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Bocache

Bocache & Salvucci, i calzolai che dicono no al digitale

Negli ultimi tempi sono aumentate le realtà legate al mondo della tradizione sartoriale italiana che cercano un connubio con gli strumenti offerti da internet. Dalla possibilità di ordinare abiti prendendo le misure ‘in remoto’, a scarpe personalizzabili click dopo click, gli antichi mestieri che hanno fatto grande il Made In Italy cercano sul web nuove vie…

Negli ultimi tempi sono aumentate le realtà legate al mondo della tradizione sartoriale italiana che cercano un connubio con gli strumenti offerti da internet. Dalla possibilità di ordinare abiti prendendo le misure ‘in remoto’, a scarpe personalizzabili click dopo click, gli antichi mestieri che hanno fatto grande il Made In Italy cercano sul web nuove vie per affermarsi e superare la crisi del mercato. Siamo proprio sicuri che è necessario aprirsi alle opportunità offerte dal digitale per avere successo? Siamo proprio sicuri che con Internet si possa davvero fare tutto?

Abbiamo voluto chiederlo a Gianluca Bocache, fondatore della bottega di calzolai artigiani Bocache & Salvucci che realizza scarpe su misura affidandosi agli strumenti di una volta. Giovani artigiani e imprenditori che partendo dalla loro bottega romana in via Crispi, a due passi da Via Veneto e Piazza di Spagna, si fanno conoscere e amare in tutto il mondo. Con il profumo della pelle e gli strumenti di una volta ecco come può una piccola bottega diventare un business globale.

Partiamo dalla vostra storia, come nasce Bocache & Salvucci?

L’azienda nasce dalla sinergia tra me e Roberto Salvucci. Ci siamo conosciuti nei primi anni ‘90 perché colleghi in un’altra azienda di tutt’altro settore. Eravamo entrambi appassionati di moda e artigianato e abbiamo iniziare una nuova avventura. Avevo un’infarinatura, avevo sempre fatto questo lavoro a livello hobbistico e piano abbiamo iniziato a realizzare scarpe su misura. Il gioco in poco tempo è diventato una realtà artigianale, da realtà artigianale è diventata una realtà commerciale. Abbiamo così mollato tutto ciò che facevamo prima e ci siamo imbarcati in questa nuova avventura. Abbiamo iniziato a fare questo lavoro in maniera hobbistica nel 1997, e nel 2001 eccoci alla nostra prima attività. La nostra è una storia singolare, rispetto alle altre aziende italiane abbiamo avuto un percorso anomalo, perché abbiamo avuto successo prima all’estero e poi in Italia. All’estero hanno apprezzato più rapidamente il nostro prodotto. Prima tappa Parigi, poi ci siamo affermati anche in Italia.

Quanto è grande la vostra azienda come siete riusciti a confrontarvi con la realtà globale?

Da realtà piccolissima siamo arrivati ad avere sette dipendenti. Inizia a essere un’impresa artigianale ma con basi solide. Il più anziano sono io che ho 43 anni quindi è una realtà estremamente giovane. Noi abbiamo voluto inserire nella nostra azienda persone estremamente giovani, la più giovane ha 30 anni. Abbiamo voluto inserire persone giovani perché pensiamo all’azienda come una famiglia con facilità di dialogo tra di noi e con la flessibilità che un giovane ha. Per questo viaggiamo e vendiamo in tutto il mondo, dalla Russia agli Stati Uniti, ma anche in Cina e Giappone o i paesi vicini come quelli europei e quelli arabi ma anche in Africa.

Avete dei negozi in giro per il mondo?

Noi non possiamo avere degli store in altre parti del mondo, per noi è un limite. Anche se abbiamo avuto l’occasione di collaborare con realtà importanti. Ma la grande visibilità non sarebbe stata supportata dal servizio del quale il prodotto ha bisogno. Non potendo supportare il prodotto con il servizio abbiamo dovuto rinunciare. Noi siamo una piccola famiglia, due soci conosciuti dai clienti, alcuni clienti vogliono essere serviti esclusivamente da me e altri esclusivamente dal mio socio. Come potremmo seguirli?

I vostri mercati più importanti?

Ci sono diversi mercati importanti ma la Russia e gli Stati Uniti sono i principali. Sono due mercati che si bilanciano tra di loro, a seguire i paesi europei come Inghilterra e Svizzera. Per noi che facciamo piccoli numeri sono mercati che rispondono bene. Parliamo di piccoli numeri perché facciamo scarpe un paio alla volta e su misura circa i 500 pezzi l’anno. Dove per ogni paio si perdono giornate e giornate di lavoro…

Un lavoro di sicuro valore, se volessi avere un paio di scarpe?

Per la pelle partiamo dai 1400 euro per arrivare ai 2500, per il coccodrillo invece si parte dai 3500 per arrivare ai 4500. Questi prezzi sono determinati dal tipo di lavorazione che la scarpa necessita. Nessuna scarpa è uguale, e nessun cliente è uguale all’altro, così come nessuna esigenza è uguale all’altra. Il prezzo è determinato da ciò che il cliente desidera.

Bocache

Che tipo di servizio date ai vostri clienti?

Noi seguiamo il cliente in tutto e per tutto. Lo raggiungiamo, prendiamo le misure, torniamo a provargli la scarpa e torniamo a misurarla. Tutto questo finché il cliente non ci stringe la mano e non ci dice grazie. Diamo un servizio su misura al cliente anche dal punto di vista del servizio vero e proprio nel senso che il cliente decide come quanto e in che modo vedersi e noi ci mettiamo a loro disposizione. Il target dei nostri clienti è molto alto. Non hanno tempo da dedicare a queste cose, noi ci mettiamo a disposizione per offrire questo tipo di servizio nei ritagli di tempo per offrigli questo piacere.

Ho notato che sui tavoli da lavoro non c’è niente di tecnologico…

La cosa più tecnologica che abbiamo qua dentro sono i coltelli e i martelli, (ride Gianluca Bocache) non c’è niente di più tecnologico. Gli utensili base del calzolaio.

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Ci sono realtà che hanno investito sul digitale annientando la distanza con il cliente permettendo di prendere autonomamente le misure su un app, voi cosa ne pensate?

In termini assoluti il digitale ha rivoluzionato il mondo e ha semplificato tutto, ma alcune cose non si possono semplificare. Noi ad esempio usiamo social network come Facebook e Istagram più come passatempo che come pubblicità. Non possiamo vendere online perché noi non abbiamo stock, il cliente non può prendere misure da solo, va vista la morfologia del piede è quindi assolutamente impossibile, impraticabile. Con internet non si può fare di tutto, per alcune realtà basterebbe pensare: “E’ possibile fare una carbonara in digitale?”. Penso che sia l’esempio più semplice da fare.

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