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Tesla Dati

Musk vuole a tutti i costi litigare con Microsoft

Musk sfida (ancora) Microsoft: per il patron di Tesla il colosso di Redmond avrebbe usato l'Application programming interface di Twitter per scopi non autorizzati. Dietro tutto c'è la lotta per l'IA?

È un Elon Musk particolarmente attaccabrighe quello dell’ultimo periodo. Forse è teso per la situazione economica in cui versa il suo social network, Twitter, pagato 44 miliardi e ora in profonda ristrutturazione per ridurre le perdite, forse è nervoso per essere uscito da OpenAi, la software house di ChatGpt, prima che esplodesse il fenomeno delle intelligenze artificiali. Negli ultimi giorni il patron di Tesla, noto per le sue sparate, se l’è presa sia con Meta, accusandola persino di avere pasticciato durante le ultime elezioni presidenziali statunitensi, sia con Microsoft e OpenAi. Ma andiamo con ordine.

L’ACCUSA CHE MUSK HA RIVOLTO A MICROSOFT

Com’è noto, appena pochi giorni dopo aver annunciato l’esistenza della sua versione di ChatGpt, ovvero TruthGpt – Elon Musk aveva minacciato di avviare una causa contro Microsoft. In un tweet l’istrionico imprenditore sudafricano ha infatti sostenuto che il gigante di Redmond avrebbe utilizzato dati di Twitter senza autorizzazione per allenare software di intelligenza artificiale. Come si legge su The Verge Microsoft non ha voluto commentare la minaccia di causa da parte di Elon Musk.

Ma questo non ha fermato Musk: conoscendolo potrebbe persino averlo indispettito. “Sembra che Microsoft abbia utilizzato l’API (Application programming interface) di Twitter per scopi non autorizzati”, ha dichiarato Alex Spiro, l’avvocato del patron di Tesla, in una lettera inviata a Satya Nadella, il capo del colosso di Redmond. Microsoft, per Twitter, avrebbe insomma utilizzato dati in quantità eccedente a quelli a cui aveva diritto e ne avrebbe per di più forniti alcuni ad agenzie governative senza autorizzazione.

Nella lettera spedita dall’avvocato di Musk si legge che Microsoft “si è rifiutata di pagare anche una tariffa ridotta per continuare ad avere accesso alle API e ai contenuti di Twitter”. Le API consentono ad aziende terze, come Microsoft, di sviluppare strumenti per i propri prodotti. “Nonostante le limitazioni, i programmi di Microsoft hanno avuto accesso alle API di Twitter più di 780 milioni di volte e hanno recuperato più di 26 miliardi di tweet solo nel 2022”.

MICROSOFT SI TOGLIE DA TWITTER

Il tool Digital Marketing Center della piattaforma Microsoft Advertising non supporta più Twitter a partire dal 25 aprile 2023 dopo la decisione della società di Elon Musk di far pagare per utilizzare le proprie API (Application programming interface) 42mila dollari al mese. Somma che la società di Satya Nadella non è disposta a spendere.

Per lo stesso motivo, dalla seconda metà di aprile non è più possibile effettuare l’upload diretto dei video gameplay registrati su Xbox e PC all’interno di Twitter, sia per quanto riguarda il software di sistema della console sia dalla PC Game Bar di Windows.

DIETRO TUTTO LA SFIDA PER L’IA?

È difficile pensare che nella vicenda non sia coinvolto ChatGpt in cui Microsoft negli ultimi mesi ha investito 10 miliardi di dollari, per un totale di 11 dal suo interessamento. Non dimentichiamoci infatti che da questa potenziale gallina dalle uova d’oro (al momento ovviamente è in perdita) Musk era uscito qualche anno fa.

TUTTI GLI ATTACCHI DI MUSK AL CHATGPT DI MICROSOFT

In un recente scambio su Twitter il patron di Tesla ha accusato la società di Sam Altman, ricordando che OpenAI era nata come non profit, mentre oggi è votata al business grazie all’accordo multimiliardario con Microsoft.

Non contento, Musk ha aderito alla moratoria di studiosi e ingegneri che chiedono di riflettere bene sullo sviluppo di nuove intelligenze artificiali, rallentandone lo sviluppo di nuove versioni, perché potrebbe rappresentare un pericolo dai contorni ignoti. L’ex startupper figura infatti tra i nomi di peso del cosiddetto manifesto “anti ChatGPT”.

«I sistemi di IA dotati di un’intelligenza competitiva con quella umana possono comportare rischi profondi per la società e l’umanità, come dimostrato da ricerche approfondite e riconosciuto dai migliori laboratori di IA», si legge nel testo che prosegue con una serie di domande: «Dobbiamo lasciare che le macchine inondino i nostri canali di informazione con propaganda e falsità? Dovremmo automatizzare tutti i lavori, compresi quelli più soddisfacenti? Dovremmo sviluppare menti non umane che alla fine potrebbero superarci di numero, essere più intelligenti, obsolete e sostituirci? Dobbiamo rischiare di perdere il controllo della nostra civiltà? Queste decisioni non devono essere delegate a leader tecnologici non eletti».

La richiesta dei firmatari di quello che la stampa ha ribattezzato “manifesto degli anti ChatGpt” è di una pausa di almeno sei mesi di tutte le attività dei laboratori AI più potenti di GPT-4: «Questa pausa dovrebbe essere pubblica e verificabile e includere tutti gli attori chiave. Se tale pausa non può essere attuata rapidamente, i governi dovrebbero intervenire e istituire una moratoria».

Gli appellanti aggiungono: «I laboratori di AI e gli esperti indipendenti dovrebbero utilizzare questa pausa per sviluppare e attuare congiuntamente una serie di protocolli di sicurezza condivisi per la progettazione e lo sviluppo di IA avanzate, rigorosamente controllati e supervisionati da esperti esterni indipendenti».

 

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