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Giorgetti

Cosa ha in mente Berlusconi?

Che cosa si dice e che cosa non si dice sulle reali intenzioni di Berlusconi sul Quirinale. I Graffi di Damato.

 

Bene. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pur preso in questi giorni di festa, ma anche di paura per la variante Omicron del Covid, dall’imballaggio dei suoi effetti personali per un trasloco cui non intende rinunciare e dalla preparazione del discorso di fine anno e – presumo – di commiato che sarà trasmesso la sera di venerdì 31 dicembre dalle televisioni a reti unificate, ha trovato il tempo per conferire l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce a Giovanni Malagò. Che, da otto anni presidente del Coni, se l’è sicuramente meritata in questo 2021 d’oro per lo sport italiano.

Spero solo che adesso a noi giornalisti, o almeno a quelli di noi rimasti al motto sessantottino della “fantasia al potere”, o cresciuti nel culto di quell’esplosione d’immaginazione e di rivolta, non venga l’idea di fare saltare anche il neo Cavaliere di Gran Croce Malagò sulla giostra del Quirinale, come una riserva della Repubblica -peraltro a soli 62 anni d’età – cui poter attingere anche per sciogliere il nodo del Colle più alto di Roma.

Di candidature fantasiose al Quirinale ce ne sono già troppe sui giornali stampati o elettronici, a cominciare – se mi permettete – da quella che ha prodotto e produce ancora la maggior parte dei titoli e l’insonnia non so se più di Marco Travaglio, sul Fatto Quotidiano, o di Enrico Letta alla segreteria del Pd, evidentemente insensibile, indifferente e quant’altro alle buone informazioni passategli dallo zio Gianni su Silvio Berlusconi. Che lo ha reso ancora più ricco in una trentina d’anni di lavoro alle sue dipendenze di quanto non fosse già diventato con la professione di giornalista.

“Berlusconi è un candidato divisivo anche nel centrodestra” formalmente asserragliatosi ancora qualche giorno fa attorno alla sua presunta, potenziale e non so cos’altro candidatura, ha dichiarato il suo ex ministro e cofondatore di Forza Italia Giuliano Urbani. Che segue da Napoli – sua nuova città di adozione – l’ultima versione della corsa al Quirinale, dopo avere partecipato a qualche edizione precedente come “grande elettore”, cioè come parlamentare. Una certa esperienza, quindi, se l’è fatta per parlane ora con un po’ di competenza, oltre che di buon senso.

Urbani, insomma, per parlare fuori dai denti, avverte la presenza sulla strada della candidatura di Berlusconi di molti, troppi “franchi tiratori”, o “liberi pensatori”, come preferisce definirli un altro esperto della materia come l’eternamente democristiano Paolo Cirino Pomicino. Che ancora porta sul metaforico medagliere della cosiddetta prima Repubblica, servita per tanti anni, la stelletta procuratasi nel 1992 partecipando al boicottaggio della candidatura del segretario del suo partito, Arnaldo Forlani, al Quirinale appunto. E lo fece nella inutile speranza di spianare la strada del Colle all’amico e superiore Giulio Andreotti, pronto a partecipare alla gara anche come soluzione istituzionale per via della massima carica di governo che ricopriva in quel momento. Ma a causa della confusione, a dir poco, provocata dalla strage mafiosa di Capaci, con la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie e di quasi tutta la scorta, la postazione istituzionale preferita per prelevarvi il novo presidente della Repubblica fu quella della Camera, con l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro. Di cui non credo che Pomicino conservi un buon ricordo, neppure di collega di partito.

Pensavo di potermi fare un’idea più precisa delle ragioni di ostinato ottimismo di Berlusconi nella sua corsa al Quirinale, a 85 anni belli che compiuti, leggendo sulla versione on line di Repubblica una nota del quirinalista della Stampa Ugo Magri titolata “Tutti trucchi di Silvio per farsi votare”, con le buone o le cattive. Ma la nota si chiude beffardamente con una domanda: “Cosa diavolo ha in mente?” il Cavaliere. A saperlo…

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