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Csirt Italia

Come si comportano Google e Amazon con i regimi censori del web?

Fatti, approfondimenti e commenti sulla mossa di Google e Amazon sul domain fronting. L’articolo di Lorenzo Bernardi Google e Amazon sono contro il web libero? I due colossi di Big Tech hanno interdetto il “domain fronting”, una tecnica che consente agli sviluppatori di aggirare i blocchi che alcune autorità nazionali, soprattutto nei regimi illiberali, impongono…

Google e Amazon sono contro il web libero? I due colossi di Big Tech hanno interdetto il “domain fronting”, una tecnica che consente agli sviluppatori di aggirare i blocchi che alcune autorità nazionali, soprattutto nei regimi illiberali, impongono sul traffico internet.

Una mossa adottata il mese scorso da Google, a cui si è poi accodata la società di Jeff Bezos, introducendo “protezioni rafforzate” alle proprie piattaforme in cloud.

COS’È IL DOMAIN FRONTING

Il domain fronting è un sistema che consente di bypassare i limiti della censura imposti da alcuni Stati, fra cui ad esempio la Cina, ma anche – se non soprattutto – diversi governi autoritari africani. Negli ultimi anni, a mettere in atto un giro di vite sulla censura sul web sono stati, fra gli altri, Togo, Camerun, Uganda e Etiopia, spesso in concomitanza di periodi di particolare tensione politica e sociale.

ATTIVISTI SUL PIEDE DI GUERRA

La decisione di Apple e Amazon, tuttavia, ha causato una levata di scudi da parte dei difensori dei “diritti digitali”, in particolare per quanto riguarda la libertà di espressione. Nathan White, esperto di Access Now, una piattaforma di attivisti per la libertà del web, ha dichiarato che «i servizi che utilizzano il domain fronting non sono parassiti che cercano di risparmiare soldi. In molti casi sono difensori dei diritti umani che vogliono difendere il loro diritto a esprimersi e ad associarsi». Poi un messaggio diretto a Google e Amazon: «A meno che le compagnie più ricche del mondo non vogliano essere ricordate per aver abbandonato la parte del mondo più bisognosa, hanno il diritto di lavorare con le comunità per assicurare che i loro diritti umani non siano compromessi».

CHI RISCHIA DI PIÙ

La mossa dei big dell’IT rischia di mettere in crisi chi lotta contro le censure, come ad esempio l’app Signal, l’associazione anti-censura cinese GreatFire e il software di comunicazione anonima Tor. Di fatto, con la possibilità di “domain fronting” l’unico modo che le autorità nazionali avevano per censurare il web era bloccare in toto i servizi dei provider come Google, compresi i motori di ricerca. Invece ora, possono oscurare il web molto più selettivamente. Che significa dare molto meno dell’occhio, con la comunità internazionale, nelle proprie attività censorie.

I CYBERATTACCHI RUSSI

Secondo quanto riportato dal sito Quarz Media, pur non essendo chiarissimo il motivo per cui Google e Amazon hanno attuato questa mossa, alla base della decisione ci sarebbero «preoccupazioni sulla sicurezza a proposito del fatto che il domain fronting sarebbe stato utilizzato in cyberattacchi sponsorizzati dalla Russia».

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