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Come e perché il trumpiano Thiel accusa Google sulla Cina

Il miliardario della Silicon Valley e amico di Trump, Peter Thiel, ha puntato il dito contro Google chiedendo che venga messa sotto indagine da Fbi e Cia. Tutti i dettagli

L’investitore miliardario della Silicon Valley e amico di Donald Trump, Peter Thiel, ha puntato il dito contro Google chiedendo che venga messa sotto indagine da Fbi e Cia per la decisione dell’azienda di lavorare con i militari cinesi invece che con il governo degli Stati Uniti. Anche se non ci sono prove che l’alta dirigenza di Google sia stata “infiltrata” dall’intelligence di Pechino. A riferirlo è stata Axios dando conto dell’intervento di Thiel alla National Conservatism Conference di Washington.

CHI È THIEL

La risonanza delle notizia, spiega Axios, è data dal fatto che Thiel è nel board di Facebook ed è uno dei sostenitori più importanti del presidente Usa, malgrado “la relazione tra i due si sia raffreddata nel corso dell’ultimo anno”, evidenzia ancora il sito americano, che aggiunge: “La decisione di Thiel di pronunciare il keynote di apertura alla Conferenza Nazionale dei Conservatori, un nuovo evento che si propone di concentrarsi sul nazionalismo dell’era di Trump, suggerisce però che la frattura sia stata sovrastimata o sia guarita” scrive Axios.

GLI ALTRI ORATORI DELLA CONFERENZA

Tra gli altri oratori in programma c’erano Tucker Carlson, che si è battuto contro la big tech nel suo programma Fox News, e il senatore Josh Hawley, che sta cercando di “privare le principali piattaforme web di alcune protezioni legali (tra cui Facebook, anche se Hawley ha ricevuto un contributo alla campagna elettorale da Thiel)”, sottolinea sempre Axios.

COME NASCE IL RAPPORTO DI GOOGLE CON I CINESI

La questione che ruota attorno a Google nasce l’anno scorso quando sono andati in fumo i piani per costruire un motore di ricerca censurato per la Cina. “I dipendenti hanno protestato e dopo sconvolgimenti interni e pressioni politiche, il progetto, chiamato Dragonfly, è stato messo in attesa lo scorso anno, ha riferito Intercept. Mentre alcuni dipendenti temono che questi sforzi possano essere ancora in corso, non ci sono prove che la corsa di Google a creare un motore di ricerca censurato sia dovuto all’intelligence cinese”, scrive Forbes. Che aggiunge: “Separatamente, Google ha scelto di non rinnovare il contratto del Dipartimento della Difesa che permette all’agenzia di utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale dell’azienda per analizzare i filmati dei droni. Anche in questo caso, non ci sono prove che la decisione sia stata presa a causa delle spie cinesi. Un portavoce di Google ha riferito: ‘Come abbiamo detto, non lavoriamo con i militari cinesi’”.

TUTTI NELLA SILICON VALLEY SANNO DI GOOGLE E DEI CINESI?

In un’intervista con la CNN, Joe Lonsdale il co-fondatore di Palantir, una società di software americana privata specializzata nell’analisi dei big data con sede a Palo Alto, in California, ha difeso i commenti di Thiel e ha detto che “tutti nella valle (la Silicon Valley, ndr) sanno che il governo cinese è molto coinvolto” con Google. “È qualcosa di cui non si parla molto. E’ stato molto coraggioso (Thiel) a parlarne”. Anche se di fatto non ha offerto alcuna prova a sostegno della sua affermazione. “A meno che Thiel non abbia prove, è del tutto irresponsabile suggerire che una società sia stata ‘infiltrata’ da spie straniere”, ha twittato infatti l’editorialista di Bloomberg Shira Ovide.

C’è comunque da dire che negli ultimi tempi ci sono stati segnali contrari: ossia di una certa disponibilità da parte di Google verso attese e auspici di Trump, qui un recente approfondimento di Start.

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