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L’Ia copiona strimpella e canta senza permesso. E Sony Music le suona a Google, Microsoft e Meta 

Sony Music ha scritto a settecento società di intelligenza artificiale e piattaforme di streaming musicale per difendere i propri artisti da violazioni del diritto d'autore da parte dei famelici algoritmi smart. L'obbiettivo? Raggiungere un accordo economico

Nell’aprile del 1981 i Pooh pubblicavano uno dei loro brani più noti e amati: Chi fermerà la musica? Quarantatré anni dopo il mondo è radicalmente cambiato e la domanda ora è: chi salverà la musica? Sì, perché come già visto, l’arrivo delle Intelligenze artificiali sta ansiando e non poco le etichette musicali.

LE ETICHETTE IN ANS-IA

Nei mesi scorsi Universal Music Group ha inviato una comunicazione a Spotify e a Apple Music per chiedere alle due Big Tech che controllano le più note e fornite librerie di contenuti audio di arginare l’intelligenza artificiale, che starebbe violando il diritto d’autore copiando brani esistenti e inquinando il mercato musicale.

SONY MUSIC FERMA LA MUSICA

Ora è Sony Music a prendere carta e penna per difendere dalle “appropriazioni illecite” dell’intelligenza artificiale il frutto della creatività umana. In particolare, l’etichetta discografica, che vanta artisti del calibro di Harry Styles, Beyoncé, Celine Dion e Adele, intende blindare dall’imperversare delIa Intelligenza artificiale copiona non solo testi e accordi, ma anche le copertine degli album.

I DESTINATARI DELLA MISSIVA

Per questo Sonic Music ha scritto a settecento società (le più note sono senz’altro Google, Microsoft e Meta) al lavoro su modelli di Intelligenza artificiale generativa accusandole di utilizzare senza permesso il frutto del lavoro dei suoi artisti per addestrare i voracissimi algoritmi.

La medesima lettera è stata inviata anche a chi gestisce le piattaforme di streaming per capire come vengano gestiti i dati rispetto alle Intelligenze artificiali generative a spasso per la rete.

I PROBLEMI LAMENTATI

L’Ia è infatti ormai noto, non “nasce imparata” come tutti i software sviluppati fino a oggi ma per maturare, esattamente come noi, ha bisogno di apprendere sul campo. Per questo la maggior parte delle Case che stanno allevando questi ultimi ritrovati della tecnica le hanno sguinzagliate per la Rete, dove i dati certo non mancano.

NO MONEY NO MUSIC

Ma così facendo si pone la questione dei diritti d’autore, sempre più sentita da un crescente numero di artisti (non dimentichiamo lo sciopero di attori e doppiatori negli Usa, come pure le polemiche nell’industria dei videogiochi). Perché se l’Intelligenza artificiale utilizza frammenti di video, musiche, testi per elaborare creazioni spacciate per sue, la violazione è palese. Ed è altrettanto palese quando riproduce opere senza averne il diritto.

Secondo Sony Music questo uso smodato e senza controllo delle Ia priverebbe la Casa discografica i suoi artisti del “controllo e compenso” dei  contenuti. I giapponesi intendono insomma discutere accordi di licenza o partnership sulla falsariga di quelli già visti nei settori dell’editoria e dei social.

Ma come prima cosa bisogna fare l’inventario di ciò che è già stato fagocitato senza permesso dalle Intelligenze artificiali. Nella lettera, Sony Music ha intimato alle società destinatarie di rispondere quanti sono i testi e le canzoni utilizzate e quali sono state le modalità di ottenimento, sul solco dell’AI Act dell’Unione Europea che richiede alle aziende al lavoro su algoritmi di intelligenza artificiale di rivelare i contenuti utilizzati per l’addestramento e di mettere in atto politiche per rispettare la legge sul copyright.

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