Il futuro del cinema appare sempre più cupo. A Hollywood, mentre sceneggiatori e attori scioperano e produttori e registi pensano di rimpiazzarli e risparmiare grazie all’intelligenza artificiale (IA), anche Walt Disney strizza l’occhio a questa tecnologia che promette una grande rivoluzione in tutti i settori.
AAA ESPERTI DI IA CERCASI
Walt Disney ha infatti creato una task force per studiare l’intelligenza artificiale e il modo in cui può essere applicata all’intrattenimento, ma guarda anche a possibili collaborazioni con startup. A riprova del suo interesse, al momento l’azienda è alla ricerca di 11 candidati esperti in IA o apprendimento automatico (machine learning).
Le posizioni, osserva Reuters, riguardano praticamente ogni angolo dell’azienda, dai Walt Disney Studios ai parchi a tema, dal gruppo di ingegneria della società fino alla televisione a marchio Disney e al team della pubblicità, che sta cercando di costruire un sistema pubblicitario di “prossima generazione” alimentato dall’intelligenza artificiale.
CHI NON CEDE ALL’IA FINIRÀ PER SPARIRE?
La multinazionale, che già non se la sta passando bene nell’ultimo periodo, vede nell’IA un treno che non può perdere. L’intelligenza artificiale, infatti, è molto attraente per tante aziende perché permette di abbattere notevolmente i costi. Come ha spiegato all’agenzia di stampa un consulente interno, una produzione cinematografica o televisiva tipo La sirenetta può arrivare a costare 300 milioni di dollari, mentre l’IA permetterebbe di contenere la spesa.
Ma il variegato mondo fantastico di Disney non si limita al cinema. L’intelligenza artificiale, per esempio, potrebbe essere portata nei suoi parchi giochi per migliorare l’assistenza ai clienti o creare nuove interazioni.
Inoltre, sempre secondo la fonte, “i media tradizionali come la Disney devono capire l’IA altrimenti rischiano l’obsolescenza”.
Lo sa bene il Ceo Bob Iger, che ha fatto dell’adozione della tecnologia una delle sue tre priorità quando è stato nominato amministratore delegato nel 2005 e ora al suo secondo mandato. Dall’arrivo di Iger si sono infatti succedute una serie di iniziative volte a migliorare il settore ricerca e sviluppo anche attraverso partnership con le università tecnologiche più prestigiose di tutto il mondo.
UNA QUESTIONE DELICATA
Dietro il luccichio dei soldi che le multinazionali vedono nell’intelligenza artificiale ci sono però i lavoratori. Motivo per cui, al momento, Disney pesa le parole. Reuters ricorda infatti che i supervisori degli effetti visivi che hanno contribuito all’ultimo film di Indiana Jones hanno sottolineato il lavoro certosino di oltre 100 artisti che hanno impiegato tre anni per cercare di “ringiovanire” Harrison Ford in modo che l’attore ottuagenario potesse apparire come un giovane nei primi minuti del film.
A fine marzo, come scriveva anche Start, Iger aveva annunciato che di lì poco ci sarebbe stata una serie di licenziamenti, suddivisi in tre round in tutto il 2023. Le vittime: 7mila dipendenti di vari comparti, da Disney Entertainment a Disney Parks, ESPN e anche Experiences and Products.
La creatività, in particolare, è stato uno dei settori maggiormente condannati: dei 5 miliardi di dollari di costi che Disney ha annunciato di voler tagliare, 3 hanno interessato infatti proprio la parte creativa.