Confindustria boccia il Pnrr: poco digitale e poche semplificazioni. Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale, in occasione dell’audizione alla Camera, sostiene che il Piano resiste all’innovazione.
Ma è stata sempre Confindustria, pochi giorni fa, a promuovere di fatto quel Piano elogiando Roberto Gualtieri, il ministro dell’Economia e delle finanze nel governo Conte 2. Andiamo per gradi.
LE CRITICHE AL PNRR
“Il Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) deve rappresentare un fattore di chiara, visibile, discontinuità con il passato di stagnazione economica, di arretratezza tecnologica e culturale, che ha caratterizzato la quotidianità di questi anni avendo come contraltare le incertezze e pesantezze del quadro normativo, le frammentazioni della governance e le lentezze dei piani di trasformazione digitale”, ha detto nell’audizione alla Camera Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale (la federazione alla quale fanno capo imprese per un totale di oltre 250.000 addetti che realizzano un fatturato annuo di oltre 75 miliardi di euro).
DISCONTINUITA’ CON IL PASSATO
E Confindustria Digitale spera in “un taglio netto a questo andamento resistente all’innovazione” affinché il Pnrr possa “diventare l’occasione storica di una trasformazione profonda del Paese che ne cambi i meccanismi di funzionamento. Ciò significa, in primis, accelerare sulle piattaforme operative digitali, necessarie per dare concretezza esecutiva alle riforme strutturali”.
GAP DIGITALE DIVENTA CAUSA STRUTTURALE DELLA MANCATA CRESCITA
“L’Italia – ha aggiunto Avenia – è entrata nel dramma della pandemia al quart’ultimo posto tra i Paesi Ue per livello complessivo di digitalizzazione e all’ultimo nelle competenze digitali. Questo gap, gravissimo per un Paese industriale come il nostro, divenuto una causa strutturale della sua mancata crescita e modernizzazione, si è riflettuto pesantemente sull’efficacia delle risposte emergenziali che lo Stato si è trovato costretto a dare”.
E nel Pnrr, “una delle criticità sta proprio nella sua impostazione conservativa, tesa a mantenere i vecchi assetti da cui derivano i ritardi. Dalla giustizia al welfare, dalla sanità alla scuola, ecc, la digitalizzazione viene vista come mero supporto tecnologico, con un’incredibile sottovalutazione delle sue potenzialità di rompere i vecchi schemi e generarne di nuovi più efficienti”.
SERVONO PROGETTI MISURABILI
E per rompere con il passato, spiega Avenia, “i piani e programmi di trasformazione già in atto, quali Strategia nazionale per le competenze digitali, piano triennale per l’informatica nella Pa, transizione 4.0, switch off digitale dei servizi pubblici (Anpr, Spid, ecc), piano Banda ultralarga aggiornato con lo sviluppo della rete 5G, devono diventare, nel Pnrr, altrettanti progetti esecutivi misurabili, con l’assegnazione di risorse adeguate, indicazione dei cronoprogrammi, delle metodologie di implementazione, degli obiettivi intermedi, dei risultati attesi, dei responsabili istituzionali per la loro attuazione, delle modalità di partnership pubblico-privato”.
POCHE SEMPLIFICAZIONI E POCHI SOLDI ALLE CONNESSIONI VELOCI
Oltre ai progetti, però servono anche i soldi. Ed è per questo che Avenia, in audizione, sottolinea poi “la scarsa attenzione dedicata al tema delle semplificazioni e la carenza oggettiva di risorse dedicate a completare l’infrastrutturazione del Paese con reti a banda ultra larga fissa e mobile, a cui vengono destinati soli 1,1 miliardi di euro, a fronte di un fabbisogno che gli operatori stimano in almeno 10 miliardi”.
GOVERNANCE
Ma serve anche una “governance che deve essere costruita” che sia “competente, autorevole e resiliente ai cambi di governo. Perché i progetti di trasformazione del Paese dovranno necessariamente sopravvivere alle contingenze delle vicende politiche: le iniziative che saranno avviate nei prossimi mesi determineranno il nostro futuro ben oltre l’orizzonte dell’attuale legislatura”.
L’APPOGGIO DI CONFINDUSTRIA A DRAGHI
E questa governance dovrà essere costruita da Mario Draghi, che Confindustria appoggia. “Abbiamo espresso al presidente Draghi il nostro più convinto sostegno all’azione che dovrà intraprendere, e la viva speranza che il consenso parlamentare riservato al suo programma sia ampio e solido perché c’è molto da fare e bisogna fare presto e bene”, ha detto Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, in una dichiarazione alla stampa parlamentare, al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio incaricato. “Abbiamo provveduto a informare il presidente Draghi sulle posizioni che Confindustria ha assunto nell’ultimo anno su tutti i maggiori temi che rimangono irrisolti nell’agenda del Paese”.
COSA NON VA PER BONOMI
Temi irrisolti che sembrano decisamente numerosi: “Dal piano nazionale di ripresa e resilienza al piano vaccinale, dalla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro alla riforma della Pubblica amministrazione e delle sue procedure, dalla necessità di una grande alleanza pubblico-privato per moltiplicare gli investimenti e concentrarli laddove più servono alla ripresa del Paese, tenendo in considerazione il peso del debito emergenziale che le imprese hanno contratto, alla riforma del fisco, alla sostenibilità generale della finanza pubblica visto l’andamento del debito”.
BONOMI GOVERNO ARROCCATO
L’appoggio al governo da parte di Confindustria non stupisce affatto. “Il governo si era arroccato su se stesso, con quello nuovo vorremmo ascolto, ma vero”, aveva detto domenica scorsa il presidente intervenendo a Mezz’ora in più, programma condotto da Lucia Annunziata su Rai3.
COSA PENSA BONOMI DI GUALTIERI
Ma non tutto, del vecchio governo, deve andar perduto. E se è vero che Bonomi sostiene che Confindustria “non fa scelte di persone e partiti, sta sui temi importanti per il Paese”, dall’altra chiede che Draghi salvi e riconfermi Roberto Gualtieri: “Credo che alcune persone del governo debbano essere mantenute, come il ministro dell’Economia. Lo sosteniamo con un giudizio di metodo, perché non possiamo permetterci un cambio, e di merito, perché quello che porteremo in Italia del Recovery è merito del ministro Gualtieri e della sua credibilità in Europa”, ha detto Bonomi domenica scorsa l’autore (ossia Gualtieri) del Pnrr che ora Confindustria critica.