La giudica un totale fallimento e ne auspica il ritiro. È spietata la sentenza sulla missione Unifil di Andrea Molle, professore associato di Scienze politiche e Relazioni internazionali presso la Chapman University di Orange, California, che in questa intervista a Start Magazine spiega perché a suo avviso si dovrebbe lasciare campo libero a Israele per disarmare finalmente Hezbollah.
Perché secondo lei Unifil ha fallito?
Il mio giudizio negativo sulla missione si fonda su una serie di motivi oggettivi. Il primo è la sproporzione tra i suoi obiettivi e le risorse a disposizione, che malgrado possano apparire consistenti non sono adeguate a sorvegliare il vasto territorio su cui rientra la sua giurisdizione. Il rapporto è infatti di un militare ogni tre chilometri, assolutamente insufficiente.
Il secondo motivo?
Io punto il dito contro regole d’ingaggio addirittura surreali: se infatti la risoluzione 1701 prevede che Hezbollah debba disarmare sotto la supervisione di Unifil, di fatto quest’ultima non ha fatto altro che attendere invano che i miliziani disarmassero spontaneamente, cosa che ovviamente non è successa.
Come si può essere stati così ingenui?
Segnalerei una data precisa ed è l’estate 2006, al termine delle cinque settimane di conflitto tra Hezbollah e Israele e alla vigilia del varo della risoluzione 1701. All’epoca il ministro degli Esteri italiano svolse un ruolo cruciale nella revisione della missione Unifil, e quel ministro risponde al nome di Massimo D’Alema, un uomo di cui è nota la vicinanza con le ragioni dei palestinesi e di Hezbollah.
Come dovrebbe cambiare secondo lei Unifil per essere efficace?
Bisogna innanzitutto cambiare le regole d’ingaggio, per fare in modo che i caschi blu possano disarmare attivamente Hezbollah e premere perché il gruppo abbandoni quel territorio affinché possa tornarci l’esercito libanese.
E per far questo cosa servirebbe?
Servirebbe la volontà politica, che tuttavia all’Onu manca del tutto. Il risultato così è il ripetersi della tragica situazione di impotenza in cui vennero a trovarsi i caschi blu durante il conflitto della ex Jugoslavia, dove potevano intervenire solo se si fossero trovati in diretto pericolo e furono così costretti ad assistere ai massacri senza fare niente.
Ma perché non ci pensa l’esercito libanese a disarmare Hezbollah?
L’esercito libanese è ostaggio di dinamiche che lo rendono di fatto prigioniero di Hezbollah. Segnalo comunque che ora questo stesso esercito ha abbandonato del tutto le posizioni dove sta intervenendo Israele che si è deciso finalmente a pensare esso stesso a disarmare i miliziani.
Ma come si fa con Unifil in mezzo?
Questo problema non sarebbe esistito se Unifil fosse stata ritirata mesi fa come aveva suggerito lo stesso ministero della Difesa italiano. Ritirare ora Unifil costituirebbe però un grave problema politico perché rischierebbe di mostrare la nostra sudditanza al governo israeliano. In ogni caso è proprio di questo che parleranno nei prossimi giorni i ministri coinvolti.
Quale sarebbe la miglior decisione che si potrebbe prendere in quella sede?
Sarebbe quella di ritirare Unifil e di permettere all’Idf di liberare la zona.