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Cina Mar Rosso

Tutte le mosse (preparatorie) della Cina in Afghanistan

L'articolo di Giuseppe Gagliano.

 

Mercoledì 31 marzo la Cina ha ospitato la terza conferenza ministeriale dei paesi vicini dell’Afghanistan a 4.600 km in linea d’aria da Kabul, nella città di Tunxi (provincia di Anhui). Oltre al paese ospitante, sono stati invitati i ministri degli Esteri di Russia, Iran, Uzbekistan, Pakistan, Tagikistan e Turkmenistan. Una nuova manifestazione del desiderio di Pechino di posizionarsi sempre più concretamente sulla scena afghana.

IL VIAGGIO A KABUL

Una settimana prima, probabilmente per “preparare” meglio questo incontro collegiale, i ministri degli Esteri cinesi e russi si erano recati a Kabul per colloqui con il loro omologo talebano, Khan Muttaqi. Il capo della diplomazia di Pechino ha avanzato, tra le altre strade, l’idea di associare il territorio afghano al corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) con lo scopo di rafforzare la nuova via della seta.

LA SOLITUDINE DELL’AMERICA

Durante questi due giorni di incontri e scambi ufficialmente dedicati alle sorti dell’Afghanistan e ai mezzi collettivi per accompagnare il suo reinserimento nel concerto delle nazioni, rappresentanti speciali di Cina, Russia, Pakistan ma anche Stati Uniti hanno avuto un appuntamento per una sessione di lavoro della Troika Plus (o Troika Estesa). È facile immaginare quanto si sia sentita sola la delegazione americana all’interno di questo collettivo che non è sensibile agli interessi della lontana America. In questo forum ad hoc, il capo della diplomazia cinese ha invitato Washington a porre fine alle varie sanzioni applicate al regime talebano afghano e a liberare l’accesso ai fondi congelati negli Stati Uniti.

COSA VUOLE LA CINA DAI TALEBANI

Non c’è dubbio che in cambio di tanta considerazione, le autorità cinesi esortano discretamente i loro interlocutori talebani a garantire che gli interessi, gli investimenti e i progetti cinesi in Afghanistan ricevano particolare attenzione. E soprattutto, quel territorio afghano è attento a non accogliere di nuovo alcun membro della minoranza musulmana cinese uigura nello Xinjiang, ostile al governo di Pechino.

I MOVIMENTI VERSO IL PAKISTAN

Nel Tunxi, il capo della diplomazia cinese durante un incontro bilaterale con il ministro degli Esteri pakistano, ha sottolineato che non è possibile lasciare che la mentalità della Guerra Fredda ritorni nella regione asiatica. La Cina intende muoversi nella stessa direzione del Pakistan e dei paesi vicini, svolgere un ruolo costruttivo nel garantire la pace regionale e globale e dare il suo contributo alla pace in Asia.

L’ASSENZA DELL’INDIA

Infine, non possiamo non osservare la sorprendente assenza dell’India in questi forum regionali dedicati all’Afghanistan. La patria di Gandhi e Nehru è stata tra le nazioni della regione negli ultimi decenni che hanno fatto gli investimenti più rilevanti – avvicinandosi a 3 miliardi di euro – per assistere la popolazione afghana e la ricostruzione di questo paese tormentato.

Le delicate relazioni tra Pechino e Nuova Delhi, quelle particolarmente tese tra India e Pakistan e gli stretti legami passati tra il governi indiano e afghano democraticamente eletto (sotto Hamid Karzai e Ashraf Ghani) probabilmente spiegano questa svista.

Giuseppe Gagliano
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