Il 24 novembre l’Alta Commissione Elettorale libica (HNEC) ha annunciato di aver respinto la candidatura di Saif al-Islam Gheddafi, che aveva presentato il 14 novembre in un ufficio elettorale a Sebha, nel Fezzan.
Una delle ragioni è certamente da individuare nel fatto che è ancora ricercato dalla Corte penale internazionale (CPI) per “crimini contro l’umanità” a causa del ruolo che ha svolto nella repressione della rivoluzione del 2011.
Inoltre nel 2015 Saif al-Islam Gheddafi è stato condannato a morte da un tribunale di Tripoli anche se poi non secondo momento è stato introdotto la legge generale sull’amnistia.
Esiste quindi un problema di natura giuridica: da un lato i sostenitori del figlio di Gheddafi lo considerano un uomo libero e quindi candidabile dall’altra parte invece la procura di Tripoli lo considera un reo che come tale deve essere perseguito e condannato.
Insieme al figlio di Gheddafi anche lo strettissimo collaboratore di Muammar Gheddafi e cioè Béchir Saleh si era candidato. Non dimentichiamoci che questo personaggio è il custode dei segreti del tesoro di Gheddafi. Stiamo anche alludendo – per coloro che se ne fossero dimenticati – al fatto che proprio lui è stato accusato di aver finanziato con fondi neri la campagna presidenziale di Sarkozy nel 2007.
Il suo percorso, a seguito della caduta di Gheddafi, è stato assolutamente avventuroso. Dopo essersi rifugiato in Francia e dopo che la Libia aveva chiesto la sua estradizione è stato costretto a trasferirsi in Niger e in Sudafrica. Alla fine si è stabilito in modo definitivo negli EAU per poi ritornare in Libia candidandosi alle elezioni.