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Ecco come e su cosa Macron e Le Pen hanno duellato in tv

Toni e temi del duello in tv fra Macron e Le Pen in vista del ballottaggio del 24 aprile in Francia

 

Emmanuel Macron spesso arrogante. Marine Le Pen spesso approssimativa. Effetto di chi sta all’Eliseo da cinque anni e conosce i dossier. È abituato a un discorso politico di governo. La sfidante Le Pen è evidentemente più a proprio agio nel discorso diretto con gli elettori. Nel remake del dibattito 2017, però, non commette gli stessi errori di allora. Cinque anni fa era in un attacco continuo, spesso a danno dell’esattezza. Oggi non convince impegnata in difesa. È il presidente candidato a condurre le danze. Però il piano emotivo non emerge. Né in Le Pen e nemmeno in Macron. Chi era a caccia di una frase clou da ricordare rimane deluso. Il confronto di quasi tre ore è piuttosto noioso.

Il dibattito clou della campagna muove i voti?

Il dibattito tra i due turni delle presidenziali è molto atteso: è l’unico tra i finalisti. Il protocollo sottolinea la solennità dell’evento. Tutto è studiato al millimetro. Temperatura compresa. Non c’è pubblico, ad eccezione dei due moderatori che sono stati concordati dai team della campagna e dalle emittenti TF1 e France 2. L’impatto del confronto può cambiare il risultato del secondo turno? Alla luce dei confronti televisivi delle precedenti elezioni è possibile dubitarne. Ma una sorpresa non è mai da escludere. La sfida essenziale per i candidati è comunque mobilitare l’elettorato indeciso.

Ancora loro

Eccoli di nuovo. Già cinque anni fa Emmanuel Macron e Marine Le Pen si fronteggiavano, in un dibattito in cui la candidata del Rassemblement National (RN) non brillava per preparazione. Il loro faccia a faccia 2022 avrà l’impatto atteso sugli elettori? “Per il momento, il favorito ai sondaggi è sempre stato il vincitore dei dibattiti”, osserva Christian Delporte, specialista in storia politica francese.“I dibattiti non hanno mai deciso il vincitore delle elezioni – avverte Mathieu Gallard, di Ipsos – Qualunque cosa accada, il risultato è atteso, con o senza dibattito”. Per ora è arduo vedere chi ha segnato i punti nell’urna. Ampiamente favorito è Macron. Si vedrà domenica sera.

https://twitter.com/mathieugallard/status/1516658676660117506

Il senso del voto per Macron e Le Pen

“L’intera elezione è un referendum a favore o contro l’Ue e i legami tra Francia e Germania; a favore o contro la transizione ecologica, perché non condividiamo gli stessi valori in questo ambito; pro o contro la laicità, la fraternità nella nostra Repubblica e quindi un referendum a favore o contro quello che siamo”, ha detto Macron al termine. Le Pen si è rivolta “al popolo francese… che desidera ardentemente il ritorno della tranquillità, il ritorno del buon senso nella condotta dello Stato”.

Potere d’acquisto primo argomento di otto

Le Pen e Macron hanno discusso di otto grandi temi, affrontati in un ordine estratto a sorte. Tutti argomenti già ampiamente trattati dai due sfidanti in opuscoli, programmi, interviste e comizi. Potere d’acquisto come tema di apertura. Una buona notizia per Le Pen, che ha costruito la sua campagna sull’argomento. Stando ai sondaggi su questo è ritenuta più credibile dai francesi. Ma ben presto si è scivolati in un confronto molto tecnico. Il presidente candidato chiede conto delle coperture finanziarie, richiama e interrompe l’avversaria con insistenti Madame Le Pen, Madame Le Pen. Sorride, sgrana gli occhi. Sembra un professore spocchioso di fronte a un alunno in difficoltà. È stato un dibattito per la cerchia dei commercialisti, degli alti funzionari.

Macron molto tecnico

Tutto è “tecnocratizzato”. Macron gioca nel suo campo mentre l’avversaria ha moltiplicato le esitazioni, consultando i suoi appunti su inflazione, crescita, conti pubblici o funzionamento del mercato europeo. Il suo avversario è più offensivo, a volte aggressivo, impegnato a decostruire le misure di Marine Le Pen per dimostrare meglio la loro incoerenza, in particolare sul potere d’acquisto.

La questione Ucraina

Più ardua la seconda questione. I candidati passano alla politica estera. Guerra in Ucraina in primis. Le Pen riconosce che tutti gli sforzi per la pace vanno sostenuti. Quindi ok anche a Macron. Lui ringrazia con: “Dipendi dal signor Putin”. E dire che lei aveva accolto con favore gli sforzi del presidente francese per trovare la pace, dissentendo solamente con l’idea del blocco dell’importazione di gas e petrolio russi che farebbe “molto danno al popolo francese”. “Parli con il tuo banchiere quando parli con la Russia!”, picchia nuovamente Macron. Era previsto: ha rinfacciato gli storici legami di finanziamento del partito di Marine Le Pen con le banche russe. Compreso il prestito di 9,6 milioni di euro, concesso dalla First Czech Russian Bank nel 2014. Risposta di Le Pen: “Nessuna banca francese ha voluto concedermi un prestito”. Stesse risposte già fornite nei giorni scorsi. Il Capo dello Stato rimprovera al suo avversario di aver appoggiato l’annessione della Crimea. Le Pen si riprende e ribatte: “Anche a te la Crimea non deve averti causato molti problemi, visto che hai ricevuto Vladimir Putin in grande pompa a Versailles!”. Ma dura poco.

Le Pen gioca in difesa

All’ordine del giorno anche: pensioni, salute e welfare, ambiente, competitività, gioventù e istruzione, legge e ordine, governance. Le Pen sta per mettere in difficoltà Macron sul bilancio della sua presidenza. Ma non le riesce. Potrebbe polemizzare sull’affaire consulenze e McKinsey, si limita a un fugace cenno. Il candidato presidente si è avvicinato allo scontro come uno sfidante, moltiplica gli attacchi. Le Pen sta sulla difensiva. Forse non vuole commettere il minimo errore, volendo soprattutto mostrare una certa “presidenzialità”. Sulla pensione o sul potere d’acquisto, ad esempio, due temi che sono al centro della sua campagna, perde palla. Macron è molto preparato, lo sa. E domina. Alla fine del dibattito, su sicurezza e immigrazione, Marine Le Pen si è dimostrata più efficace. Sono temi consueti per la destra. E non le può bastare.

Le occasioni mancate per Le Pen

Prima ha perso molte occasioni. Sui risultati del mandato quinquennale di Macron non va a fondo. Segna forse un punto sul nucleare, quando rinfaccia al presidente di avere perso tempo, prima puntando a ridurre la produzione, poi pentendosi e rilanciando. E lo fa solo a febbraio. 
Ma viene sopraffatta da Macron sul tema energetico. Lei vuole chiudere con le rinnovabili, lui le ricorda che non si può. Se mira a indipendenza energetica occorre diversificare, per le nuove centrali nucleari occorre attendere almeno una decina d’anni. Sulla politica economica Macron rivendica di aver “creato più posti di lavoro”. Un milione e 200 mila. Ma non è proprio esatto. Vedi qui Le Figaro.

Poi ironizza: “Ho guardato il tuo programma, non c’è nemmeno la parola “disoccupazione”. Come dire: anche Le Pen avrebbe elogiato il bilancio del presidente-candidato. Le Pen, sul punto, si riprende solo a mezzanotte, nell’appello agli elettori quando saranno già migrati ad altre tv, se non già a letto. Invoca “il valore del lavoro rispetto all’uberizzazione del nostro lavoro”. Intende il lavoro sottopagato e precario.

Le Pen cerca di prendere in giro Macron come un “Mozart della finanza” con scarsi risultati che “ha un bilancio economico pessimo e un bilancio sociale ancora peggiore”. Ma non lo fa in maniera convincente. Il presidente candidato da inquilino dell’Eliseo snocciola invece cifre con fare autorevole. Pazienza se anche i numeri possono offrire varie letture, come in diretta on line mostrano analisti e commentatori tutta sera. Non lo fa Le Pen. Anzi ne utilizza alcuni altrettanto contestabili. Il dibattito è troppo tecnico, in un terreno insidioso per la candidata del RN. Idem sulla politica energetica, sugli ospedali o la lotta al Covid. Stessa manifestazione sul digitale e sull’Unione Europea che permette di avere una strategia contro i colossi americani o cinesi. Torna in ballo il tema del Google europeo di cui si parla da anni. “Sono in affari”: afferma il presidente e non si preoccupa di specificare fino a quando. Le Pen non lo incalza troppo.

Macron attacca

Insomma: il candidato presidente ha avuto il lusso di non dover rispondere per i suoi risultati. Marine Le Pen non ne ha fatto punti di attacco. Era Emmanuel Macron all’offensiva del programma RN, che ha sezionato, e lei è stata chiamata a rispondere alle sue contraddizioni tra il suo programma e i suoi voti all’Assemblea nazionale. Passiva di fronte agli attacchi del suo avversario. Su attacchi prevedibili non ha preparato argomentazioni efficaci.

Le Figaro: “Non è un KO ma vince Macron”

I conduttori del dibattito possono solo porre le domande, non incalzare o smentire dati. Il ruolo si limita a controllare la correttezza del minutaggio. In diverse occasioni, Léa Salamé e Gilles Bouleau si sono congratulati con i due candidati per la perfetta parità del loro tempo di parola. “Siamo molto più disciplinati rispetto a cinque anni fa”, sorride Emmanuel Macron. “Siamo invecchiati”, aggiunge Marine Le Pen. Che il dibattito sia avvenuto in questo modo sembrava soddisfare entrambi. E gli elettori? Per il conservatore Le Figaro è stato “Un dialogo senza vincitore per KO, ma di vantaggio per il presidente” . Un dibattito da “morte della politica”, lamenta il caporedattore del quotidiano conservatore, Alexandre Devecchio.

Per Mélenchon è stato un disastro

Il leader dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon, terzo al primo turno, ha twittato che il dibattito tra Macron e Le Pen era stato uno “spreco”. “Il paese merita di meglio”, aggiunge. “Non vedo l’ora del terzo turno”, riferendosi alle elezioni legislative francesi di giugno.

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