S’intensifica il forcing su governo e Difesa per la partecipazione dell’Italia al progetto di caccia di sesta generazione.
Analisti, addetti ai lavori e aziende del settore (a partire da Leonardo-Finmeccanica) attendono le decisioni dell’esecutivo Conte su una partita, industriale e militare, dalla valenza indiretta anche geopolitica.
A lanciare l’allarme è stato in settimana il quotidiano La Verità fondato e diretto da Maurizio Belpietro. In una rubrica curata dalla rivista Airpress si dice che “nel Vecchio continente il nostro Paese rischia di restare indietro nella partita che ridefinirà l’industria della Difesa, quella relativa al caccia europeo del futuro”.
ECCO IL BIVIO PER L’ITALIA E LEONARDO-FINMECCANICA PER IL CACCIA DI SESTA GENERAZIONE
Francia e Germania sono attive su un progetto congiunto che non ammette altri protagonisti (l’Fcas, cui ha aderito anche la Spagna), “mentre il Regno Unito, lasciando la porta aperta ad adesioni ulteriori, ha presentato il progetto nazionale Tempest, a cui partecipa anche Leonardo Mw, la costola britannica dell’azienda guidata dall’ad, Alessandro Profumo”, scrive su La Verità la redazione di Airpress, rivista edita da Paolo Messa, attuale direttore Relazioni Affari istituzionali Italia di Leonardo-Finmeccanica: “Bisogna scegliere ora”, è l’invito di Airpress al governo e alla Difesa. Le indicazioni della rivista edita dal top manager di Leonardo sono chiare: meglio il progetto cui partecipa Leonardo.
CHE COSA DICONO GLI ANALISTI SU CACCIA E LEONARDO-FINMECCANICA
Due studi auspicano la stessa prospettiva: sia un’analisi di Affari Internazionali, curata da Michele Nones, sia un report del Cesi presieduto da Andrea Margelletti, consigliano il Tempest britannico.
L’ANALISI DI NONES
“L’Italia deve scegliere se essere player o spettatore, una scelta che segnerà nel bene o nel male il futuro dell’aeronautica italiana e dell’industria nazionale della difesa – hanno scritto Michele Nones, consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali (Iai), e Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa dello Iai – per l’Italia il Tempest è l’opzione migliore, considerati allineamento delle flotte militari, esperienza in velivoli di 5° generazione, margine di manovra industriale, adattamento di lungo periodo. E’ più difficile da portare avanti quanto a finanziamenti Ue e rapporti con Berlino e Parigi, ma si tratta di difficoltà gestibili”.
IL REPORT DEL CESI
Scrive Paolo Crippa del Cesi, il centro studi presieduto da Andrea Margelletti: “Da un lato, emerge l’esigenza per l’Italia di non rimanere ai margini della nascente industria della Difesa integrata europea. Tale obiettivo non può esimere il nostro Paese dal dialogo con Francia e Germania, unici player del settore ad avere un’ampia rilevanza internazionale. Tuttavia, è difficile non leggere all’interno della rinnovata partnership franco-tedesca la volontà di ridimensionare il ruolo di Roma all’interno delle principali iniziative europee nel comparto della Difesa. Tuttavia, a fronte della sostanziale chiusura da parte di Berlino e Parigi, risulterebbe naturale per l’Italia optare in tempi brevi per il programma Tempest”.