Prosegue il braccio di ferro in Francia tra Google e gli editori sulla direttiva copyright.
Giovedì una corte d’appello francese ha confermato l’ordine dell’autorità antitrust di Parigi al colosso tecnologico di Mountain View di negoziare con le società editrici e le agenzie di stampa francesi accordi per la retribuzione dei loro contenuti. Lo ha riportato Reuters.
Lo scorso aprile infatti l’autorità garante della concorrenza francese aveva stabilito che Big G doveva pagare gli editori per il riutilizzo dei loro contenuti.
Ora Google dovrà aprire trattative con gli editori in Francia sul pagamento per utilizzare i loro contenuti. Si apre così la strada a un accordo di settore.
Ma la sentenza odierna è solo l’ultimo capitolo di una lunga lotta con le società di notizie europee che una retribuzione per le notizie visualizzate nei risultati di ricerca di Google.
Proprio una settimana fa, Google aveva annunciato un investimento di un miliardo di dollari in tre anni per sostenere l’editoria attraverso partnership con realtà editoriali su scala mondiale.
COSA HA STABILITO LA CORTE FRANCESE
Giovedì la corte d’appello di Parigi ha confermato l’ordine imposto dal regolatore francese per la concorrenza a Google di negoziare con i gruppi di media sui ricavi dalle notizie online.
Come sottolinea Reuters, la sentenza potrebbe avere ripercussioni al di fuori della Francia.
Google dovrà dunque confrontarsi con editori e agenzie di stampa per trovare un modo per remunerarli in base alla normativa europea. La direttiva copyright dell’Ue consente infatti agli editori di richiedere una commissione dalle piattaforme online per mostrando frammenti di notizie.
LA REPLICA DI GOOGLE
“Abbiamo fatto appello per ottenere chiarezza giuridica su alcune parti dell’ordine e ora esamineremo la decisione della corte d’appello di Parigi”, ha dichiarato Google in un comunicato.
“La nostra priorità rimane quella di raggiungere un accordo con gli editori e le agenzie di stampa francesi”, sottolinea la società di proprietà Alphabet.
LA POSIZIONE DI BIG G IN FRANCIA
In realtà, inizialmente non era proprio un accordo quello cercato da Google con gli editori.
Nel 2019, la Francia è stata il primo paese a ratificare e applicare la legge sul copyright adottata dal Parlamento europeo che include i cosiddetti connessi che includono l’uso delle notizie nei risultati di ricerca.
Per conformarsi alla normativa, Google aveva presentato le nuove regole per gli editori europei in Francia. In particolare, il gigante digitale non avrebbe mostrato più estratti di articoli e altre foto e video ridotti (o “miniature”), nei risultati del suo motore di ricerca e nel suo servizio Google News, a meno che gli editori non avessero acconsentito di farlo gratuitamente.
Il colosso ha sostenuto infatti che le società di notizie traggono vantaggio in cambio dalla ricezione di milioni di visite ai loro siti Web.
LA STRETTA FRANCESE SUL COPYRIGHT
Ma gli editori francesi non sono rimasti a guardare. Lo scorso novembre i gruppi di media (tra cui Les Echos, Le Figaro, L’Hebdo e AFP) hanno presentato un reclamo contro Google al regolatore della concorrenza francese, sostenendo che la società non stava negoziando in buona fede per risolvere la controversia.
IL DIKTAT DELL’AUTORITÀ PER LA CONCORRENZA DI PARIGI
Ad aprile, l’autorità garante della concorrenza ha ordinato a Google “di condurre negoziati in buona fede con editori e agenzie di stampa sulla remunerazione per il riutilizzo dei loro contenuti protetti”.
Google ha contestato tale decisione.
LA MANO TESA DA GOOGLE AGLI EDITORI IN FRANCIA
Ma nel segno che la società californiana è ansiosa di concludere un accordo, mercoledì scorso ha annunciato di aver presentato alla stampa francese un’offerta sul copyright.
“Vogliamo sostenere il giornalismo e garantire l’accesso continuo a contenuti di qualità per quante più persone possibile”. Ha dichiarato il direttore di Google France Sebastien Missoffe in una dichiarazione congiunta con i giornali francesi.
LE PRESSIONI SUL COLOSSO CALIFORNIANO ANCHE DALL’AUSTRALIA
Senza dimenticare che la Francia non è l’unico paese in cui Google ha subito pressioni da parte del governo per condividere le sue entrate con i media locali.
Negli ultimi mesi Google e Facebook si sono scontrati con i regolatori australiani sulla proposta di un codice di condotta che consentirebbe agli editori di negoziare una retribuzione per i loro contenuti.
La proposta di legge australiana potrebbe passare in parlamento entro dicembre. Se dovessero pubblicare notizie senza retribuire gli editori, Facebook e Google finirebbero subito nel mirino dell’Accc, l’authority per la concorrenza australiana. Le sanzioni potrebbero arrivare fino al 10% delle entrate annuali di Facebook e Google in Australia.
IL LANCIO DI SHOWCASE
In attesa di sapere come si concluderanno i negoziati tra Google e i gruppi media francesi, il colosso di Mountain View ha giocato un’altra carta a suo favore.
La scorsa settimana Google ha annunciato che avrebbe investito 1 miliardo di dollari in partnership con editori di notizie di tutto il mondo per sviluppare un nuovo prodotto “Showcase”.
In questo modo, il gigante californiano punta a stabilire nuove condizioni di scambio con i gruppi di media ed evitare azioni potenzialmente più costose da parte delle autorità di regolamentazione.
Il ceo Sundar Pichai ha affermato che Google ha già firmato con quasi 200 editori in diversi paesi, tra cui Der Spiegel in Germania e Folha de S. Paulo in Brasile.
Nell’elenco mancano proprio gli editori francesi (oltre quelli degli Stati Uniti). Tuttavia, mercoledì Google ha fatto che il nuovo servizio Showcase faceva parte dell’accordo di massima raggiunto con la stampa francese.