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Chi sale e chi scende con il mandato esplorativo del grillino soft Fico

Tutti i rischi per il Pd con il rapporto organico con il Movimento 5 Stelle, con il grillismo soft alla Fico e con la Lista Conte all'orizzonte. Il corsivo di Paola Sacchi

 

I ruoli certamente sono diversi : Roberto Fico è il presidente della Camera che ha l’incarico di esploratore per cercare una soluzione all’interno della stessa maggioranza di prima. Goffredo Bettini, consigliere numero uno del leader Pd Nicola Zingaretti, è invece espressione della seconda forza politica della maggioranza giallo-rossa. E però colpiscono lo stesso sul piano politico i toni da esploratore, ricucitore del grillino, ex sinistra a sinistra di quella comunista e post comunista – che annuncia l’ulteriore, un po’ inedito supplemento del tentativo di metter pace tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, sulla base di un confronto tra tutte le forze politiche della ex maggioranza su contenuti e progetti di programma – di fronte a quella linea secca che invece proviene da Bettini, proprio erede dell’ex Pci del compromesso storico.

In una intervista al Corriere della sera di domenica scorsa Bettini dice in sostanza: o Conte o elezioni. Insomma, per un paradosso o contrappasso della storia il presidente Fico, ex di una sinistra a sinistra del Pci, sembra esprimere il ruolo politico che invece sarebbe toccato in altre epoche al Pd, in gran parte erede del Pci post Pci coniugatosi con la ex sinistra democristiana.

“Roberto, il volto soft del grillismo”, ha definito così il presidente della Camera su Il Messaggero Mario Ajello, dopo che il numero uno di Montecitorio, terza carica dello Stato, ha avuto dal Presidente Sergio Mattarella l’incarico di esploratore per cercar di ricomporre la maggioranza di prima. Forse definizione migliore non si poteva dare del presidente Fico che di fatto prende il posto che naturalmente in altre epoche in un “perimetro” di centrosinistra sarebbe stato del Pd. Ma il Pd ormai, a causa innanzitutto di un dato di fatto rappresentato dai numeri esistenti in parlamento delle elezioni politiche del 2018, appare in un ruolo subalterno a quello dei pur mal messi Cinque Stelle. Sembra farsi dettare l’agenda dalla “contesa” Renzi-Conte, basata, secondo quanto rimarca il leader di Iv, che ha innescato la crisi, “su contenuti e non personalismi”.

Per la carica che ricopre, per il ruolo importante che ha avuto e per l’influenza che esercita tuttora nel MoVimento, di cui è stato nel 2005 il primo fondatore di meet-up per Beppe Grillo, per la scelta che è stata fatta di “partire dalla stessa maggioranza”, l’incarico di esploratore è andato a Fico. Perché appunto, giusto o sbagliato che sia, si è scelto di cercare di ricucire tra Conte, il premier che debuttò su indicazione dei pentastellati nel 2018, e l’ex premier ed ex leader Pd, fondatore di Italia Viva Renzi.

Una decisione insomma che appare dettata da logiche numeriche e politiche. Decisione nel centrodestra contestata ponendo la domanda perché quell’incarico non sia invece stato dato alla presidente del Senato, seconda carica dello Stato, Elisabetta Casellati. Comunque sia, emerge ancor più sotto i riflettori il ruolo oggettivamente offuscato del Pd, secondo partito della maggioranza, di cui questa crisi di governo fa risaltare il problema della sua identità e del suo peso che rischia di farsi dettare l’agenda dalla “contesa” tra Renzi e Conte.

Così per una serie di ragioni, condivisibili o meno, se la scelta – sembra avallata dallo stesso Renzi che con l’incarico di esploratore a Fico e non a Conte segna di fatto un altro punto a suo vantaggio – è quella di andare a cercare la soluzione fino a martedì 2 febbraio salvo sorprese, solo nel perimetro della stessa maggioranza, Fico svolge una parte che una volta sarebbe apparsa naturale per gli eredi del Pci-Pds-Ds. Pur provenendo Fico proprio da un ‘area a sinistra dei comunisti e post comunisti. Ma Fico, come lui stesso dichiarò, il suo primo voto a 18 anni lo dette proprio nella sua Napoli al Pci Antonio Bassolino. Molti parlano di un suo percorso di “maturazione” in questi anni dopo l’elezione come deputato nel 2013.

Ma probabilmente i modi “soft” il presidente della Camera li ha innanzitutto ereditati dalle sue origini familiari borghesi di Posillipo alta. E comunque sia è un fatto che ora invece il Pd si affidi per ricostruire la stessa maggioranza al “grillino soft”, il deputato, ex presidente della commissione di Vigilanza RaI dai modi gentili che accompagnò in treno Grillo per il funerale di Gianroberto Casaleggio, e ha onorato con la sua presenza da presidente della Camera i recenti funerali, davanti alla Cgil, di Emanuele Macaluso.

Ma, se la stessa maggioranza verrà ricostruita, il Pd, pur determinante, sembra destinato ad essere sempre più stretto tra Renzi e lo stesso Conte se sarà ancora lui il premier. Quel Conte che in ogni caso viene dato come intenzionato a fare una sua lista. Alla quale proprio il Pd rischia di cedere principalmente i voti. Insomma, i dem che volevano l’alleanza organica con i grillini per egemonizzarli alla fine rischiano di esserne egemonizzati. Contrappassi o paradossi della storia.

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