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Bluesky

Le trumpate di Musk su X metteranno il turbo a Bluesky?

Segnali di fuga da X? C'è chi trasloca su Bluesky, piattaforma nata come costola di Twitter da un'idea dell'allora Ceo Jack Dorsey. Successo o fuoco di paglia?

Il quotidiano progressista britannico Guardian ha deciso di lasciare X e la colpa sarebbe tutta del suo attuale editore: “X è una piattaforma mediatica tossica e il suo proprietario, Elon Musk, è stato in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico”. Il patron del social fa spallucce: senza perdere la sua proverbiale abitudine di voler avere l’ultima parola, soprattutto sul proprio social, l’uomo più ricco del mondo ha subito scritto che i giornalisti della testata inglese sono “irrilevanti”. Sarà, ma intanto il gruppo coagulava attorno a sé 27 milioni di follower e molti tra questi potrebbero decidere di seguirlo. Specie considerato che c’è un’altra piattaforma su cui i delusi dall’ex Twitter paiono riparare: Bluesky.

COS’È BLUESKY, L’ANTI X

Lanciato su impulso dell’allora Ceo dell’uccellino blu Jack Dorsey nel 2019 come progetto interno di Twitter, che lo aveva finanziato con 13 milioni di dollari, Bluesky è partito con “un piccolo team indipendente composto da cinque architetti, ingegneri e designer open source per sviluppare uno standard aperto e decentralizzato per i social media”.

All’epoca Dorsey (che ha abbandonato il progetto tra le polemiche la scorsa primavera) aveva spiegato che sebbene Twitter fosse un social aperto era diventato sempre più centralizzato, mentre un sistema decentralizzato può risolvere problemi relativi alla moderazione o anche rendere più semplice per i social network applicare restrizioni contro i discorsi d’odio e altri abusi. Inoltre, un’architettura di questo tipo consente anche lo sviluppo di nuovi algoritmi di raccomandazione.

CHI SONO I SUOI RIVALI?

Mastodonaltro rivale di Xsi era subito risentito affermando che Dorsey non stava inventando nulla di nuovo poiché è lo stesso sistema utilizzato da loro. Non è nemmeno la sola piattaforma “anti X” in circolazione considerando quel microcosmo che include Hive, Post, T2, Substack Notes e lo stesso Truth voluto da Donald Trump dopo la cacciata da Twitter.

UN’ATMOSFERA DA WEB 1.0

Tornando a Bluesky, per The Verge si trattava di “una via di fuga” per Twitter “dai suoi notevoli problemi di moderazione” perché “se Twitter è solo un cliente, è molto meno responsabile di ciò che le persone pubblicano online”. Ma la realtà pare stare altrove: recuperando lo spirito frizzante del Web 1.0, quello dell’open source e della tecnologia condivisa, Bluesky nasce per essere cross-posting e dunque eventualmente ospitare gli interventi di altri social. Non è dunque una società che vuole racchiudere l’utenza in un recinto ben definito, facilmente pesabile e altrettanto monetizzabile con l’Adv.

MUSK FAVORISCE IL TRAVASO DA X A BLUESKY?

Ma c’è un’altra variabile impazzita che pare in grado di sollevare le fortune di questa o quella piattaforma. Dal suo ban dai principali social Donald Trump ha dimostrato infatti di essere in grado di travasare un buon numero di utenti disposti a seguirlo ovunque riparasse o, come sta avvenendo oggi, intenti a fare continuamente i bagagli virtuali pur di stargli il più possibile distante.

Secondo i media americani, ha scritto oggi Repubblica, nella settimana successiva alla vittoria elettorale di The Donald, oltre un milione di persone si sarebbero iscritte a Bluesky che viveva un periodo fortunato già da qualche mese, specie da quando Musk aveva deciso di “sbloccare” la visione dei contenuti tra gli utenti che si erano bloccati. Novità che, più di tante altre sparate dell’ex startupper sudafricano, aveva comportato un travaso di centomila account in appena 12 ore da X a Bluesky con la conseguente caduta dei server della piattaforma di destinazione.

 

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— Anonymous (@youranoncentral.bsky.social) 14 novembre 2024 alle ore 06:31

2024, FUGA DA X

La piattaforma della farfallina blu è rapidamente cresciuta dai 9 milioni di utenti di settembre ai 15 milioni di ottobre. E forse non è un caso che a enfatizzare la diaspora dal vecchio Twitter a favore di Bluesky per colpa di Musk sia proprio il Guardian.

In Europa è stato chiuso anche l’account del Festival del cinema di Berlino. Restando nel campo cinematografico l’attrice premio Oscar nel 2023 per Everything Everywhere All At Once, Jamie Lee Curtis, qualche settimana fa aveva annunciato su Instagram di aver cancellato l’account X. Negli Usa a lasciare il social un tempo noto come Twitter soprattutto i fan di Taylor Swift, bersagliata per tutta la campagna elettorale sia da Trump sia da Musk.

CHI NON CINGUETTA PIU’ IN ITALIA

In Italia (nelle ultime ore al centro dei cinguettii del proprietario del social per la questione delle sentenze sui trattenimenti) si è rivelato insofferente alle sparate trumpiane di Elon Musk il mondo della musica: hanno sbattuto la porta in faccia al patron di Tesla e SpaceX Elio e le Storie tese, Nicola Piovani e Piero Pelù, entrambi individuando nell’egoarca 2.0 un rischio per le moderne democrazie. Hanno fatto meno notizia, invece, gli addii del presidente Fnsi – Federazione Nazionale Stampa Italiana, Vittorio di Trapani, e di Milena Gabanelli.

Subito dopo l’acquisto di Twitter da parte di Musk per 44 miliardi di dollari se ne erano invece andati diversi esponenti del mondo della medicina e, più in generale, della scienza in disaccordo con la volontà del nuovo proprietario di ripristinare l’account di coloro che, nel corso della pandemia, si erano distinti in negativo per la diffusione di teorie complottistiche, no vax e pericolosi metodi di cura fai-da-te.

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