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Tabacci Spazio

Spazio, ecco sfide e dossier per Tabacci fra Avio, Esa e non solo

Obiettivi e scenari con la delega allo Spazio per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci. L’intervento del Prof. Ezio Bussoletti, ex vicepresidente Asi (Agenzia spaziale italiana)

 

È fresca di stampa la notizia che l’onorevole Bruno Tabacci, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione e al coordinamento economico, ha anche ricevuto la delega allo Spazio, finalmente prevale la competenza grazie al governo Draghi.

Da anni, e molti, tutti noi del settore discutevamo sulla necessità urgente che un tema così strategico per il Paese come quello spaziale, dovesse essere coordinato a livello centrale di Presidenza del Consiglio da persone competenti in grado di assicurare una copertura politica all’Italia visto che tecnicamente avevamo raggiunto, da tempo, una valida posizione di leadership non solo in Europa ma a livello globale.

Nonostante queste premesse ci sono voluti trent’anni, dal 1988 data di nascita dell’Asi, per arrivare a promulgare una legge che porta il coordinamento politico e gestionale di tutte le attività spaziali nazionali direttamente sotto il controllo del Presidente del Consiglio. È solo infatti la Legge 7 del 11 Gennaio del 2018 che il tutto si è concretizzato. Promulgata uno degli ultimi giorni di vita della legislatura, la legge partiva affrettatamente anche se ancora con qualche incongruenza facilmente risolvibile. Ad esempio, il presidente dell’Asi, cioè dell’agenzia che doveva eseguire e implementare le scelte strategiche del Comitato interministeriale, il Comint, era previsto ne facesse parte: palese conflitto di interessi in cui un controllato era al contempo controllore di se stesso.

Il problema fu presto risolto togliendo la figura dal ruolo decisionale del Comitato dove siede come invitato e presenta quanto gli viene chiesto di illustrare. Nei due governi Conte il Comint ha avuto naturalmente alti e bassi per vari motivi, inclusa la scarsa preparazione specifica di alcuni suoi membri chiamati a svolgere ruoli non rispondenti alle reali competenze né tecniche né effettivamente istituzionali.

I risultati si sono visti platealmente nel secondo mandato governativo caratterizzato da alcune non felici iniziative assunte e da risultati ancora più imbarazzanti; non ultima l’errata campagna per cercare di andare a coprire la Direzione Generale dell’Esa. Campagna affrontata con leggerezza e improvvisazione facendosi forti del fatto che l’Italia, per la prima volta, si era impegnata a contribuire ai programmi proposti dall’Esa per la rilevante cifra di 2, 2 miliardi di euro. Ma finita con la presenza di due candidati, uno ufficiale e un secondo auto presentatosi, i cui curricula non sono stati considerati adeguati dal Comitato internazionale di selezione che ha poi scelto, giustamente, il migliore dei tre esperti selezionati: l’austriaco Joseph Aschbacher, ottimo manager, giovane e con una lunga carriera all’interno dell’Esa che gli consente di avere una visione globale dello stato dell’arte che altri non hanno.

Il Sottosegretario Tabacci si troverà davanti vari problemi non semplici, primo tra tutti quello di ridare al Paese una credibilità professionale e politica pesantemente abbassata in questi ultimi due anni. A parte l’evidenza di “cosa” pianificare di serio nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), e come portare attenzione all’intera filiera nazionale senza preferenze precostituite e non sempre giustificate, ci sono almeno altri due temi decisamente strategici di grande rilievo.

Il primo è come sostenere e rafforzare il peso che Avio e i suoi lanciatori possono avere innanzi tutto nel contesto europeo: non solo quindi come supporto ai nuovi lanciatori della classe Ariane6 (tema questo di cui presto sarebbe necessario che l’Europa discuta per vari e ben chiari motivi) ma anche perché rappresentano velivoli di classe media e medio-piccolo di grande rilevanza a livello europeo e internazionale ma che, al contempo, vedono la loro posizione minacciata dai nuovi appetiti tedeschi e di altri paesi desiderosi di sviluppare vettori analoghi e, forse, meno cari. In questo è stato anche importante il risultato dell’incontro recentissimo che il ministro Giorgetti, da sempre molto attento alle tematiche spaziali e favorevole al sostegno dell’industria nazionale, con il suo omologo francese.

Last but not least è la collocazione italiana nell’ambito delle posizioni apicali e gestionali di Esa in cui, non felice eredità precedente, abbiamo perduto due Direttorati importanti restando soltanto con quello in Olanda di Estec depotenziato rispetto al passato.

Con la nomina di Aschbacher a Direttore Generale si è liberata la direzione del Centro di Esrin a Frascati che di fatto gestisce tutte le attività di Osservazione della Terra e conseguenti servizi ambientali ad alto valore aggiunto. Direzione con il budget più rilevante dell’intero finanziamento annuale di Esa.

Pochi giorni fa il Council dell’Agenzia ha dato mandato al Direttore Generale di lanciare il bando per la selezione di un nuovo direttore; la vacancy porta la data del 19 Marzo e scade il 30 Aprile, nelle canoniche sei settimane.

Il profilo professionale cercato è estremamente dettagliato: sarà sufficiente questo perché gli aspiranti candidati italiani si riducano di numero data la specificità, sia scientifica che manageriale, richiesta? La storia recente farebbe pensare ragionevolmente di no per cui vi è, a mio avviso, il rischio di ritrovarsi con improbabili personaggi, non adeguati, o personaggi che per principio partecipano a qualunque competizione di posti apicali convinti delle loro capacità tuttologiche.

Nel contesto di ogni selezione per organismi come l’Esa non vanno mai dimenticate alcune chiare verità: la valutazione avviene a livello internazionale tra candidati europei molto qualificati nel settore specifico (in Italia ne abbiamo pochi largamente competitivi); il Comitato di selezione è composto da sette persone: il Direttore Generale, il Presidente del Council (svedese), i due Vice presidenti del Council (spagnolo e svizzero),Il Presidente del Program Board delle Osservazioni della Terra (francese), il Presidente del Comitato Amministrativo e Finanza AFC (olandese) e il Direttore del personale Esa (francese). Le interviste dei candidati selezionati nella short list avverranno alla presenza di un rappresentante di ogni paese membro come solo invitato.

In questo contesto è bene aver chiaro che l’Italia, contrariamente a chi con ingenuità potrebbe credere (o sognare), non ha carte in più da giocare se non confrontarsi con gli altri presentando un candidato di grande qualificazione con competenze riconosciute a livello internazionale sia sul tema specifico delle Osservazioni della Terra e dei servizi conseguenti che nel management di strutture di grande entità con comprovati successi.

Il fatto di aver investito molti soldi nell’ultima ministeriale di Siviglia non avrà verosimilmente un peso rilevante soprattutto con la composizione del Comitato di selezione, in più, è bene esserne consci, il voto italiano nella elezione di Aschbacher era solo uno dei 18 e certamente non rappresentava un elemento  strategico per la sua vittoria.

Quindi sarà in gioco largamente la competenza professionale dei candidati visto l’importanza del Direttorato e l’evoluzione dei rapporti tra Esa e Commissione nel prossimo futuro.

Il Sottosegretario Tabacci è un uomo e un politico con una lunga storia dietro le spalle e con evidenti esempi di competenza professionale e manageriale; se è possibile offrirgli un consiglio non richiesto, la proposta è semplice: lanci velocemente un bando pubblico per la selezione “del candidato italiano unico” che scada entro metà aprile. Avrà così tutto il tempo di scegliere l’esperto migliore.

L’Italia potrà finalmente presentarsi con un solo candidato al confronto con gli altri competitor europei mostrando anche di aver riconquistato una credibilità gestionale e politica pesantemente danneggiata dalla storia recente.

L’uomo ne è capace, certamente ha e ha sempre avuto, un profondo senso dello Stato e della dignità che tutti dovrebbero sempre dimostrare quando lavorano nell’interesse del Paese.

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