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Abu Mazen

Ma Abu Mazen è credibile?

Una Gaza ricostruita e liberata da Hamas, ma affidata al quasi novantenne e già screditato presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen, è uno scenario auspicabile? I Graffi di Damato.

È diritto e/o dovere di cronaca, per carità, lo spettacolo quotidianamente offerto da giornali e televisioni delle macerie di Gaza e delle colonne di palestinesi in fuga da quelle che erano una volta le loro case, le loro scuole, le loro chiese, i loro ospedali, le loro piazze, i loro vicoli. Lo è meno, sia come diritto sia come dovere, collegare negativamente queste immagini agli israeliani che, salvo qualche pausa umanitaria di ore, non rinunciano a proseguire nelle loro operazioni militari. E farne quindi un motivo, una ragione in più per contestare la linea di difesa dello Stato ebraico dopo il pogrom del 7 ottobre scorso, poco più di un mese fa, costato la vita in terra israeliana a 1400 fra uomini, donne e bambini decapitati nelle culle, o falcidiati con i genitori che cercavano di proteggerli. E la libertà a centinaia di persone che sono diventate fra le mani dei terroristi di Hamas ostaggi come le centinaia di migliaia di palestinesi sotto le cui case sono stati per anni costruiti batterie di missili puntati contro Israele, depositi di altre armi e munizioni, comandi operativi eccetera.

Collegare macerie e povera gente in fuga solo a Israele, le sue truppe, i loro comandanti, il suo governo e i suoi alleati, e costruirci sopra manifestazioni di piazza per equiparare la stella di David alla svastica nazista o appelli pacifisti nominalmente al di sopra delle parti significa – come ha giustamente scritto sul Foglio Giuliano Ferrara – finire “al di sotto della realtà”. Dove d’altronde si erano già messi al sicuro negli anni scorsi i dichiarati odiatori degli ebrei trasformando le viscere di Gaza – ripeto – in arsenali e rimanendovi ostinatamente, e per niente inoperosi, anche dopo che a causa della loro presenza si è cominciato a distruggere la parte visibile della sfortunatissima Gaza. Che fu sgomberata a suo tempo dagli israeliani, cacciando via con la forza anche i cosiddetti coloni, perché i palestinesi vi potessero vivere in pace. Una pace purtroppo violata per primi da quanti disonestamente e cinicamente si propongono loro difensori e protettori, o “liberatori”, come li ha definiti con non minore disonestà e cinismo il presidente Erdogan, incredibilmente ancora partecipe dell’Alleanza Atlantica, di fronte al Parlamento turco. Dove non risulta si sia levata alcuna voce di dissenso.

ABU MAZEN È DAVVERO LA SOLUZIONE?

C’è una sola cosa forse peggiore di questo spettacolo. È lo scenario al quale sta lavorando con tanta costanza -anch’essa al di sotto della realtà, verrebbe voglia di scrivere- il Segretario di Stato americano Antony Blinken nei suoi viaggi da una parte all’altra del Medio Oriente: una Gaza ricostruita, e augurabilmente sgomberata anche nei sotterranei, affidata al quasi novantenne e abbastanza già screditato presidente della cosiddetta Autorità Palestinese Abu Mazen, o di ciò che ne rimane.

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