Prima ha contribuito a fondare OpenAI, mettendoci 44 milioni di dollari, quindi se ne è andato sbattendo la porta. Quando è esploso il fenomeno di ChatGpt, anche grazie agli 11 miliardi di Microsoft, Elon Musk ha espresso dubbi e timori sulle conseguenze delle intelligenze artificiali arrivando a vaticinare “profondi rischi per la società e l’umanità“ e firmando un appello pubblico per chiedere di fermarne lo sviluppo, dunque subito dopo ha creato la sua realtà sulle Ia, la startup xAI (che ha appena raccolto sei milioni di dollari) e ha serenamente chiosato che “servirà un reddito di cittadinanza universale” perché gli algoritmi smart ruberanno il lavoro all’umanità. È noto che Elon Musk una ne pensi e cento ne faccia, ma quando si parla di Intelligenze artificiali l’imprenditore sudafricano diventa, se possibile, ancora più imprevedibile.
MUSK FUGGE DALLA CAUSA A OPENAI
Ne è una riprova il fatto che, dopo i continui attacchi a OpenAI, ormai inquadrata come un’azienda avversaria, culminati in una causa nella quale il patron di Tesla, SpaceX, Neuralink (eccetera, eccetera…) accusava la dirigenza di Sam Altman di non aver mantenuto la promessa di dare priorità “agli esseri umani invece che ai profitti”, Musk abbia deciso di ritirarsi dalla querelle fatta di carte bollate presentando al giudice una istanza di archiviazione volontaria.
I CONTINUI ATTACCHI VIA X
Insomma, tutto finito? Non proprio. Soltanto ieri Musk, attraverso il suo X, ha strepitato di essere pronto a rottamare tutti i device Apple dalle sue aziende se Cupertino andrà avanti con l’accordo che la lega a OpenAI per imbastire l’intelligenza artificiale che potenzierà Mac e iPhone.
E qualche mese fa aveva sfidato apertamente la software house di ChatGpt aprendo il codice di Grok (l’algoritmo del vivaio di xAI) e chiedendo di fare altrettanto con l’Ia più chiacchierata del pianeta.
COSA C’È DIETRO?
Che la causa intentata da Musk fosse balzana, ovvero non avesse fondamenta stabili, era chiaro fin dall’inizio. OpenAI dal canto suo s’è sempre difesa pubblicando materiale che lasciava intendere che Musk mirasse a ottenerne il controllo.
Ciò che sorprende, però, è che l’istrionico imprenditore abbia deciso di ritirarla all’alba del dibattimento, soprattutto dopo che ammutinamenti e defezioni in OpenAI stavano permettendo alle accuse mosse da Musk di prendere finalmente sostanza.
Delle due l’una: o qualche testimone chiave che Musk avrebbe voluto chiamare in aula s’è ritirato all’ultimo, o si è fatta ancora più forte la possibilità che la causa sarebbe potuta costare troppo al numero 1 di Tesla. Oppure entrambe.
In ogni caso questa giravolta, oltre a scalfire credibilità agli attacchi di Musk, sottolinea ancora una volta la disparità di forze in campo: mentre la sua xAI è ancora agli inizi, OpenAI collabora stabilmente sia con Microsoft (che l’ha finanziata), sia con Apple e s’è dunque accaparrata i principali attori del mondo hardware per i device da studio e lavoro. Musk riuscirà ad aggredirla sul mercato, fuori dalle aule dei tribunali?