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Cina Antitrust Google

Mossa trumpiana di Google: basta col progetto Dragonfly in Cina

Dragonfly, il progetto di Google per sviluppare un motore di ricerca su misura per la Cina, è terminato. Parola di Mountain View

Si allontana il ritorno in Cina per Big G. Google ha messo un punto allo sviluppo di un motore di ricerca China-tailor made per rientrare nel Paese del Dragone. “Il Progetto Dragonfly è terminato”. Lo ha dichiarato Karan Bhatia, vicepresident Public Policy di Google, davanti al Comitato giudiziario del Senato degli Stati Uniti martedì scorso. Da quando Washington e Pechino sono impegnate in una guerra commerciale e tecnologica senza esclusione di colpi, gli affari cinesi di Google hanno messo in subbuglio il colosso tecnologico in casa propria.

LE PRESSIONI DI TRUMP

La dichiarazione di Mountain View è arrivata infatti poco dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto pubblicamente al procuratore generale degli Stati Uniti di indagare su Google per presunti legami con l’esercito cinese e possibili tradimenti, accuse mosse all’azienda dal magnate della tecnologia Peter Thiel all’inizio della settimana.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1151095675213553664

UN MOTORE DI RICERCA AUTO-CENSURANTE

Facciamo un passo indietro e torniamo ad agosto scorso quando The Intercept ha svelato che Google stava lavorando al progetto Dragonfly. Ovvero un motore di ricerca chiamato per la Cina a misura di censura, con link e ricerche oscurate quando sgraditi a Pechino.

PER UN RIENTRO IN CINA

Dal 2010 Google si è auto-escluso nel paese del Dragone chiudendo il suo motore di ricerca proprio a causa della censura governativa. Ma con un search engine Pechino-oriented il colosso di Mountain View potrebbe tornare più forte di prima sul mercato cinese.

DISAPPROVAZIONE DA DIPENDENTI E ASSOCIAZIONI

Alla notizia l’estate scorsa hanno risposto prontamente sia associazioni per i diritti umani, come Amnesty International, sia i dipendenti di Google.  Quest’ultimi hanno firmato una lettera aperta invitando la società guidata da Pichai a cancellare il progetto Dragonfly, bloccando la creazione di un motore di ricerca censurato per il mercato cinese che consenta la sorveglianza statale.  Nonostante la crescente pressione, alla fine del 2018, Google sembrava riluttante a confermare che lo sviluppo del motore di ricerca era stato completamente interrotto.

LE NON RISPOSTE DI PICHAI AL CONGRESSO USA

Tanto che lo scorso dicembre, durante un’audizione presso la Commissione giudiziaria della Camera degli Stati Uniti Sundar Pichai ha confermato che Dragonfly è stato un progetto “in corso per un po’” . Addirittura il numero uno di Google ha ammesso che a un certo punto più di 100 persone ci stavano lavorando. Una contraddizione bella e buona secondo Recode: se Google in quel momento non aveva “intenzione di lanciare un servizio di ricerca in Cina”, allora perché erano coinvolte così tante persone?

TUTTI I DUBBI SU GOOGLE

Ancora nel marzo 2019, secondo The Intercept, alcuni dipendenti Google continuavano a sospettare che l’azienda stesse continuando in segreto a lavorare su Dragonfly. E la pioggia di critiche sul progetto del motore di ricerca Pechino ha continuato ad abbattersi su Google. Il gigante  tecnologico californiano sta ancora pagando un prezzo politico a Washington per tutti i progetti relativi alla Cina. Soprattutto dal momento che aveva deciso di non rinnovare il contratto con il Pentagono statunitense per il progetto di intelligenza artificiale Maven, dopo le proteste dei dipendenti.

LA PRIMA CONFERMA PUBBLICA DELLA FINE DI DRAGONFLY

“Abbiamo chiuso Project Dragonfly” ha fatto sapere ora Google. Come ha notato Buzzfeed, quella di martedì scorso è stata la prima conferma pubblica del termine di Dragonfly.

NON È ESCLUSO UN RITORNO

Tuttavia, la fine di di Dragonfly non significa la fine dei rapporti con Pechino. Quando il senatore Josh Hawley ha incalzato Bhatia con la domanda: “Non acconsentirete ad alcuna restrizione sul flusso di dati e informazioni in Cina?”, in risposta, Bhatia ha detto che in Cina Google “attualmente fa davvero poco, soprattutto rispetto a qualsiasi altra grande azienda tecnologica” e che non ha in programma di entrare nel mercato dei motori di ricerca in Cina. Dunque no a Dragonfly o qualsiasi altro progetto simile ma Google ha lasciato uno spiraglio per Pechino.  “Quello a cui siamo disposti a impegnarci di  fronte al Senato è che qualsiasi decisione sul mercato della ricerca in Cina è una decisione che prenderemo solo in consultazione con le principali parti interessate”, ha aggiunto Bhatia.

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