La società di telecomunicazioni cinese Huawei e la compagnia tecnologica statunitense Amazon hanno annunciato oggi la firma di un accordo di licenza sui brevetti dalla durata pluriennale che risolve le loro controversie.
I dettagli non sono noti. Alan Fan, a capo del dipartimento di Huawei sui diritti di proprietà intellettuale, ha detto però che l’azienda cinese ha cancellato le cause intentate contro Amazon in Germania relative alle tecnologie brevettate sul Wi-Fi e sulla riproduzione di video.
LE TENSIONI POLITICHE TRA STATI UNITI E CINA
Fan ha aggiunto che l’accordo mostra come “le aziende americane e cinesi, e le aziende da altre regioni, stiano cooperando senza limitazioni sugli standard e le licenze di brevetto”. Si tratta di una dichiarazione rilevante sotto il punto di vista politico, considerato che gli Stati Uniti hanno espulso le società cinesi – come ZTE e la stessa Huawei – dal proprio mercato delle telecomunicazioni per ragioni di sicurezza nazionale: temono che queste società possano raccogliere dati sensibili americani e trasmetterli al governo e alle forze armate della Cina. Nel 2019 l’amministrazione di Donald Trump ha imposto delle sanzioni su Huawei, impendendole di acquistare tecnologia statunitense.
NON SOLO AMAZON: HUAWEI SI ACCORDA ANCHE CON VIVO
Oltre a quello con Amazon, Huawei ha annunciato anche un accordo di licenza incrociata sui brevetti con Vivo, azienda cinese che produce smartphone, relativo alle tecnologie di comunicazione, incluso il 5G. Huawei già possiede accordi simili con altri produttori cinesi di dispositivi mobili, ovvero Xiaomi e Oppo.
Il business smartphone di Huawei è stato danneggiato dalle restrizioni americane all’approvvigionamento di tecnologia. L’azienda sta cercando di riconquistare quote di mercato in questo segmento dopo il distacco dal marchio Honor, puntando su dispositivi di alta più fascia: ad esempio il famigerato Mate 60 Pro, che contiene un microchip che in teoria non dovrebbe avere (ossia un processore avanzato da sette nanometri costruito da SMIC, sospettata di aver aggirato le sanzioni americane sui componenti tecnologici).