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Huawei Amazon

Chi e come vuole azzoppare Huawei e Zte in Costa Rica e nelle Filippine

Che cosa ha svelato il giornale Politico sulle ultime mosse delle istituzioni occidentali contro i colossi cinesi Huawei e Zte

Dall’Ue al G7, dalla Nato al Quad e all’Aukus: tutte le istituzioni occidentali sono impegnate nello sforzo di convincere i Paesi terzi come il Costa Rica e le Filippine a costruire le nuove infrastrutture del 5G rinunciando alle attrezzature dei leader cinesi del settore come Huawei e Zte. Ecco cosa scrive Politico a proposito di una campagna senza esclusione di colpi in cui in ballo non ci sono solo questioni di sicurezza informatica ma la leadership tecnologica e geopolitica.

Cosa fa il Costa Rica.

Era l’ultimo giorno di agosto quando il presidente del Costa Rica Rodrigo Chaves ha firmato una legge che vieta agli apparati di governo di comprare attrezzature Huawei. All’epoca Chaves dichiarò che il suo Paese avrebbe acquistato attrezzature per telecomunicazioni “solo da fornitori affidabili”, e dunque non da produttori cinesi.

Quella decisione, scrive Politico, era stata il frutto delle pressioni congiunte esercitate dagli Usa e dai loro alleati europei. Appena due giorni prima, Chaves si era incontrato con Biden, che aveva lodato “l’impegno del Costa Rica a ricorrere a fornitori affidabili nelle prossime gare per il 5G”.

Pressioni concentriche.

Il Costa Rica non è che uno dei Paesi terzi che è stato oggetto di pressioni diplomatiche e finanziarie da parte di Washington e Bruxelles affinché rinunciassero ai servizi dei colossi cinesi delle telecomunicazioni in favore dei loro concorrenti europei come la svedese Ericson e la finlandese Nokia.

Queste pressioni sono parte integrante di un’agenda occidentale che mira a contrastare le politiche espansionistiche della Cina attraverso programmi come l’americano Build Back Better World e l’europeo Global Gateway che prevedono massicci investimenti nelle infrastrutture digitali.

Protagonisti di questo sforzo sono non solo i governi ma anche organismi e istituzioni internazionali come l’Ue, il G7, la Nato, la comunità di intelligence dei Five Eyes e le alleanze dei cosiddetti Quad e Aukus.

Dopo aver convinto praticamente l’intero Occidente – con qualche eccezione come la Germania – a troncare i rapporti con compagnie come Huawei e Zte, mantenendole fuori dalle nascenti infrastrutture del 5G, l’obiettivo è ora di erodere il loro dominio fin qui incontrastato in America Latina, Africa e Asia.

Strumenti impiegati.

Tra gli strumenti impiegati in quest’opera di convincimento c’è il coinvolgimento dei Paesi target nel Trade and Technology Council, organismo attraverso il quale sono stati lanciati progetti per aiutare Giamaica e Kenya a costruire infrastrutture di connettività sicure o per sostenere la costruzione di un sistema di connettività resiliente nelle Filippine.

Allo stesso scopo sono stati messi in campo investimenti in finanza dello sviluppo da parte del Dipartimento per il Commercio Usa e della Bei.

Il Costa Rica rappresenta uno dei principali target dell’offensiva occidentale anti-Huawei. L’Ue ha ad esempio stanziato 14 milioni di euro per rafforzare la partnership con quel Paese nel 5G. Dal canto suo la U.S. Export-Import Bank si è impegnata a spendere 300 milioni di dollari per aiutare il Costa Rica a costruire le infrastrutture del 5G ricorrendo a soli “fornitori affidabili”.

Funzionari del Costa Rica hanno anche partecipato lo scorso marzo a una sessione organizzata dall’Ue e dedicata alla sicurezza nel 5G durante la quale è stato presentato loro il piano denominato”5G Toolbox” che punta ad eliminare del tutto la dipendenza dai vendor cinesi.

Huawei non cade.

Malgrado gli sforzi occidentali nel recidere il cordone ombelicale che lega Huawei ai suoi clienti nei Paesi in via di sviluppo, l’azienda di Shenzhen non sembra averne risentito più di tanto.

Con una quota del mercato globale pari al 31% nel 2022, Huawei detiene ancora la leadership nella fornitura delle cosiddette RAN, e secondo i dati della società di consulenza Dell’Oro richiamati da Politico, quel primato si è addirittura rafforzato negli ultimi tempi.

Molte sono le ragioni che spiegano questa resilienza, a partire dal dominio assoluto in quello che è il mercato più grande del mondo, quello cinese, dove le telecom hanno fatto a gara nel tagliare i rapporti con Ericson e Nokia.

In Europa invece …

Ma in Europa la musica cambia, avendo il gruppo perso la sua leadership a favore di Ericson (36%) e di Nokia (25%), che ora si apprestano a seguire i propri governi nello sbarco verso i mercati dei Paesi in via di sviluppo.

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