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Giorgetti

Che fa Berlusconi con Putin?

Ma che cosa aspetta ancora Berlusconi a chiamare l’amico Putin? I Graffi di Damato

 

Anche a costo di sembrarvi un Travaglio qualsiasi, anzi peggiore perché neppure lui è oggi arrivato a tanto sul suo Fatto Quotidiano, vi dirò che non sono state tanto le immagini della guerra in Ucraina a colpirmi sulle prime pagine dei giornali, fra i soliti cannoni, le solite fiamme, i soliti volti tumefatti, le solite case diroccate, i soliti alberi inceneriti, quanto quelle che ci sono state risparmiate da tutti, ma proprio tutti i quotidiani, in un sorprendente assalto di complicità con il tanto odiato Silvio Berlusconi. Al quale nessuno ha rinfacciato i notissimi rapporti di amicizia con Putin, immortalati in un’infinità di fotografie all’aperto e al chiuso, d’estate e d’inverno, d’autunno e di primavera, anche se le mezze stagioni ormai sono morte, come ci lamentiamo ogni anno ancor più dei sarti che ne hanno subiti i danni maggiori.

Ma, diavolo di un uomo, specie ora che i familiari lo hanno distratto, diciamo così, dalla tentazione delle terze nozze costringendolo a ripiegare su una festa di fidanzamento con la deputata dal cognome quasi fascinoso, come si è permesso di scherzare il solito Vittorio Feltri, che cosa ha trattenuto Berlusconi, almeno fino al momento in cui scrivo, dal chiamare l’amico direttamente al Cremlino e scongiurarlo di salvarci dalla guerra, visto che bene o male forse stiamo uscendo dalla pandemia? Eppure pensavo che l’ex presidente del Consiglio non avesse bisogno neppure della “batteria” nazionale o internazionale, come noi giornalisti la chiamiamo abitualmente, per mettersi in contatto con cotanto amico, disponendo del numero diretto o del cellulare, magari scambiatosi a tavola o giocando col cane nei lunghi corridoi del palazzo romano in cui lui abitava e teneva i suoi uffici prima di trasferirsi in villa sull’Appia Antica: l’unica dimora del Cavaliere, credo, che Putin non conosce ancora.

Ora vedrete che Berlusconi darà la colpa degli sconquassi ai quali sta dedicandosi l’amico a Mosca agli elettori italiani e ai vari complottisti del globo che, allontanandolo da Palazzo Chigi nel 2011 e non facendovelo più tornare negli anni successivi, non gli hanno permesso di tenere a bada Putin, di consigliarlo nel migliore dei modi, di prevenirne istinti e quant’altro. Anzi, di avere consentito che nel frattempo aumentassero i contatti di Putin con gli italiani sbagliati, magari anche suoi alleati di centrodestra, e non solo grillini e altri ancora, col risultato di complicare le cose e fare arrivare il nuovo o presunto zar al punto in cui si trova, togliendoci anche il gas per cucinare o scaldarci e riducendo a coriandoli i risparmi necessariamente investiti nelle borse in calo, visto che a tenere i soldi semplicemente in banca non rende ma costa.

Ah, benedetto Cavaliere, ma cosa aspetta a intervenire? Cosa aspetta a smentire il malizioso Emanuele Lauria che su Repubblica lo ha sì descritto “preoccupato per l’uso della violenza”, e desideroso di “arrestare la distruzione dell’Ucraina e difendere l’Europa dalle possibili conseguenze economiche della crisi”, ma deciso a “non esporsi in prima persona”, per cui “resterà” chissà sino a quando “l’unico leader politico a non commentare il divampare della guerra”? Almeno fino a quando qualche missile non finirà per sbaglio nel suo giardino o parco di Arcore.

Meno male, infine, che la recente corsa al Quirinale si è chiusa con la conferma di Sergio Mattarella. Pensate un po’ l’imbarazzo di un capo dello Stato come Berlusconi costretto ad astenersi dal presiedere i vari comitati di difesa e simili trovandosi in conflitto di interessi, pardon di amicizia, con Putin.

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