Skip to content

Libia

Perché la Libia di Haftar ha sospeso l’esportazione di petrolio?

Il governo della Libia orientale, sotto il controllo del generale Haftar, ha detto che fermerà la produzione e l'esportazione di petrolio: si tratta di un annuncio rilevante, considerato che i giacimenti si concentrano proprio nella parte est del paese. Ecco fatti e numeri.

Il governo della Libia orientale, sotto il controllo del generale Khalifa Haftar, ha fatto sapere che interromperà l’estrazione e l’esportazione di petrolio, ma senza specificare per quanto tempo. La decisione si inserisce nella disputa con il governo rivale di Tripoli per il controllo della banca centrale – e delle entrate petrolifere, di conseguenza – e potrebbe avere conseguenze rilevanti sui mercati internazionali del greggio perché quasi tutti i giacimenti e i terminali di export del paese si trovano a est.

L’IMPATTO SUL PREZZO DEL PETROLIO

Lunedì, il giorno dell’annuncio della “forza maggiore” sui campi e gli impianti petroliferi della Libia orientale, i prezzi del greggio Brent sono cresciuti del 3 per cento, a circa 81 dollari al barile.

QUANTO PETROLIO PRODUCE LA LIBIA

La Libia fa parte dell’OPEC e possiede le più grandi riserve di petrolio d’Africa, benché i livelli produttivi abbiano risentito parecchio della guerra civile iniziata nel 2011, tra varie fasi. Nella parte orientale del paese si trovano il bacino della Sirte, che ospita la maggior parte delle riserve, e quattro terminali di esportazione.

La società petrolifera Waha Oil Company, che gestisce l’omonimo giacimento e che rifornisce il terminale di esportazione di Es Sider, il più grande del paese, ha fatto sapere che ridurrà gradualmente le spedizioni di barili; l’azienda opera assieme alla francese TotalEnergies e alla statunitense ConocoPhillips. Anche la Sirte Oil Company farà lo stesso.

Secondo i dati di Bloomberg, a luglio la Libia ha prodotto all’incirca 1,1 milioni di barili di petrolio al giorno. Se le attività estrattive nell’est verranno interrotte, il campo di El Feel – si trova nella Libia sud-occidentale, con una capacità di 130.000 barili al giorno – resterebbe l’unico in attività, visto che quello di Sharara – il più grande, con un output giornaliero di quasi 270.000 barili, situato sempre nella Libia sud-occidentale – è fermo da settimane a causa delle proteste.

LO SCONTRO PER IL CONTROLLO DELLA BANCA CENTRALE

Tra il governo della Libia orientale e quello di Tripoli (riconosciuto dalla comunità internazionale) è in corso una disputa sulla gestione della banca centrale, un’istituzione di importanza cruciale perché gestisce i proventi della vendita di petrolio, da cui dipende l’economia nazionale: in altre parole, si può dire che chi controlla l’amministrazione delle rendite petrolifere, di fatto controlla l’intera economia della Libia.

Il governo di Tripoli vuole sostituire l’attuale governatore della banca centrale, Sadiq al-Kabir, che si è avvicinato molto alle autorità dell’est e allo stesso Haftar, criticando nel contempo l’operato del primo ministro tripolino Abdul Hamid Dbeibah. Al-Kabir ha rifiutato di dimettersi, sostenendo che il governo non abbia l’autorità per rimuoverlo dall’incarico.

Nelle scorse settimane il parlamento della Libia orientale ha definito “illegittimo” il governo di Tripoli e ha votato per togliere al Consiglio presidenziale – nato nel 2021 a seguito di un accordo di transizione gestito dalle Nazioni Unite – il ruolo di comandante supremo dell’esercito nazionale, sostenendo che la fase di transizione sia terminata.

Torna su