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Nato Russia

Mosse e contromosse di Usa, Germania e Francia sull’industria nella difesa

Il commento di Carlo Pelanda, saggista e analista, docente di geopolitica economica, su come i principali Stati occidentali si muovono nel settore della difesa Con provocatorio realismo il Financial Times ha segnalato un rischio di spaccatura della Nato per divergenze in materia di scelte industriali con effetti geopolitici. Entro l’anno la Germania dovrà decidere quale…

Con provocatorio realismo il Financial Times ha segnalato un rischio di spaccatura della Nato per divergenze in materia di scelte industriali con effetti geopolitici. Entro l’anno la Germania dovrà decidere quale piattaforma aerea sostituirà i cacciabombardieri Tornado nel 2025.

I punti critici, oltre al centinaio di miliardi e assetti industriali in gioco, sono la certificazione per poter trasportare ordigni nucleari statunitensi per impieghi Nato rilasciata dal Pentagono e l’interoperabilità degli strumenti militari nazionali che è il vero collante dell’alleanza.

Berlino ha tre scelte: l’americano, ma alla cui costruzione partecipano parecchi europei, F35; una versione del caccia Eurofighter (Typhoon) con capacità di bombardamento; un eventuale nuovo bombardiere costruito da Francia e Germania.

Parigi spinge la terza soluzione in linea con il disegno di una difesa europea, anche nucleare, separata dalla Nato, pur collaborativa, e con quello di sostenere l’industria nazionale con i soldi tedeschi. Ma un tale oggetto potrebbe vedere la luce solo nel 2035-40, tardi. Inoltre, i militari tedeschi non vogliono staccarsi dalla Nato.

Pertanto restano in campo l’F35 e l’Eurofighter in versione adattata. Usando già la Germania la versione caccia, appare naturale adottarne quella per bombardamento. Ma difficilmente Washington concederà la certificazione nucleare ad un concorrente dello F 35.

Inoltre, la Francia non vorrà che il ramo tedesco di Airbus produca tale variante di Typhoon, necessariamente con l’Italiana Leonardo e l’inglese Bae, cosa che potrebbe cambiare gli equilibri già tesi all’interno dell’azienda nonché uccidere i destini del caccia francese Rafale.

Tuttavia, la scelta dello F35 (verso i 3 mila esemplari) non è scontata perché in contrasto con una difesa europea e potrebbe pensionare l’Eurofighter (circa 600 venduti) distruggendo l’industria italiana e inglese. Londra e Roma hanno risolto il problema con un compromesso: adottano l’F35, anche perché ha versioni navali a decollo corto o verticale, per convergenza Nato, ma spingono l’Eurofighter in competizione con l’America. Probabilmente la Germania farà lo stesso. Tuttavia, se Trump continuasse la pressione contro la Germania, Berlino sceglierebbe una soluzione europea, destabilizzando la Nato.

L’interesse italiano è che la Nato resti integra. Per rafforzarla sarebbe utile già ora lanciare un concetto di futuro aereo orbitale multiruolo a raggio globale da costruirsi in consorzi integrati tra aziende statunitensi ed europee: se business per tutti, la Nato non sarà mai obsoleta.

Articolo pubblicato su Italia Oggi

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