alla NATO. L’accordo sull’S-400 ha spinto nel 2019 gli Stati Uniti a cancellare il contratto di vendita alla Turchia dei caccia di nuova generazione F-35 (il timore è che, attraverso l’S-400, i russi possano conoscere le specifiche degli aerei) e ad imporre sanzioni varie.

Di recente Erdogan ha detto che la Turchia potrebbe acquistare un secondo sistema S-400.

I LEGAMI ENERGETICI

Al di là della difesa, tra Mosca e Ankara ci sono importanti accordi energetici: la Russia sta costruendo la prima centrale nucleare turca, quella di Akkuyu, e ha realizzato un gasdotto sotto il mar Nero collegato al paese, il TurkStream.

Il TurkStream è entrato in funzione all’inizio del 2020, con una capacità annua di 31,5 miliardi di metri cubi di gas. Dall’inizio del 2021 le forniture complessive di gas russo verso la Turchia sono aumentate di quasi il 160 per cento, ha fatto sapere la società energetica Gazprom.

Durante il vertice di mercoledì, Putin ha dichiarato che è proprio grazie al TurkStream se la Turchia è al riparo dalla crisi dei prezzi del gas che sta interessando l’Europa. Una delle cause della crisi è però proprio la limitazione dei flussi provenienti dalla Russia, che ha fatto crescere i sospetti di una manipolazione del mercato europeo per finalità politiche.

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