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Leggere Pensiero Intelligenza Artificiale

L’intelligenza artificiale può (già) leggere nel pensiero

Potrebbe sembrare surreale ma attraverso l’intelligenza artificiale un team di ricercatori universitari ha sviluppato un decodificatore capace di leggere il pensiero e tradurlo in un file. Tutti i dettagli

 

Tra ex di Google che lasciano il lavoro per poter parlare liberamente, sceneggiatori in rivolta a Hollywood e aziende che tagliano posti, l’intelligenza artificiale (IA) non rallenta affatto il suo cammino. Anzi, supera frontiere che si credeva appartenessero solo alla fantascienza.

Un team di ricercatori di Berkeley e dell’università del Texas ad Austin ha infatti sviluppato un decodificatore capace di arrivare nei meandri della mente, leggere il pensiero e tradurlo in un file. Lo studio e i risultati sono stati pubblicati su Nature Neuroscience.

LO STUDIO

Un’interfaccia che consenta a cervello e computer di comunicare potrebbe avere molte applicazioni scientifiche e pratiche, tuttavia, attualmente i decodificatori linguistici non invasivi sono in grado di identificare gli stimoli solo tra un piccolo insieme di parole o frasi. Gli altri che esistono o sono allo studio, come Neuralink di Elon Musk, sono considerati invece invasivi perché richiedono un intervento chirurgico.

Gli autori dello studio però hanno presentato un decodificatore non invasivo che ricostruisce, attraverso la risonanza magnetica funzionale (fMRI), il linguaggio continuo dalle rappresentazioni semantiche corticali registrate. La macchina si basa sul modello linguistico GPT, che è il precursore dell’attuale modello GPT-4.

“Stiamo facendo in modo che il modello decodifichi il linguaggio continuo per periodi di tempo prolungati con idee complicate”, ha detto Alex Huth, uno degli autori del lavoro e professore di neuroscienze e informatica.

COME FUNZIONA

Questo dispositivo, che a differenza di altri decodificatori non pone limiti ai soggetti nell’uso delle parole, viene addestrato in modo intensivo con scansioni fMRI ottenute dalle risposte cerebrali generate dalla persona che per 15-16 ore ascolta, da immobile e prestando attenzione, delle registrazioni in cui vengono raccontate delle storie.

I RISULTATI

I ricercatori hanno spiegato su Nature che i risultati non sono una trascrizione parola per parola di ciò che il soggetto sente o dice nella sua mente, ma il decodificatore coglie il succo di ciò che viene pensato e genera “sequenze di parole intelligibili che recuperano il significato di un discorso percepito, di un discorso immaginato e persino di video muti, dimostrando che un singolo decodificatore può essere applicato a una serie di compiti”.

Per circa la metà del tempo, la macchina è in grado di produrre un testo che corrisponde fedelmente, e talvolta precisamente, al significato delle parole originali.

Gli studiosi hanno inoltre testato il decodificatore in tutta la corteccia e hanno scoperto che il linguaggio continuo può essere decodificato separatamente da più regioni.

LA PRIVACY MENTALE

Nonostante un simile passo avanti possa rivelarsi utile, se non vitale, in particolari casi – basti pensare alle persone mentalmente coscienti ma incapaci di parlare, per esempio dopo un grave ictus – un dispositivo di questo tipo rappresenta anche una seria minaccia alla privacy mentale.

“Prendiamo molto sul serio i timori che [questa tecnologia] possa essere usata per scopi sbagliati e abbiamo lavorato per evitarlo”, ha detto Jerry Tang, autore principale e dottorando in informatica.

Dai test eseguiti, i ricercatori affermano che per ora non ci sono rischi perché il decodificatore richiede molte ore di cooperazione volontaria da parte del soggetto che si presta per addestrarlo e quando è stato usato per leggere i pensieri di un’altra persona non ha dato buoni risultati.

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