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Unifil

Che cosa succede all’Unifil in LIbano?

Il punto sugli ultimi attacchi alla missione Unifil in Libano

 

Non si fermano più ormai gli attacchi contro le basi e le postazioni della missione Unifil in Libano, bersagliate negli ultimi quattro giorni da razzi quasi certamente scagliati da Hezbollah.

L’attacco di venerdì.

Come riferisce Reuters, venerdì quattro soldati italiani sono rimasti leggermente feriti a causa dell’esplosione di due razzi nella loro base in Libano.

Secondo il Jerusalem Post, che cita fonti militari, i razzi sono stati lanciati da Hezbollah dall’area di Deir Qanoun nel Sud del Libano.

Le dichiarazioni.

Sul suo profilo X la stessa Unifil ha emesso una dichiarazione, confermando che due razzi da 122mm hanno colpito il settore occidentale del quartier generale della missione, ferendo quattro militari italiani che non sono però in pericolo di vita.

Nella stessa dichiarazione Unifil precisava che i razzi “sono stati probabilmente lanciati da Hezbollah o da gruppi affiliati”.

Senza commentare la dichiarazione della missione Onu, Hezbollah ha reso noto di aver sparato nelle prime ore di venerdì una serie di razzi verso le forze israeliane a Ovest di Shama.

Le dichiarazioni dall’Italia.

In una dichiarazione riportata da Reuters, il ministero della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha spiegato che i due razzi da 122mm hanno colpito un bunker della base situata presso il villaggio di Shama e una stanza vicina al quartier generale della Polizia militare internazionale provocando danni alle infrastrutture circostanti.

Condanna ferma dal ministro degli Esteri, Antonio  Tajani, che ha definito “inaccettabile ciò che sta succedendo. Esattamente come abbiamo detto a Israele di prestare la massima attenzione … nelle stesse ferme modalità diciamo anche a Hezbollah che i nostri militari non devono essere toccati”.

“Deve essere molto chiaro che questa organizzazione – ha continuato Tajani – non può pensare di giocare con le armi, se non le sanno usare decidano di fare altro. Lo dico con grande determinazione e fermezza”.

“Ripeto un’altra volta – ha dichiarato invece Giorgia Meloni con un comunicato emesso sul sito del Governo – che simili attacchi sono inaccettabili e rinnovo la mia richiesta alle parti sul campo di assicurare ogni volta la sicurezza dei soldati Unifil e di lavorare insieme per identificare velocemente i responsabili”.

Per il ministro della Difesa Crosetto è invece “intollerabile che un’altra volta una base Unifil sia stata colpita”.

Le parole di Borrell.

L’Alto Commissario per la Politica estera Ue Borrell ha parimenti “condannato questo nuovo attacco”, da lui definito “una grave e inaccettabile violazione della legge internazionale”, chiedendo un’immediata fine di simili ostilità.

“Gli attacchi contro i peacekeeper Onu” – ha concluso Borrell – “sono intollerabili e devono finire”.

Tre attacchi in quattro giorni.

Secondo la testata araba Al Monitor questa è la terza volta in meno di una settimana che vengono bersagliate le postazioni Unifil.

Quattro giorni fa ben tre attacchi hanno interessato le sedi Unifil con otto razzi da 107mm che hanno colpito anche il quartier generale del contingente italiano. Tajani ha poi spiegato che secondo una prima ricostruzione “dovrebbero essere razzi leggeri di Hezbollah”.

In quell’attacco quattro peacekeeper ghanesi sono rimasti feriti vicino al villaggio di Ramyah, mentre cinque militari italiani sono stati portati in infermeria sebbene le loro condizioni non destino preoccupazioni.

In una nota la missione Onu ha dichiarato che i lanci sono probabilmente da attribuire ad “attori non statali”, mentre fonti della Difesa di Roma citate dall’Ansa hanno fatto sapere che i razzi sono stati analizzati dagli artificieri certificandone la provenienza da Hezbollah e rettificando la precedente attribuzione.

Limiti della missione Unifil.

L’attuale situazione deriva, secondo l’ambasciatore Stefano Stefanini, dai limiti strutturali della missione e in particolare della risoluzione Onu 1701 che l’ha istituita e che “definisce un obiettivo, ossia l’interdizione di quello spazio a Hezbollah”. Ma, precisa, la stessa risoluzione  “non è mai stata applicata, e quindi Unifil non è mai stata in condizione di adempiere alla funzione che le era stata affidata ovvero assicurarsi che la fascia di territorio ad essa affidata non divenisse teatro di ‘atti ostili’“.

“Se infatti”, sottolinea il prof. Andrea Molle, ” la risoluzione 1701 prevede che Hezbollah debba disarmare sotto la supervisione di Unifil, di fatto quest’ultima non ha fatto altro che attendere invano che i miliziani disarmassero spontaneamente, cosa che ovviamente non è successa”.

Il vero problema, osserva Giuseppe Gagliano, è “la mancanza di un controllo effettivo da parte del Libano su Hezbollah (…) con Unifil impotente di fronte alle violazioni della risoluzione Onu da parte di Hezbollah”.

Unifil insomma, sempre a detta di Stefanini, “non ha impedito a Hezbollah di installarsi in quell’area e di creare avamposti e rampe di lancio oltre ai tunnel a partire da cui i militanti hanno continuato a punzecchiare Israele in tutti questi anni”.

Insomma, conclude Gagliano, “Senza un cambio di mandato e un rafforzamento delle regole d’ingaggio, Unifil rischia di diventare un osservatore passivo in un conflitto sempre più complesso”.

 

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