skip to Main Content

Centrodestra

Chi godrà di più al centro e a destra con Schlein alla testa del Pd

Che cosa succederà alla maggioranza di governo e al cosiddetto terzo polo con la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd. La nota di Paola Sacchi.

 

La vittoria di Elly Schlein alla guida del Pd è un’occasione per il “centro” di entrambi gli schieramenti o favorisce una bipolarizzazione sempre più forte tra destra e sinistra, in una dinamica oggettivamente destinata a rafforzare FdI, il partito del premier Giorgia Meloni?

La “rivoluzione” di largo del Nazareno, o più esattamente di Via Sant’Andrea delle Fratte antistante il largo, dove si trova il Pd, non ha ripercussioni solo a sinistra principalmente, ma come tutte le grandi novità della politica non potrà non avere riflessi anche sulla stessa maggioranza di governo, già uscita rafforzata dalle Regionali di Lombardia e Lazio.

Sicuramente la vittoria della sinistra radicale con Schlein che lascia scoperto il centro del centrosinistra offre uno spazio al Terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Secondo i quali nel Pd non c’è più spazio per i riformisti. Evidente che ora i terzopolisti sperano in scissioni di ex sostenitori di Stefano Bonaccini che vengano a rimpinguare le loro file, dopo il risultato deludente delle Regionali.

Ma l’elezione a sorpresa di Schlein potrebbe favorire, invece, una dinamica sempre più bipolarizzante, rafforzando così il premier Meloni e la coalizione di centrodestra che la sostiene. E se il Terzo polo vede praterie per le sue politiche centriste di sinistra, anche il centro del centrodestra, ovvero Forza Italia, potrebbe trarne vantaggio, come ipotizza il coordinatore azzurro Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri che afferma: “Con Elly Schlein il Pd va molto a sinistra e questo lascia molto spazio al centro. Credo che le forze moderate come Forza Italia abbiano la possibilità di occupare spazi che gli elettori di sinistra, che pensavano di votare un partito riformista, ora lasceranno. E potranno essere considerati elettori potenziali di forze moderate come Forza Italia”.

Meloni, dopo aver mandato un messaggio di auguri alla nuova segretaria del principale partito di opposizione, ha detto, rispondendo all’annuncio di SchIein sul fatto che il suo Pd sarà “un bel problema per il governo”, che “la democrazia non è mai un problema. Per noi non lo è mai stato, forse per la sinistra sì”, ha chiosato il premier. Sulla stessa scia il ministro della Difesa, cofondatore di FdI, Guido Crosetto, secondo il quale se “i toni saliranno” non sarà, appunto, un problema. Anche Silvio Berlusconi, dopo che domenica sera lo aveva fatto pure Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, si complimenta con la leader del Pd: “Il partito democratico rappresenta la maggiore forza dell’opposizione e in una democrazia matura la qualità del lavoro dell’opposizione è altrettanto importante di quella della maggioranza. Sono consapevole delle differenze di visione che ci separano, ma mi auguro che il confronto, pur tra politici avversari, sia corretto, costruttivo, rispettoso, orientato al bene del Paese”.

Parole che rimarcano lo spirito moderato, di centro di FI, pur nella compattezza della maggioranza di governo dove è collocata. Ma, ora sotto i riflettori è quale sarà il Pd di Schlein che per prima cosa ha annunciato di volerlo tenere unito al massimo, perché “noi siamo nativi del Pd, figli di culture ibridate”. Dunque, “porte aperte, anzi spalancate” a tutti. La nuova leader annuncia anche un nuovo tesseramento per ridurre la frattura tra gli iscritti che avevano votato per Stefano Bonaccini e i partecipanti alle primarie che, invece, hanno acclamato chiaramente lei.

Dal Pd virato ancora più a sinistra se ne è già andato l’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni, cattolico, ex dei Popolari. Fermento c’è in quel partito degli amministratori, su cui faceva leva Bonaccini, uscito sconfitto. Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori dice che dipende da Schlein, dalle scelte politiche che farà – a cominciare da quella sulla guerra di Putin all’Ucraina, verso la quale chiede la conferma della stessa posizione atlantista di Enrico Letta – se resterà nel Pd. A Schlein la scelta se inseguire i Cinque Stelle o confermare l’opzione del predecessore sulla questione forse più dirimente.

Back To Top