Dalla “A” di Amazon alla “W” di Warner Bros. Gli sceneggiatori statunitensi protestano contro l’intero abbecedario della filmografia americana, accusando i produttori – etichette storiche come Paramount o Sony, ma pure nuovi player del calibro di Apple e Netflix – di creare precariato e condizioni di lavoro insoddisfacenti. È la gig economy del mondo del cinema, un mondo molto meno dorato di quello della Hollywood di cento anni fa, gli anni ruggenti anche del cinematografo. Un secolo dopo la pandemia ha inflitto al comparto un ‘effetto fisarmonica’ (improvviso rigonfiamento, seguito da un altrettanto traumatico sgonfiamento) che rischia di lasciare per strada tantissimi lavoratori.
The Board of Directors of the @WGAwest and the Council of the @WGAeast, acting upon the authority granted to them by their memberships, have voted unanimously to call a strike, effective 12:01 AM, Tuesday, May 2.
— Writers Guild of America West (@WGAWest) May 2, 2023
LO SCIOPERO CHE RISCHIA DI PARALIZZARE HOLLYWOOD
Lo sciopero è di per sé storico, dato che va a rompere una pace, come ha annotato il New York Times, che durava da 15 anni. Il contratto degli sceneggiatori è scaduto da poche ore sulla West Coast e le richieste avanzate dalle sigle sindacali non sono state accolte dai produttori che, complice il moltiplicarsi di film e serie per l’intrattenimento domestico, vengono accusati in blocco di favorire una gig economy che sta creando non pochi problemi ai creativi di Hollywood.
Pare paradossale, visto che le singole piattaforme bramano creativi per vincere la lotta con le rivali, mentre il mondo del cinema brama pellicole per far tornare gli spettatori al cinema. Eppure l’intera industria sta dando segni di cedimento. Segni che iniziano a essere percepiti dai creativi. La Writers Guild of America, che ha proclamato lo sciopero, ha dichiarato che si sono trovati di fronte ad aziende che starebbero svalutando il ruolo dei lavoratori.
The decision was made following six weeks of negotiating with @Netflix, @Amazon, @Apple, @Disney, @wbd, @NBCUniversal, @Paramountplus and @Sony under the umbrella of the AMPTP.
— Writers Guild of America West (@WGAWest) May 2, 2023
PALINSESTI A RISCHIO
Il sindacato protesta contro Netflix, Amazon, Apple, Disney, Universal, Paramount, Sony e Warner Bros, interrompendo una trattativa che durava da sei settimane e che, a quanto pare, si era già bloccata da tempo, senza possibili sfoghi positivi per i creativi. L’effetto di questo sciopero avrà ricadute non solo sull’industria di Hollywood ma anche sui palinsesti. “Saturday Night Live”, “The Tonight Show Starring Jimmy Fallon” e “The Late Show With Stephen Colbert” potrebbero saltare.
IL SALASSO ECONOMICO
E questa sarebbe solo la punta dell’iceberg, quella visibile a chi guarda la televisione stando al di là della quarta parete. Gli addetti ai lavori, invece, sanno bene che l’ultima volta che gli sceneggiatori hanno incrociato le braccia il principale comparto industriale di Hollywood, ovvero il cinema, ha perso qualcosa come 2 miliardi di dollari.
Picketing will begin tomorrow afternoon. #WGAStrong #WGAStrike
— Writers Guild of America West (@WGAWest) May 2, 2023
Quindici anni fa lo scioperò durò oltre tre mesi, per la precisione cento giorni e dalle parti di Hollywood se lo ricordano molto bene, ma questo potrebbe non bastare a scongiurarne uno identico visto che la situazione economica in cui versano molte major (qui per esempio abbiamo approfondito i licenziamenti in Disney) irrigidisce le posizioni e rende le richieste dei creativi difficilmente accoglibili.