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Progetto Dragonfly in Cina? Non escluso. Parola di Pichai (Google)

L'articolo di Chiara Rossi

C’è sempre una prima volta. Dopo Mark Zuckerberg e Jack Dorsey è arrivato il turno anche per un altro ceo di un colosso tecnologico di sedersi davanti alla Commissione giudiziaria della Camera dei Rappresentanti americana.
Ieri Sundar Pichai, numero uno di Google, è apparso per la sua prima udienza al Congresso statunitense.
Nelle tre ore e mezza di botta e risposta con i legislatori americani, Pichai ha dovuto affrontare alcuni degli argomenti più delicati degli ultimi mesi. Prima fra tutti, il controverso progetto Dragonfly.

UN MOTORE DI RICERCA AUTO-CENSURANTE

Facciamo un passo indietro e torniamo ad agosto quando The Intercept ha svelato che Google stava lavorando al progetto Dragonfly. Ovvero un motore di ricerca chiamato per la Cina a misura di censura, con link e ricerche oscurate quando sgraditi a Pechino. Dal 2010 Google si è auto-escluso nel paese del Dragone chiudendo il suo motore di ricerca proprio a causa della censura governativa. Ma con un search engine Pechino-oriented il colosso di Mountain View potrebbe tornare più forte di prima sul mercato cinese.

DISAPPROVAZIONE DA DIPENDENTI e ASSOCIAZIONI

Alla notizia hanno risposto prontamente sia associazioni per i diritti umani, come Amnesty International, sia i dipendenti di Google.  Quest’ultimi hanno firmato una lettera aperta invitando la società guidata da Pichai a cancellare il progetto Dragonfly, bloccando la creazione di un motore di ricerca censurato per il mercato cinese che consenta la sorveglianza statale.

DRAGONFLY? FORSE

Si sono accodati anche i legislatori americani che in udienza hanno manifestato la diffidenza nei confronti di qualsiasi piano di Google per lavorare con il regime oppressivo della Cina. Ma Dragonfly si farà sì o  no? Forse. “Al momento, non abbiamo in programma di lanciare un motore di ricerca in Cina”, ha dichiarato subito Pichai. Ma quando il deputato David Cicilline ha chiesto a Pichai se, come amministratore delegato, avesse escluso il lancio di uno “strumento per la sorveglianza e la censura in Cina”, Pichai ha negato.
“Una delle cose che per noi è importante come azienda, è la mission di fornire agli utenti informazioni, quindi pensiamo sempre che sia nostro dovere esplorare le possibilità di fornire agli utenti l’accesso alle informazioni”, ha aggiunto Pichai. “Come ho già detto in precedenza, saremo molto scrupolosi e ci impegneremo a fondo per fare progressi”.

LA SCIVOLATA DI PICHAI

Degno di nota è che durante l’audizione Pichai ha confermato che Dragonfly è stato un progetto “in corso per un po’” e a un certo punto più di 100 persone ci stavano lavorando. Come ha evidenziato Recode, questo rappresenta una contraddizione se – come ha affermato Pichai – Google in questo momento non ha “intenzione di lanciare un servizio di ricerca in Cina”. Se il progetto è un esperimento, allora perché sono coinvolte così tante persone?

LE NON RISPOSTE DI PICHAI DICONO MOLTO

Purtroppo al momento non possiamo saperne di più visto che i deputati hanno trascorso la maggior parte del tempo a interrogare il ceo di Google su altre questioni come i potenziali pregiudizi politici sul motore di ricerca, le policy a tutela della privacy degli utenti e il contrasto alla disinformazione. Tuttavia, come ha notato la giornalista di Wired, le risposte evasive di Pichai sul progetto Dragonfly in realtà hanno detto molto.

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