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Riconoscimento facciale e occhiali smart, stop del Garante privacy alla videosorveglianza nei Comuni

Faro del Garante della Privacy sui sistemi di videosorveglianza intelligente: l’Autorità ha aperto due istruttorie nei confronti dei Comuni di Arezzo e Lecce

 

Altolà del Garante Privacy all’uso del riconoscimento facciale e degli “occhiali intelligenti”.

L’Autorità ha aperto un’istruttoria nei confronti del Comune di Lecce, che ha annunciato l’avvio di un sistema che prevede l’impiego di tecnologie di riconoscimento facciale. Lo ha reso noto il Garante Privacy con una nota il 14 novembre.

In base alla normativa europea e nazionale, ha ricordato l’Autorità presieduta da Pasquale Stanzione, il trattamento di dati personali realizzato da soggetti pubblici, mediante dispositivi video, è generalmente ammesso se necessario per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico o connesso all’esercizio di pubblici poteri.

Sempre in materia di videosorveglianza, il Garante ha avviato anche un’istruttoria nei confronti del Comune di Arezzo, dove, secondo notizie di stampa, a partire dal 1° dicembre 2022 è prevista la sperimentazione di “super-occhiali infrarossi” (che rileverebbero le infrazioni dal numero di targa e, collegandosi ad alcune banche dati nazionali, sarebbero in grado di verificare la validità dei documenti del guidatore).

Ma i Comuni, ha sottolineato il Garante, possono utilizzare impianti di videosorveglianza, solo a condizione che venga stipulato il cosiddetto “patto per la sicurezza urbana tra Sindaco e Prefettura”.

Tutti i dettagli.

LA NORMATIVA SULL’USO DI SISTEMI DI RICONOSCIMENTO FACCIALE

Inoltre, fino all’entrata in vigore di una specifica legge in materia, e comunque fino al 31 dicembre 2023, in Italia non sono consentiti l’installazione e l’uso di sistemi di riconoscimento facciale tramite dati biometrici, a meno che il trattamento non sia effettuato per indagini della magistratura o prevenzione e repressione dei reati. La moratoria nasce dall’esigenza di disciplinare requisiti di ammissibilità, condizioni e garanzie relative al riconoscimento facciale, nel rispetto del principio di proporzionalità.

Ricordiamo infatti che l‘anno scorso il Parlamento italiano ha vietato il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici nei prossimi due anni tramite l’approvazione un emendamento Pd al Dl Capienze dell’8 ottobre 2021, il numero 139, sulla scia di un disegno di legge presentato dal deputato Pd Filippo Sensi. Il 7 dicembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un testo normativo che converte in legge, con modificazioni, il decreto legge Capienze. L’Italia è diventato così il primo Paese dell’Unione europea a vietare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, con l’approvazione del Garante per la protezione dei dati personali.

“La Legge 205/21 sospende fino al 31/12/2023 l’installazione e l’utilizzazione di impianti di video sorveglianza con riconoscimento facciale, attraverso dati biometrici in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte di autorità pubbliche o soggetti privati”, ha spiegato all’epoca il Garante Privacy.

I soggetti privati come ad esempio negozi, palazzetti sportivi e mezzi di trasporto non potranno utilizzare sistemi di videosorveglianza con riconoscimento facciale. Dalla moratoria è esclusa invece, l’autorità giudiziaria.

COSA DEVE FARE IL COMUNE DI LECCE SECONDO IL GARANTE PRIVACY

Con il procedimento istruttorio, il Garante privacy interviene così alle misure adottate nella città di Lecce dove le autorità hanno affermato che avrebbero iniziato a utilizzare una tecnologia di videosorveglianza.

Ora, secondo il diktat del Garante, il Comune dovrà fornire all’Autorità una descrizione dei sistemi adottati, le finalità e le basi giuridiche dei trattamenti, un elenco delle banche dati consultate dai dispositivi e la valutazione d’impatto sul trattamento dati, che il titolare è sempre tenuto ad effettuare nel caso di “sorveglianza sistematica su larga scala di una zona accessibile al pubblico”.

L’Autorità ha messo in guardia dall’uso di dispositivi video che possano comportare – anche indirettamente – un controllo a distanza sulle attività del lavoratore e ha invitato al rispetto delle garanzie previste dalla disciplina privacy e dallo Statuto dei lavoratori.

LA POSIZIONE DELLA POLIZIA DI LECCE

«Nessuna telecamera con  riconoscimento facciale, con il Garante solo un equivoco che chiariremo nelle sedi opportune».

Il Comando di Polizia Locale di Lecce chiarisce che il progetto sul quale il Garante per la Privacy ha annunciato di voler avviare un’istruttoria si legge su Leccesette.it. «Nella fase di installazione delle nuove telecamere di videosorveglianza per la tutela della sicurezza urbana, il Comando di Polizia Locale, acquisito il parere del DPO del Comune di Lecce, ha in verità optato per una tecnologia che, benché all’avanguardia, non prevede il cosiddetto riconoscimento facciale. Infatti, non è ancora disponibile una idonea previsione normativa che consenta la raccolta di dati biometrici, funzionale in particolare all’identificazione dei soggetti interessati da specifiche esigenze investigative».

Più precisamente «Attraverso la tecnologia di visione artificiale si potranno mettere in campo azioni importanti di prevenzione: attraverso avanzati algoritmi, i sistemi di video-analisi saranno in grado di creare automaticamente una descrizione di quello che accade nel video, generando report o eventi di allarme in caso di comportamenti sospetti, “inattesi” o scorretti, andando a rilevare in maniera automatica l’individuazione di particolari situazioni come conteggio e stima della densità delle persone, situazioni di panico, rilevamento di incendi o di soggetti a terra, vagabondaggio o accesso ad aree non consentite».

STOP ALLA SPERIMENTAZIONE DEGI OCCHIALI SMART AD AREZZO

Infine, il Garante si è mosso anche contro la sperimentazione (prevista in partenza il 1° dicembre) degli occhiali-telecamera per i vigili urbani del Comune di Arezzo.

Come spiegava lo stesso comune toscano sul proprio sito web, la Polizia Municipale avrebbe sperimento uno strumento in più a garanzia della sicurezza sulle strade e del controllo del territorio.

“Si tratta del dispositivo laBGlasses, sistema costituito da un occhiale dotato di visore e di telecamere ad alta risoluzione ideato per riconoscere e leggere automaticamente i dati dei veicoli e i documenti degli utenti. Sono occhiali “speciali” che grazie al software URBANO 2.0, integrato nel device abbinato al sistema, consentono l’accesso alle principali banche dati e l’acquisizione in tempo reale delle informazioni richieste che saranno impresse direttamente sul visore oculare. Grazie ai laBGlasses sarà inoltre possibile effettuare foto e/o segnalazioni georeferenziate, per immortalare, ad esempio, immagini di sinistri stradali. Un progetto pilota di sperimentazione innovativo ed avanzato in grado di “rivoluzionare” l’operatività degli organi di Polizia nell’ordinaria attività di controllo del territorio, velocizzandone le procedure e consentendo così un miglior impiego degli agenti nelle attività di prossimità” spiega il Comune.

Tuttavia, secondo il Garante Privacy, “anche il Comune di Arezzo dovrà fornire copia dell’informativa che sarà resa agli interessati, sia cittadini a cui si riferiscono i veicoli e sia personale che indosserà i dispositivi, e la valutazione d’impatto sul trattamento dei dati che li riguarda”.

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