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Afghanistan

Che cosa significa il ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan

Il corsivo di Giuseppe Gagliano sull'annuncio del ritiro delle truppe Usa e Nato dall'Afghanistan a partire dal primo maggio 

 

Partiamo dai fatti. In assoluta coerenza con le scelte poste in essere dalla precedente amministrazione Usa e dalla Nato, inizierà il ritiro dall’Afghanistan dal primo maggio dopo venti anni di presenza militare.

Come ha sottolineato il segretario di Stato, Antony Blinken, gli alleati della Nato “insieme sono andati in Afghanistan, insieme hanno adattato la loro presenza sul campo e insieme lasceranno il Paese (in together, adjust together, out together)”.

D’ altronde le preoccupazioni maggiori della precedente — come della attuale — amministrazione americana sono relative alla politica russa — nello specifico alla postura offensiva russa in Ucraina — e a quella cinese.

Al di là delle dichiarazioni del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio — che altro non sono che una parafrasi di quelle di Blinken e la cui rilevanza è quindi nulla — anche questa amministrazione come la precedente non intende riconoscere il clamoroso fallimento sul piano militare della guerra asimmetrica attuata in Afghanistan.

Le violenze talebane infatti proseguono incessantemente in Afghanistan ai danni delle forze afgane, attraverso omicidi mirati in numerose aree urbane.

Non solo: i talebani continuano ad avere stretti rapporti di collaborazione con  al-Qaeda con la precisa finalità di smantellare le forze afghane a Kabul per prendere poi il controllo del paese.

Per farla breve: la guerra contro il terrorismo islamico in Afghanistan è stata in sostanza perduta.

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