La Cina colpisce ancora il colosso della difesa statunitense Boeing Defence, Space & Security e altri due appaltatori militari Usa.
Lunedì il Ministero del Commercio cinese ha annunciato sanzioni contro General Atomics Aeronautical Systems, General Dynamics Land Systems e Boeing Defence, Space & Security per la vendita di armi a Taiwan, nel giorno dell’inaugurazione della presidenza di Lai Ching-te, riporta il Washington Post citando media statali cinesi. Lai Ching-te, il nuovo presidente di Taiwan, ha promesso di rafforzare la sicurezza di Taiwan attraverso l’importazione di caccia avanzati e altre tecnologie e rafforzando la sua industria della difesa nazionale.
Alle aziende statunitensi è vietato svolgere attività di “importazione ed esportazione” in Cina, tra le altre sanzioni, ha affermato l’agenzia di stampa statale Xinhua, citando il ministero del commercio del Paese.
La mossa è l’ultima di una serie di sanzioni che Pechino ha annunciato negli ultimi anni contro le aziende della difesa per la vendita di armi a Taiwan, un’isola autogovernata che la Cina considera parte del proprio territorio.
Già lo scorso febbraio Pechino aveva deciso di sanzionare Lockheed Martin e Northrop Grumman, per il loro ruolo nella vendita di armi a Taiwan. Inoltre, anche nel febbraio 2022 il governo cinese aveva imposto sanzioni contro Lockheed Martin e Raytheon sempre perché coinvolti nelle vendite di armi a Taiwan.
Senza dimenticare che nel settembre 2022 aveva ha annunciato sanzioni contro Ted Colbert, presidente e amministratore delegato di Boeing Defence, Space and Security. dopo che la società si era aggiudicata un contratto da 355 milioni di dollari per la fornitura di missili Harpoon a Taiwan.
Tutti i dettagli.
LE NUOVE SANZIONI ANNUNCIATE DA PECHINO
Il Ministero del Commercio cinese ha inserito l’unità Difesa, Spazio e Sicurezza della Boeing, General Atomics Aeronautical Systems e General Dynamics Land Systems in quella che viene definita una lista di “entità inaffidabili”, vietando loro ulteriori investimenti nel paese. Inoltre, ai dirigenti senior di tutte e tre le società è vietato entrare in Cina, mentre i loro permessi di lavoro saranno revocati, così come il loro status di visitatore e di residenza, e le relative domande che presenteranno non saranno approvate, si legge nell’annuncio del ministero, secondo Xinhua news.
NON È LA PRIMA VOLTA
Come già detto, non è la prima volta che Pechino ricorre al meccanismo delle sanzioni per colpire le aziende della difesa degli Stati Uniti, “colpevoli” di aver intrattenuto affarti con Taiwan.
L’ultima volta risale allo scorso autunno quando le autorità cinesi “hanno deciso di includere Lockheed Martin Corporation e Raytheon Missiles & Defence, (controllata di Raytheon Technologies) che hanno partecipato alla vendita di armi a Taiwan, nell’elenco delle entità inaffidabili”, spiegava sempre una nota diffusa da Ministero del Commercio cinese.
Il mese scorso gli Stati Uniti hanno approvato un ingente pacchetto di aiuti militari per Taipei, comprendente 1,9 miliardi di dollari per il rifornimento dell’equipaggiamento militare e dell’addestramento. Altri 2 miliardi di dollari saranno utilizzati per “finanziamenti militari stranieri” per i paesi della regione.
IL CONTESTO GEOPOLITICO
Queste mosse puntano a isolare l’isola rivendicata da Pechino come parte “inalienabile” del suo territorio. Taiwan ha dovuto affrontare crescenti pressioni militari da parte dell’Esercito popolare di liberazione cinese, che fa volare regolarmente aerei da combattimento e navi da guerra vicino all’isola.
L’annuncio è arrivato mentre Lai Ching-te ha prestato giuramento come presidente dell’isola democratica, bollato da Pechino come un “pericoloso separatista” che porterà “guerra e declino” nell’isola.
NEL MIRINO GENERAL ATOMICS AERONAUTICAL SYSTEMS E GENERAL DYNAMICS LAND SYSTEMS
Ad aprile, la Cina ha congelato le attività di General Atomics Aeronautical Systems e General Dynamics Land Systems detenute in Cina. I documenti aziendali mostrano che General Dynamics gestisce una mezza dozzina di operazioni di Gulfstream e di servizi di aviazione in Cina, che rimane fortemente dipendente dalla tecnologia aerospaziale straniera anche se tenta di costruire la propria presenza nel settore.
L’azienda aiuta anche a realizzare il carro armato Abrams, acquistato da Taiwan per sostituire le armature obsolete destinate a scoraggiare o resistere a un’invasione dalla Cina, spiega Ap. La General Atomics produce i droni Predator e Reaper utilizzati dalle forze armate statunitensi, anche se non è chiaro quali armi l’azienda vende a Taiwan, precisa ancora Ap.
BASTONATA DI NUOVO BOEING DEFENCE, SPACE AND SECURITY
Per quanto riguarda invece Boeing Defence, Space and Security, si tratta della seconda volta che la società è presa di mira dai provvedimenti di Pechino.
Nell’ottobre 2022, la Cina ha annunciato sanzioni contro Ted Colbert, presidente e amministratore delegato di Boeing Defence, Space and Security come conseguenza del suo coinvolgimento nelle vendite di armi di Washington a Taiwan. Il 3 settembre dello stesso anno l’amministrazione Biden aveva approvato la vendita a Taiwan di armi per 1,1 miliardi di dollari. Il pacchetto di cessioni approvato comprendeva 60 missili antinave Agm-84L Harpoon Block II (Boeing) per 355 milioni e 100 missili aria-aria Aim-9X Block II Sidewinder (Raytheon, anch’essa colpita dalle sanzioni) per 85,6 milioni. Oltre a 655,4 milioni per l’estensione di un contratto per la sorveglianza radar.
LE CONSEGUENZE PER LA SOCIETÀ STATUNITENSE
Il probabile impatto delle sanzioni di Pechino su aziende come Boeing non è chiaro. Gli Stati Uniti vietano la maggior parte delle vendite di tecnologia legata agli armamenti alla Cina, ma alcuni appaltatori militari hanno anche attività civili nel settore aerospaziale e in altri settori.
“Tutte aziende che non fanno affari con Pechino. Se sanzionasse Boeing Commercial Aircraft, metterebbe a terra le compagnie aeree cinesi” ha osservato su X (la poattaforma social ex Twitter), Gregory Alegi, storico e giornalista, docente alla Luiss Guido Carli. Nel dicembre 2021, la Cina aveva approvato infatti il ritorno in servizio del 737 Max di Boeing dopo la messa a terra a seguito di due incidenti che hanno coinvolto l’aereo di linea. Nonostante il via libera, le compagnie aeree cinesi non hanno ripreso a operare con il 737 Max e non hanno accettato le consegne di nuovi aeromobili. Prima della messa a terra dell’aeromobile, Boeing vendeva un quarto degli aerei che costruiva ogni anno ad acquirenti cinesi, i suoi maggiori clienti.
Infine, per Boeing, l’azione cinese arriva in un momento delicato. La sua attività aeronautica è alle prese con le ricadute dovute allo scoppio del portellone del 737 Max 9 durante il volo 1282 dell’Alaska Airlines, nonché con precedenti incidenti mortali di due jet 737 Max. Infine, anche il programma Starliner di Boeing Defence, Space and Security è messo a dura prova: il tanto primo test in volo con equipaggio della navetta spaziale della Boeing è slittato ancora, a causa di ulteriori controlli dovuti ai problemi tecnici che il 6 maggio avevano costretto ad annullare il lancio con il razzo Atlas V.