Altolà del Garante Privacy all’uso del riconoscimento facciale a Roma, il Garante apre un’istruttoria.
L’Autorità garante dei dati personali ha aperto un’istruttoria nei confronti di Roma Capitale su un progetto di videosorveglianza nelle stazioni della metropolitana. Lo ha reso noto il Garante Privacy con una nota il 9 maggio.
Fino a tutto il 2025, ricorda l’Autorità presieduta da Pasquale Stanzione, vige una moratoria sull’installazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale attraverso l’uso di dati biometrici, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di soggetti privati. Tale trattamento è consentito solo all’autorità giudiziaria, nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali, e alle autorità pubbliche, a fini di prevenzione e repressione dei reati, e comunque previo parere favorevole del Garante privacy.
Tutti i dettagli.
IL FARO DEL GARANTE PRIVACY
Secondo alcune notizie stampa, in vista del prossimo Giubileo, l’Amministrazione capitolina prevede di installare telecamere con riconoscimento facciale, “in grado di verificare azioni scomposte” all’interno dei vagoni e sulle banchine da parte di chi in passato si è reso protagonista “di atti non conformi”, spiega l’authority.
Ora l’amministrazione ha 15 giorni per rispondere alla richiesta di informazioni del Garante privacy, fornendo, tra l’altro, una descrizione tecnica delle funzionalità di riconoscimento facciale, la finalità e la base giuridica di tale trattamento di dati biometrici e una copia della valutazione d’impatto sulla protezione dei dati.
LA POSIZIONE DEL CAMPIDOGLIO
Da parte sua il Campidoglio spiega che le telecamere avrebbero la funzione di controllare non i singoli volti, ma comportamenti e azioni “violente, sospette, come abbassarsi permettere a terra una borsa, oppure l’aggressione nei confronti di una donna, una spinta: tutti comportamenti da attenzionare”, riporta Rainews.
LA NORMATIVA SULL’USO DI SISTEMI DI RICONOSCIMENTO FACCIALE
Fino all’entrata in vigore di una specifica legge in materia, e comunque fino al 31 dicembre 2025, in Italia non sono consentiti l’installazione e l’uso di sistemi di riconoscimento facciale tramite dati biometrici, a meno che il trattamento non sia effettuato per indagini della magistratura o prevenzione e repressione dei reati. La moratoria nasce dall’esigenza di disciplinare requisiti di ammissibilità, condizioni e garanzie relative al riconoscimento facciale, nel rispetto del principio di proporzionalità.
Ricordiamo infatti che nel 2021 il Parlamento italiano ha vietato il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici nei prossimi due anni tramite l’approvazione un emendamento Pd al Dl Capienze dell’8 ottobre 2021, il numero 139, sulla scia di un disegno di legge presentato dal deputato Pd Filippo Sensi. Il 7 dicembre 2021 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un testo normativo che converte in legge, con modificazioni, il decreto legge Capienze. L’Italia è diventato così il primo Paese dell’Unione europea a vietare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, con l’approvazione del Garante per la protezione dei dati personali.
“La Legge 205/21 sospende fino al 31/12/2023 l’installazione e l’utilizzazione di impianti di video sorveglianza con riconoscimento facciale, attraverso dati biometrici in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte di autorità pubbliche o soggetti privati”, aveva spiegato all’epoca il Garante Privacy.
PROROGATA LA MORATORIA FINO AL 2025
Dopodiché nel giugno 2023 i deputati hanno dato il via libera al decreto legge 51 del 2023, che contiene la proroga della moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale, in scadenza quell’anno. L’emendamento, presentato da Marianna Madia, Lia Quartapelle e Filiberto Zaratti, tutti del Partito democratico, ha spostato così la scadenza al 31 dicembre 2025, riportava l’anno scorso Wired. Con l’approvazione al Senato, dopo quella alla Camera, il blocco del riconoscimento facciale in Italia ha ottenuto una proroga di altri due anni.
I soggetti privati come ad esempio negozi, palazzetti sportivi e mezzi di trasporto non potranno utilizzare sistemi di videosorveglianza con riconoscimento facciale. Dalla moratoria è esclusa invece, l’autorità giudiziaria.
GIÀ PIZZICATE LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Non è la prima volta che il Garante Privacy interviene nei confronti degli enti pubblici su progetti di videosorveglianza.
Nel novembre 2022 l’Autorità aveva aperto un’istruttoria verso il Comune di Lecce, che ha annunciato l’avvio di un sistema che prevede l’impiego di tecnologie di riconoscimento facciale. Sempre in materia di videosorveglianza, il Garante aveva avviato anche un’istruttoria nei confronti del Comune di Arezzo, dove, secondo notizie di stampa, a partire dal 1° dicembre 2022 era prevista la sperimentazione di “super-occhiali infrarossi” (che rileverebbero le infrazioni dal numero di targa e, collegandosi ad alcune banche dati nazionali, sarebbero in grado di verificare la validità dei documenti del guidatore).
Ma i Comuni, aveva sottolineato in quell’occasione il Garante, possono utilizzare impianti di videosorveglianza, solo a condizione che venga stipulato il cosiddetto “patto per la sicurezza urbana tra Sindaco e Prefettura”.