LIBIA BEL SUOL D’AMOR
Alla fine sia Conte che Di Maio hanno capito che
questo era un “sequestro politico”. E si sono convinti a negoziare con Haftar. (Vincenzo Nigro, Rep)— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
Gianni Caravelli, il generale che da pochi mesi guida l’Aise,
conosce Haftar benissimo: è stato l’uomo che nelle istituzioni italiane ha spinto perché il maresciallo non venisse abbandonato politicamente anche quando sembrava sconfitto e marginalizzato. (Vincenzo Nigro, Rep)— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
"Oggi il 77enne Haftar ha colto l’occasione per rilanciarsi come attore centrale della politica libica e legittimo interlocutore con la comunità internazionale". (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
Si avanza anche l’ipotesi che lo stesso presidente egiziano Al Sisi abbia facilitato l’accordo fra Haftar e l'Italia per cercare di «oliare» le relazioni con Roma, minate dall’affare Regeni. (Lorenzo Cremonesi, Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
SERVIZI LOTTIZZATORI
"Conte ceda la delega sui Servizi. Tocca a noi dem prenderla. Il Pd è l’interlocutore naturale di questo nuovo corso degli Usa. E che offre ai nostri interlocutori maggiori certezze rispetto a un premier che non ha esperienza specifica", dice il deputato Pd, Borghi, del Copasir.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
LE FATICHE DI MACRON
MACRON POSITIVO
«Il presidente presenta sintomi reali della malattia: tosse, febbre, una fatica importante», dice il portavoce Gabriel Attal.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
SVEZIA FALLITA
Il premier svedese Löfven ha definito «più travolgente di quanto fossimo preparati a vedere» la seconda ondata; le terapie intensive a Stoccolma sono piene al 99%; si dimettono, esausti, circa 500 medici e infermieri al mese. (Corsera)https://t.co/pDOYzBuvTB
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«Mi pare» – ha detto il re di Svezia Carlo XVI Gustavo sulla «strategia Tegnell» – «che abbiamo fallito. Abbiamo un numero di morti altissimo, e questo è terribile».
Chi è – e che cosa pensa – l'epidemiologo Tegnellhttps://t.co/biODpmVAuV
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VACCINIAMOCI
Per vedere un impatto dei vaccini anti Covid sulla popolazione generale bisognerà raggiungere una percentuale di vaccinati di almeno 10-15 milioni di persone, probabilmente nella primavera inoltrata del 2021. (immunologo Abrignani e igienista Bonanni sul Corsera)
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APRIAMO LE SCUOLE E LE FINESTRE
CAMBIARE ARIA A SCUOLA
«I termoscanner, se si ritiene che diano un aiuto, ben vengano: il Cts però non ha ritenuto che fossero indispensabili. Quanto all’aerazione, basta cambiare l’aria a fine lezione: anche d’inverno si può fare», dice Agostino Miozzo, coordinatore del Cts
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
"Se non riapriamo le scuole al più presto, rischiano di crescere una generazione di persone fragili e depresse. Ci sono migliaia di studenti che si stanno perdendo, che stanno male: ma sono purtroppo invisibili", dice oggi Agostino Miozzo, coordinatore del Cts.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
Si potrebbe fare subito il vaccino agli insegnanti?
«Personalmente, ma è una valutazione solo mia, metterei la categoria dei lavoratori della scuola tra le priorità», dice Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, al Corsera.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
CARROCCIO UNITO
SINTONIE LEGHISTE
«Purtroppo per Zaia la situazione del Veneto è un po’ peggiore della Lombardia. Credo che noi abbiamo dei buoni numeri quindi ci possiamo permettere di non restringere ulteriormente», dice il presidente della Lombardia, Attilio Fontana (Lega).
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
LA SOLITA SOLFA SU SARDEGNA E DISCOTECHE
Piazza Pulita, il 17/12, spiega in un servizio i motivi della seconda ondata partendo dalle discoteche e dalla Sardegna 5 mesi fa circa.
Vi ricordo quello che ha detto Lopalco:https://t.co/g3SlbLqY16
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 17, 2020
SACRI ARRESTI
Illegittimo l’arresto di Cecilia Marogna, la manager indagata nell’inchiesta vaticana sull’ex numero due della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu. Lo ha deciso la Cassazione.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 18, 2020
GIORNALISMI
Esame di coscienza https://t.co/ma2MDcrjCO
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 17, 2020
Con la penuria di articoli di economia e finanza sui giornaloni generalisti, mai come in questi frangenti sento l'esigenza – non solo come giornalista – di testate specializzate in economia/finanza che non dipendano (direttamente o indirettamente) da Stato, Confindustria o banche
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 17, 2020
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IL COMMENTO DI FEDERICO PUNZI DI ATLANTICO QUOTIDIANO:
Conte e Di Maio non sono riusciti a farsi fotografare con gli ostaggi liberati, che non hanno nemmeno potuto incontrare. La photo opportunity l’hanno avuta – un inedito assoluto – con il capo dei sequestratori, il generale Khalifa Haftar. Non ci eravamo ancora mai abbassati a tanto.
È come, per intenderci, se Craxi, oltre a impedire agli americani di catturare Abu Abbas, il regista del sequestro della nave Achille Lauro, si fosse fatto fotografare con il terrorista palestinese a bordo della pista di Sigonella.
Superfluo sottolineare la vittoria politica di Haftar, il cui peso internazionale si era considerevolmente ridotto dopo la sconfitta della campagna di Tripoli. Anche molti dei suoi sponsor negli ultimi mesi avevano preso le distanze. Costringendo premier e ministro degli esteri italiani alle foto, alle strette di mano e ad un colloquio politico (“il governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia, è ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi”, ha dichiarato Di Maio), pur di riavere indietro gli ostaggi, ha ottenuto un nuovo riconoscimento come attore di peso, comunque non trascurabile, nello scenario libico. E lo ha ottenuto proprio da coloro che tre mesi fa avevano osato snobbarlo.
Come ricordava ieri Mauro Indelicato su InsideOver, infatti, il sequestro dei pescherecci Medinea e Antartide e dei loro equipaggi, il primo settembre scorso, avveniva proprio mentre il nostro ministro degli esteri si trovava in viaggio di ritorno verso Roma dopo una visita in Libia, prima a Tripoli poi in Cirenaica. Dove però aveva deciso di non incontrare il generale Haftar, da poco ritiratosi dalla Tripolitania, bensì il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, ritenuto “l’uomo nuovo della Cirenaica” dopo il fato avverso che aveva colpito il generale. Comunque un “affronto” inaccettabile per Haftar. In quelle ore probabilmente prendeva corpo l’idea del sequestro, concluso con la “riparazione” in termini di riconoscimento politico pretesa, e ieri ottenuta, da Roma.
Un errore non averlo incontrato a settembre? Può darsi, ma una scelta che aveva una sua logica e che andava difesa. Invece, abbiamo calato le brache. E non è nemmeno detto che quello politico sia stato l’unico riscatto pagato al generale.
La contropartita potrebbe essere stata integrata con denaro o con la liberazione di qualche tagliagole libico dalle nostre carceri. Era nota, infatti, la richiesta di Haftar di liberare cinque libici detenuti nel nostro Paese dopo essere stati condannati per tratta di esseri umani e per l’omicidio di 49 migranti.
In ogni caso, l’ennesima capitolazione che mette ancor più a rischio gli italiani che si trovano all’estero, per lavoro o per turismo.
L’aspetto patetico della vicenda è che magari Conte e Di Maio hanno persino pensato ad un ritorno di immagine, a ridosso del Natale e in un momento particolarmente delicato per il governo. Ma diversamente dal rientro di Silvia Romano, stavolta la foto l’hanno fatta con il capo dei rapitori, non con i rapiti tornati in Italia.
Ma esistevano delle alternative per riportare a casa sani e salvi i 18 pescatori? Certamente: potevamo liberarli con la forza militare. Abbiamo una delle marine militari più potenti del Mediterraneo e corpi d’elite di assoluta eccellenza, ma non li usiamo. Un’operazione ad un tiro di schioppo. Sapevamo persino dove sono rimasti rinchiusi gli ostaggi per tutti i 108 giorni di prigionia (nella palazzina dell’amministrazione portuale di Bengasi).
Forse, sarebbe bastata la sola minaccia, una dichiarazione credibile che l’opzione sarebbe rimasta sul tavolo e che chiunque rapisca un cittadino italiano diventa un legittimo bersaglio militare. Non è solo una questione di attributi della nostra classe politica, ma di mancanza della minima cognizione dell’interesse e della dignità nazionali. A quanto pare, la massima aspirazione dei nostri governanti in politica estera sono le onorificenze della Repubblica francese…