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Che cosa succede tra Salvini, Meloni e Berlusconi

La nota di Paola Sacchi

 

Certo, se fosse spiattellato, come ha fatto Il Foglio sulla riunione di Matteo Salvini con i suoi parlamentari, attraverso audio esclusivi sui giornali anche tutto quello che qualcuno potrebbe dire in un incontro di corrente del Pd, pur vittorioso alle Amministrative, su qualche esponente dei Cinque Stelle, sarebbe davvero la diretta streaming della politica, come un reality show o tutti i partiti tipo calcio minuto per minuto. Con tanto di “Scusa Ameri”.

Il giorno dopo il primo vertice del centrodestra, che ha visto riuniti dopo mesi Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, sembra andare in onda un altro film a pezzetti, immagini e frasi distribuite qua a là allo scopo di smontare ad arte, da parte di un antisalvinismo a prescindere, il film precedente. E cosi si cerca di oscurare il succo politico della riunione di Villa Grande, ex dimora di Franco Zeffirelli, ora residenza-ufficio romana del Cav. Vertice concluso con il no al proporzionale e sì alla compattezza del centrodestra per l’elezione del Capo dello Stato. E si cerca di oscurare anche le ulteriori notizie che sono andate ieri delineando meglio le intenzioni, espresse nella nota congiunta, della Lega e di Berlusconi con qualche, del resto già scontata, molto prevedibile, sfumatura diversa.

La “quota di rottura di c… messa in conto all’opposizione”, che però, secondo l’audio, per Salvini, Fratelli d’Italia di Meloni avrebbe esercitato troppo sulla Lega e non invece, come avrebbe dovuto, sugli avversari Pd e Cinque Stelle, frase “padana” del leader leghista ai suoi (magari a Largo del Nazareno sarebbe stata in romanesco), un’affermazione che fotografa certa competizione tutta interna tra FdI di opposizione e Lega di governo, diventa la pietra dello scandalo.

Ma la competizione esercitata da FdI non era una notizia nuovissima. Salvini poi a Porta a Porta, messaggi in chat alla mano, smussa, ricordando che lui e Giorgia,”anche in queste ore” ci hanno riso e scherzato sopra: “Non sarà un audio a farci litigare”. Il punto politico della riunione di Salvini con i suoi ieri è quello, legittimo, di una Lega che vuole vincere alle Politiche del 2023, tornare centrale, dopo essere stata di fatto, a partire dalle elezioni del 2018 il perno del centrodestra.

Senza però mai un riconoscimento formale della leadership del centrodestra a Salvini, cosa che ha alimentato di fatto una pur legittima competizione interna. La Lega, ovvero un perno che rappresenta nei fatti anche le esigenze di quel cosiddetto centro che è il ceto medio, la borghesia imprenditoriale. E che probabilmente la Lega dovrà continuare a rappresentare di più, incentivando la sua anima liberale e per lo sviluppo economico.

È stata una riunione quella con Salvini volta a rimotivare il partito, dove convivono sensibilità diverse, unirlo di più, correggerne gli errori. E alla fine l’economista Claudio Borghi, esponente di spicco della nuova Lega nazionale, si dice molto soddisfatto in un tweet. Ma soddisfatti si dicono pure leghisti storici della ex Lega Nord che alla cronista dicono: “Al netto di queste ca..ate che mandano in giro su di noi, ad arte, estrapolando frasi dal contesto, l’obiettivo è che vogliamo tornare a vincere, con tutto il centrodestra e meno male che Berlusconi abbia detto no al proporzionale. Anche se vigileremo”.

Vincere ma anche “governare”, dice Salvini ai cronisti al termine dell’incontro. È un Salvini che torna a non nascondere affatto la sconfitta alle Amministrative: “Potrei consolarmi con il fatto che la Lega ora in centri piccolo-medi ha 71 sindaci in più, ma nelle grandi città abbiamo perso”. L’ex ministro dell’Interno, felice per l’assoluzione di Berlusconi in un ramo del processo Ruby-ter, ricorda che lui sarà a Palermo al processo Open Arms, per aver “difeso i confini nazionali” e rilancia il valore politico delle firme raccolte, con i Radicali, per i referendum sulla giustizia. Rilancia su tasse, lavoro, obiettivi per i quali, a partire dalla manovra di Bilancio, lavorerà perché anche FdI vada con gli alleati di governo da Draghi. Annuncia che chiederà presto un incontro a 6 tra ministri di centrodestra di governo, di Lega e Forza Italia. Quanto all’identikit sul candidato che dovrà vedere il centrodestra unito, “partire da una posizione di vantaggio”, sottolinea Salvini, la partita è solo all’inizio. Ma due sono i nomi che si affacciano nel dibattito: Silvio Berlusconi, che, dice il leader leghista, “avrebbe tutto il nostro sostegno, ma va chiesto a lui” o Draghi.

In tal caso però, come hanno riportato le agenzie di stampa sulla riunione interna dei parlamentari, Salvini escluderebbe elezioni anticipate e si andrebbe avanti fino alle Politiche del 2023 con un altro governo. Un esecutivo con gli stessi obiettivi magari guidato da Daniele Franco, attuale ministro dell’Economia? Alla stessa domanda sulla corsa al Colle anche Berlusconi ribadisce che quella di Draghi sarebbe un’ottima scelta, salvo però aggiungere l’importanza che Draghi completi l’opera iniziata al governo. Considerazione che riaccende i riflettori sull’ipotesi di Berlusconi al Colle. Ipotesi forse, come ha detto in un’intervista a Il Foglio Marcello Dell’Utri, accarezzata da una parte di se stesso. Comunque sia, per quanto non sono affatto da sottovalutare i fermenti dentro Forza Italia, esternati l’altro ieri da Maria Stella Gelmini contro i cosiddetti filo-leghisti di FI, o filo-sovranisti, dove però, cosa che suona un po’ strana, ci sarebbe l’europeista coordinatore nazionale Antonio Tajani, è un fatto che l’ex premier e presidente di Forza Italia si sia rimesso al centro della scena. Anche forte della sentenza sul Ruby ter.

Berlusconi ha seccamente respinto al mittente le accuse di Gelmini su una presunta emarginazione dei ministri azzurri: “Cose fuori dalla realtà”. E a Bruxelles, alla riunione del Ppe, accompagnato da Tajani, con tanto di foto opportunity con Angela Merkel, ha rassicurato i partner europei su Salvini e Meloni, “per loro garantisco io”. Al tempo stesso Salvini ha fatto un video- collegamento con Marine Le Pen. Dove ha ribadito quello che però già si sapeva e cioè l’obiettivo di creare un nuovo gruppo “con il meglio del centrodestra europeo, dal Ppe a Identità e Nazione ai Conservatori”. Una sconfessione del Cav? Non proprio. Come si vede, il Ppe ancora una volta non è escluso da Salvini. I processi in politica sono un po’ più lunghi e complessi di Lega e centrodestra minuto per minuto, via audio.

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