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Non solo TikTok: Musk mediatore con Cina e Iran?

Per evitare la messa al bando di TikTok negli Stati Uniti, il governo cinese sta valutando la vendita della divisione americana dell'app a Elon Musk, che potrebbe integrarla con X. Musk è molto legato sia a Trump che alla Cina (per via di Tesla) e potrebbe svolgere un ruolo di mediatore. Tutti i dettagli

Stando a quanto riportato da Bloomberg, le autorità cinesi stanno valutando la vendita delle attività negli Stati Uniti di TikTok a Elon Musk, che è molto vicino al presidente eletto Donald Trump, ha degli interessi imprenditoriali in Cina ed è già proprietario di una piattaforma di social media: X, precedentemente noto come Twitter.

Pechino preferirebbe che le operazioni statunitensi di TikTok rimanessero nelle mani della società cinese ByteDance. Tra pochi giorni, tuttavia, entrerà in vigore una legge che obbligherà ByteDance a vendere la divisione americana di TikTok a un investitore non legato al governo cinese, altrimenti l’applicazione verrà bandita dal paese.

LA QUESTIONE TIKTOK NEGLI STATI UNITI E IL PENSIERO DI TRUMP

A Washington si teme che TikTok possa rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale per via della mole di dati di cittadini statunitensi che gestisce e che ByteDance potrebbe consegnare al governo cinese per scopi di spionaggio oppure per influenzare il dibattito politico nel paese.

Anche Trump, in passato, era ostile a TikTok ma pare aver cambiato idea anche a seguito di un incontro con l’amministratore delegato della società, il singaporiano Shou Zi Chew. A fine dicembre Trump ha chiesto alla Corte suprema degli Stati Uniti di sospendere l’entrata in vigore della legge su TikTok per favorire il raggiungimento di una soluzione politica alla vicenda.

IL RUOLO DI ELON MUSK

Musk potrebbe rappresentare quella soluzione, essendo uno degli alleati più stretti di Trump (ne ha sostenuto la campagna elettorale con oltre 250 milioni di dollari) e avendo un ruolo nella sua amministrazione (sarà a capo del dipartimento dell’Efficienza governativa, un ente esterno ma probabilmente molto influente).

Uno degli scenari valutati dal governo cinese prevede dunque la vendita della divisione statunitense di TikTok a Musk, che la gestirà assieme a X: l’app di ByteDance conta oltre 170 milioni di utenti negli Stati Uniti e potrebbe aiutare X a raccogliere inserzioni pubblicitarie; i dati generati da TikTok, inoltre, potrebbero rivelarsi utili all’addestramento dell’intelligenza artificiale di xAI, un’altra società di Musk.

Non è chiaro se TikTok, ByteDance e lo stesso Musk siano stati informati o se siano coinvolti nelle discussioni del governo cinese. Sappiamo però che Musk, l’aprile scorso, aveva scritto su X di essere contrario alla messa al bando di TikTok negli Stati Uniti perché rappresenterebbe una limitazione alla libertà di espressione, “anche se tale divieto potrebbe giovare alla piattaforma X”. La maggioranza dei giudici della Corte suprema sembra però dare la priorità ai rischi per la sicurezza nazionale rispetto a quelli per la libertà di parola.

IL VALORE DELL’OPERAZIONE

Secondo Bloomberg, le operazioni di TikTok negli Stati Uniti hanno un valore compreso tra i 40 e i 50 miliardi di dollari: Musk ha già speso 44 miliardi per comprare Twitter nel 2022. Non è chiaro – ma pare improbabile, considerata la contrarietà della Cina – se l’eventuale vendita includerà anche l’algoritmo di TikTok.

Il governo cinese controlla di fatto ByteDance attraverso la cosiddetta golden share che gli permette di orientare le operazioni e le strategie della società relative alla Cina (e solo alla Cina, in teoria), dove esiste una versione equivalente di TikTok chiamata Douyin.

MUSK IL DIPLOMATICO?

Bloomberg scrive che Musk gode di una buona reputazione tra i dipendenti di ByteDance in Cina, che lo considerano un imprenditore di successo capace anche di relazionarsi con il Partito comunista. Musk, in effetti, è molto legato alla Cina per la produzione (nel 2019 ha aperto una grossa fabbrica a Shanghai) e per le vendite di Tesla, l’azienda di veicoli elettrici di cui è amministratore delegato.

Musk potrebbe dunque svolgere un ruolo di mediatore tra l’amministrazione Trump, che promette duri dazi commerciali contro Pechino, e il governo cinese. Questa funzione “politica” di Musk sembra peraltro essere già emersa nelle trattative tra l’Italia, gli Stati Uniti e l’Iran per la liberazione della giornalista Cecilia Sala. Come ha scritto Il Post – un giornalista del quotidiano, Daniele Raineri, è il compagno di Sala -, “dopo che Meloni aveva visitato Trump e la vicenda di Sala sembrava vicina a sbloccarsi, la madre di Sala, Elisabetta Vernoni, aveva ringraziato Musk tramite il suo portavoce italiano, Andrea Stroppa, attribuendogli un ruolo negli eventi”.

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