LA COMUNICAZIONE CONSIGLIATA DA DRAGHI
«Serve sobrietà nella comunicazione». Niente interviste finché non avremo illustrato in Parlamento le cose da fare,
è la linea chiesta dal premier Mario Draghi ai ministri.— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
IL GOVERNO DRAGHI IN UN TWEET
Governo Draghi: le policy in carico ai tecnici indipendenti, le politics ai partiti. (Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
LA VERA AGENDA DRAGHI
Il Recovery Plan italiano dovrà essere in buona parte riscritto, data la sua ancora genericità e data la mancanza di una chiara struttura di governo. (fonte: Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
LE FALLE DEL RECOVERY PLAN DI CONTE, GUALTIERI E AMENDOLA
"Entro sei settimane — in realtà meno — l’Italia deve presentare a Bruxelles un Recovery plan nazionale che era così incompiuto nelle riforme previste, negli ingranaggi di funzionamento e nelle metriche degli investimenti da aver provocato la caduta di Conte". (Fubini, Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
Recovery Plan italiano? "Il problema sta nelle riforme di accompagnamento che in alcuni casi sono appena accennate e nella mancanza dei dettagli operativi", dice al Sole 24 Ore Irene Tinagli, presidente Pd della commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento Ue
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
LE PASSIONI DEL MINISTRO CINGOLANI
«Dormo poco, in media quattro ore e mezza – dice il ministro Cingolani – Una fortuna: così posso leggere tanto». Dalla politica a Nesbo e Carofiglio. Per la musica: Dire Straits e Neil Young fino a Pavarotti. (Corriere della Sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
INSULTI A 5 STELLE
Un moderato del Movimento 5 Stelle come Dario Violi, consigliere in Lombardia, si infervora: "Ora basta stare zitti, non ce la faccio a farmi insultare per strada". (fonte: Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
DIBATTITI DEMOCRATICI
Azzeccatissimo tweet su corse pelose e donne Pd https://t.co/vm4Zw3YC2Y
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
Chi predica bene razzola male?
Tweet puntuto di Cundari https://t.co/mbZq7BPPeI— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 13, 2021
CHE FINE FARANNO LE PRIMULE E ARCURI
"Le “Primule”, le strutture pensate dal commissario Arcuri, sembrano essere passate in secondo piano: ce ne sarà
probabilmente una in ogni capoluogo di regione come rappresentanza. (…) Arcuri per ora resta". (fonte: Repubblica)— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
UN MONTE DI GUAI
A Bruxelles e a Francoforte molti pensano che mettere Mps nella pancia di Unicredit potrebbe allargare il problema invece che risolverlo, nonostante il vantaggio della dote che renderebbe non necessario un aumento di capitale per la banca guidata da Orcel. (Pons, Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 14, 2021
QUISQUILIE & PINZILLACCHERE
Il ministro dell’Istruzione, l’economista Patrizio Bianchi, una ventina di anni fa fu presidente di Sviluppo Italia (ora Invitalia), uno dei primi miei cavalli di battaglia da praticante al Giornale diretto da Belpietro. Ammazza quanto so’ diventato vecchio.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) February 13, 2021
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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DEL SOLE 24 ORE A IRENE TINAGLI SUL RECOVERY PLAN ITALIANO
«Vedo nella formazione del governo Draghi soprattutto la volontà di spoliticizzare il Recovery Plan, metterlo al riparo dalle diatribe politiche, e rafforzarne la solidità tecnica».
Irene Tinagli, presidente Pd della commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, accetta di parlare del Recovery Plan il giorno dopo la formazione del governo Draghi a Roma e l’approvazione definitiva a Bruxelles del regolamento Ue sul Recovery «che apre la fase della presentazione formale dei Piani nazionali, da qui fino al 30 aprile».
Coincidenza temporale che sembra confermare – se ce ne fosse bisogno – che è questa la priorità del nuovo esecutivo italiano.
«Non so se il presidente Draghi vorrà riformulare o solo integrare la versione attuale del Piano – dice Tinagli – ma mi sembra che il problema non sia tanto la ripartizione delle risorse fra le priorità programmatiche, transizione ambientale, digitalizzazione e infrastrutture, che rispondono alle richieste dell’Europa, quanto nelle riforme di accompagnamento che in alcuni casi sono appena accennate e nella mancanza dei dettagli operativi che per l’Europa sono molto rilevanti, soprattutto per l’approvazione del piano da parte della commissione. Bisogna spiegare con quali percorsi, con quali obiettivi temporali, con quali risultati attesi si avviano gli interventi del Piano e come si collegano agli obiettivi fissati».
Lei dice: le macrocondizionalità non sono un rischio, mentre lo sono i tempi di attuazione del piano. E l’esame per l’approvazione del piano da parte della commissione, che faremo ad aprile, con il lungo elenco di criteri di valutazione che il regolamento prevede, quello è un rischio?
Torniamo al punto iniziale. I dettagli operativi di cui oggi il piano è privo non sono un fatto secondario. Nei mesi scorsi da Bruxelles abbiamo battuto molto sul fatto che si stava sottovalutando questa parte nel dibattito politico italiano. Dobbiamo scrivere che impatto hanno le misure sul Pil, sull’occupazione, sugli indicatori climatici.
Intervento per intervento, anno per anno?
Alla commissione interessa sapere che impatto produrrà il piano una volta realizzato, declinandolo su molte dimensioni: occupazione, coesione, potenziale di crescita, e confrontato con la cosiddetta “baseline”. Sul raggiungimento di obiettivi ambientali e digitali, poi, servono dati dettagliati per intervento.Oggi gli impatti del piano mi sembrano indicati in modo troppo aggregato. Questo è un aspetto. Diverso è invece spiegare, e anche questo va fatto, in quanto tempo contiamo di realizzare i singoli interventi. L’importante è riuscire a essere credibili su entrambi i fronti
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