Skip to content

intel

Tutti i casini di Intel, ecco perché Gelsinger ha mollato

Sfiduciato dal consiglio di amministrazione per gli insuccessi registrati, il Ceo di Intel Pat Gelsinger si è dimesso. Adesso la società di microchip potrebbe dirigersi verso uno scorporo. Ecco fatti, numeri e previsioni.

L’amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, si è dimesso dopo che il consiglio di amministrazione della società – un tempo la più importante azienda di microchip al mondo, oggi in declino – lo ha sfiduciato per via dei mancati risultati del suo piano di ristrutturazione.

Gelsinger, il cui incarico da Ceo era iniziato nel 2021, aveva infatti l’ambizione di fare di Intel una grande e sofisticata società manifatturiera di semiconduttori, che non si limitasse alla fase di progettazione di questi componenti ma che fosse anche in grado di realizzarli concretamente per conto di terzi. In poche parole, l’obiettivo di Gelsinger era di trasformare Intel in una concorrente della compagnia taiwanese Tsmc, la maggiore produttrice di chip su contratto.

IL PIANO DI PAT GELSINGER NON HA FUNZIONATO

Il board, però, pensa che questo piano non stia funzionando e che sia molto costoso: effettivamente, nonostante le spese – sono stati investiti decine di miliardi di dollari per costruire nuove fabbriche nell’Ohio, in Germania e in Polonia e sono state fatte numerose assunzioni -, dal luglio 2021 a oggi Intel non ha ottenuto granché sul lato degli ordini manifatturieri, né è riuscita a ridurre il divario di capacità con Nvidia.

Dall’inizio dell’anno il titolo di Intel ha perso più della metà del suo valore in borsa e la sua capitalizzazione è di oltre trenta volte inferiore a quella di Nvidia, la più grande società di microchip al mondo – anche questa ha sede a Santa Clara, in California – e leader assoluta nel mercato dei processori per l’intelligenza artificiale.

CHI GUIDERÀ INTEL

Nel periodo di transizione post-Gelsinger, fino a quando non verrà selezionato un successore, Intel sarà guidata da David Zinsner (l’attuale direttore finanziario) e da Michelle Johnston Holthaus.

SCORPORO IN VISTA PER INTEL?

L’uscita di Gelsinger darà al consiglio di amministrazione di Intel l’occasione di valutare, tra le altre cose, uno scorporo della società: da una parte l’unità dedicata alla progettazione (design), dall’altra quella dedicata alla manifattura (“fonderia” o foundry). Un’opzione alla quale l’ex-amministratore delegato era fortemente contrario.

Lo scorporo servirebbe a facilitare la ricerca di investitori. Ad esempio, Qualcomm si era mostrata interessata all’unità di design di Intel, mentre non avrebbe le capacità per mandare avanti delle fabbriche, non occupandosi di manifattura. Un’acquirente per la divisione foundry potrebbe essere piuttosto – ma si tratta di speculazioni – GlobalFoundries, la principale azienda americana produttrice di chip, benché non disponga né delle risorse economiche necessarie a una transazione del genere né dell’esperienza per gestire fonderie di quel livello.

Bloomberg, però, fa notare come uno scorporo di Intel andrebbe a complicare l’ottenimento delle sovvenzioni pubbliche da 7,8 miliardi di dollari stanziate con il Chips and Science Act, la legge sul potenziamento della manifattura di semiconduttori negli Stati Uniti: il sussidio è stato finalizzato proprio pochi giorni prima delle dimissioni di Gelsinger e dovrebbe servire a sostenere un investimento da 90 miliardi di dollari per una serie di impianti negli stati di Arizona, Nuovo Messico, Ohio e Oregon.

LE ALTRE OPZIONI: LA VENDITA DI ALTERA, L’INVESTIMENTO DI APOLLO

Intel potrebbe decidere di vendere Altera, la divisione – acquisita nel 2015 per una spesa di 17 miliardi – che si occupa di realizzare microchip riprogrammabili. L’azienda di componentistica elettronica Lattice Semiconductor aveva manifestato un interesse; altri potenziali investitori sono i fondi di private equity Francisco Partners, Bain Capital e Silver Lake.

Un’altra possibilità è quella di un grosso investimento in Intel – fino a 5 miliardi di dollari – da parte della società di private equity newyorkese Apollo Management. Non c’è nulla di definito, ma tra le due parti ci sono già stati dei contatti: a giugno, infatti, Intel ha venduto ad Apollo una quota di una joint venture che controlla una fabbrica in Irlanda (valore dell’operazione: 11 miliardi di dollari). Apollo, inoltre, ha una certa esperienza nel settore del chipmaking perché nel 2023 ha guidato un investimento da 900 milioni di dollari in Western Digital.

Torna su