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Facebook

Che succede fra regolatori Usa e Facebook (mentre Zuckerberg va da Trump)

L'approfondimento di Chiara Rossi

“Un incontro carino”. Ha liquidato così il presidente degli Usa, Donald Trump, il colloquio con il ceo di Facebook Mark Zuckerberg tenutosi ieri alla Casa Bianca.

Mr Facebook si è recato a Washington per placare gli animi agitati dei legislatori preoccupati su tutto. Dai piani della società di Menlo Park per una criptovaluta, dalla privacy dei dati e alla regolamentazione di Internet.

ZUCKERBERG ALLA PROVA DELLA SELF-DEMOCRACY

Con Facebook sotto la pressione di regolatori e legislatori, Zuckerberg ha fatto ricordo alla diplomazia personale dopo la sua prima visita in DC dell‘aprile 2018 quando ha testimoniato di fronte al Congresso.

Nei tre giorni di incontri, il fondatore e ceo di Facebook ha cenato con un gruppo di senatori mercoledì, incontrato Trump ieri ed è atteso oggi al Comitato giudiziario della Camera.

IL COMMENTO DI TRUMP SULL’INCONTRO

Escluso dal social summit organizzato dalla Casa Bianca a luglio, il presidente aveva rassicurato che avrebbe incontrato presto Facebook. Detto fatto. Ieri Trump ha pubblicato una foto con Zuckerberg nello Studio ovale su Twitter. “Un incontro carino” è la descrizione che accompagna la foto. Un portavoce di Facebook ha dichiarato che Zuckerberg “ha avuto un incontro positivo e costruttivo con il presidente Trump alla Casa Bianca”. Nessuna delle parti ha rivelato di più a proposito del colloquio.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1174836342552969217

Per essere onesti, nel tweet con la foto Trump ha anche incluso un link al suo post su Facebook. Ma si sa che la sua piattaforma preferita non è quella di Zuckerberg. Anzi.

LE ACCUSE DEL PRESIDENTE

Spesso proprio il presidente degli Stati Uniti ha accusato il social network di Zuckerberg di parzialità e censura contro i conservatori. Soprattutto dopo che la società ha bandito diverse figure di estrema destra dalla piattaforma come parte di un’azione mirata contro l’hate speech.

Trump non si è risparmiato, accusando Facebook di essere di parte a favore dei democratici.

LE PRESSIONI DEI LEGISLATORI

Non deve essere stato una passeggiata l’incontro con i senatori mercoledì. Dopo l’incontro con il Zuckerberg, il repubblicano Josh Hawley, fervente critico della piattaforma, ha comunicato alla stampa che il numero uno di Facebook non è parso ricettivo ai suoi suggerimenti. Hawley ha esortato infatti Zuckerberg a vendere le app Instagram e WhatsApp (da tempo acquisite da Menlo Park) in modo da limitare la quantità di informazioni su un individuo che potrebbe essere raccolta da fonti diverse in capo a un’unica società.

LA STRETTA DEI REGOLATORI SU LIBRA

Gli incontri arrivano mentre i regolatori globali e le banche centrali hanno messo in guardia la compagnia di Zuckerberg sui piani di lancio una criptovaluta chiamata Libra. Già 26 banche centrali del mondo, tra cui Fed, Bce e Bank of England, interrogheranno i responsabili di Libra, per indagare le possibili conseguenze sulla stabilità dei mercati finanziari. Alla richieste di un approccio globale alla criptovaluta di Facebook si è unito anche Singapore. “La comunità normativa globale sta arrivando all’idea che abbiamo bisogno di un approccio sostanzialmente coerente”, ha dichiarato Ravi Menon, ad dell’Autorità monetaria di Singapore, in un’intervista al Financial Times. “Alcuni dei rischi macrofinanziari che comporta sono in realtà di natura globale. Non è come se un regolatore potesse agire da solo”. I commenti di Menon arrivano dopo che questo mese anche Bruno Le Maire, ministro delle finanze francese, ha avvertito che Libra rappresenta un grave rischio per il sistema finanziario.

LE INDAGINI IN CORSO

Oltre la questione Libra, Facebook sta affrontando un numero crescente di indagini antitrust da parte del governo e delle agenzie statali statunitensi, nonché numerose proposte legislative che cercano di limitarne il funzionamento.

Poco più di un mese fa, la Federal Trade Commission statunitense ha iniziato a esaminare le acquisizioni di Instagram e WhatsApp nell’ambito di un’indagine antitrust. Poco dopo che l’agenzia aveva raggiunto un accordo record di 5 miliardi di dollari con la società per varie violazioni della privacy, tra cui lo scandalo Cambridge Analytica. Alcuni legislatori hanno messo in dubbio l’operato della Ftc ritenendo l’importo “dolorosamente inadeguato”. Alla luce delle dimensioni di Facebook e l’entità dei suoi scivoloni sulla privacy. E i fatti sembrano aver dato loro ragione: dopo la maxi multa, la capitalizzazione di Facebook è aumentata di 6 miliardi di dollari. Non solo, nonostante la batosta miliardaria, il gruppo di Menlo Park ha registrato un fatturato di 16,7 miliardi di dollari nel trimestre, superando le aspettative degli analisti.

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