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La solitudine tecnologica dell’Uomo di vetro

Un uomo di vetro, privo di diritti, che si vede sottratti persino i pensieri dalle Big Tech. Un uomo solo, inerme rispetto a un potere che rischia di divenire insindacabile e totalizzante. Ecco il fosco scenario delineato dall'Autorità italiana a tutela dei dati personali

A sorpresa, la Relazione sull’attività svolta nel terzo anno di mandato del Collegio del Garante della Privacy composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia e Guido Scorza riserva alcuni passaggi poetici e, a detta di alcuni, fantascientifici. Sono quelli in cui l’autorità tratteggia l'”uomo di vetro”. Che è poi il consumatore moderno.

CHI È L’UOMO DI VETRO

L’uomo di vetro vive immerso nella società dei dati e ne è succubo a tal punto che potrebbe vedere violati persino i propri pensieri, esposto al rischio di una sempre più inevitabile “solitudine digitale”. Uno scenario imputabile alle neotecnologie, il cui avvicendamento s’è fatto serrato, ma anche a un legislatore che non può, non vuole, non sa stare al passo con la trasformazione digitale e sociale.

L’APPELLO DEL GARANTE

Per questo il Garante ricorda come tutte le nuove tecnologie in sviluppo debbano essere al servizio della persona e lo fa in un discorso che si solleva dall’ambito prettamente giuridico e tira in ballo libertà, etica, progresso scientifico, con particolare riferimento ai numerosi dubbi che aleggiano sulle potenzialità negative dell’intelligenza artificiale.

Perché per il Garante l’IA andrà regolamentata in quanto alcuni usi potrebbero essere “potenzialmente idonei a violare la dignità umana o amplificare le discriminazioni dalle quali, invece, proprio le macchine avrebbero dovuto liberarci”. Questo a causa di “discriminazioni algoritmiche sempre piu’ opache e difficili da individuare”.

IL TOTALITARISMO DIGITALE

Ecco allora che “il monitoraggio centralizzato dell’accesso alle prestazioni sociali necessita di cautele, tali da evitarne la degenerazione in una forma di controllo sociale panottico, se non, addirittura, di totalitarismo digitale”.

Per Stanzione per arginare l’IA servono garanzie “già sancite dalla disciplina di protezione dei dati, dal divieto di uso discriminatorio al diritto alla spiegazione oltre, appunto, al principio di proporzionalità”.

SIAMO TUTTI SOLI DI FRONTE ALLE BIG TECH?

Queste  “rappresentano un presidio essenziale e concorrono alla definizione del “limite che l’uomo deve saper opporre alla tecnica, il diritto al potere, la democrazia all’ideologia del controllo. “Nel rapporto impari con la tecnica e la sua potenza geometrica – ha sottolineato ancora il Garante – la più grande vulnerabilità della persona è la sua solitudine, il suo confrontarsi, quasi inerme, con un potere che rischia di divenire insindacabile e totalizzante”.

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