La situazione della missione Unifil in Libano rivela profonde problematiche sia politiche che strategico-militari. Creata per garantire la stabilità tra Libano e Israele, la missione ha visto il suo ruolo ridursi progressivamente, soprattutto a causa della presenza di Hezbollah, un attore non statale che sfugge al controllo libanese e che agisce su mandato iraniano. Questa realtà ha reso impossibile per Unifil implementare la risoluzione Onu 1701, che mirava a prevenire l’escalation delle ostilità.
LE RICHIESTE DI ISRAELE
Israele, sentendosi minacciato dal costante lancio di missili da parte di Hezbollah e dalla sua presenza al confine settentrionale, ha richiesto ad Unifil di arretrare di 5 km per poter condurre operazioni militari mirate contro Hezbollah. Questo riflette una sfiducia crescente da parte di Israele nella capacità di Unifil di mantenere la pace, con la percezione che la missione, invece di fungere da deterrente, stia diventando un ostacolo alle operazioni militari israeliane.
IL MANDATO DI UNIFIL
Politicamente, la missione Unifil è vincolata a un mandato di peacekeeping che richiede il consenso delle parti coinvolte. Tuttavia, la mancanza di un controllo effettivo da parte del Libano su Hezbollah e la continua tensione con Israele hanno creato una situazione di stallo, con Unifil impotente di fronte alle violazioni della risoluzione Onu da parte di Hezbollah. Questa ambiguità operativa ha portato Israele a non riconoscere più Unifil come un interlocutore valido per garantire la sicurezza al confine.
LA POSIZIONE DELLE FORZE ONU IN LIBANO
Dal punto di vista strategico-militare, Israele considera Hezbollah una minaccia diretta e ha bisogno di spazio operativo per poter neutralizzare le postazioni dei militanti, poste proprio nelle aree in cui opera Unifil. La richiesta di arretrare non è quindi volta a evitare la presenza di “testimoni scomodi”, ma a garantire che l’esercito israeliano possa agire senza restrizioni tattiche imposte dalla vicinanza delle forze Onu. La situazione si complica ulteriormente perché le forze armate libanesi non sono state in grado di impedire gli attacchi di Hezbollah, lasciando Unifil in una posizione insostenibile.
CAMBIO DI MANDATO IN VISTA?
Alla luce di questi sviluppi, c’è da chiedersi quale sarà il futuro della missione. È improbabile che l’Onu decida un ritiro immediato, ma il deterioramento della situazione potrebbe costringere le nazioni contributrici, come l’Italia, a rivedere la loro partecipazione. Senza un cambio di mandato e un rafforzamento delle regole d’ingaggio, Unifil rischia di diventare un osservatore passivo in un conflitto sempre più complesso.