skip to Main Content

Equo Compenso

Ecco come la Germania sega Facebook sulla raccolta dati degli utenti

La Corte federale tedesca ha dato ragione all'Antitrust di Berlino: Facebook viola le regole sulla concorrenza con la raccolta dati attraverso le sue piattaforme

Batosta tedesca per il colosso tecnologico di Mark Zuckerberg. Facebook dovrà mettere un freno alla sua attività di raccolta dati degli utenti. Lo ha stabilito la Corte federale tedesca ribaltando una sentenza in senso contrario emessa in primo grado.

La decisione ha dato così ragione al Federal Cartel Office (Fco), l’Antitrust di Berlino, che aveva accusato il social network di aver raccolto illegalmente i dati degli utenti senza il loro consenso abusando della sua posizione dominante. In particolare la Corte ha vietato a Facebook di fondere insieme i dati raccolti attraverso le sue diverse piattaforme (Facebook, Instagram, Messenger e WhatsApp) a meno che gli utenti non esplicitino il loro consenso.

Si tratta di una battuta d’arresto per il gruppo di Menlo Park che potrebbe stabilire un precedente più ampio. la decisione del tribunale tedesco potrebbe incoraggiare i governi europei ad accerchiare le grandi piattaforme tecnologiche. Tutti i dettagli.

LA DECISIONE DELLA CORTE FEDERALE TEDESCA

“Facebook deve offrire agli utenti la possibilità di rivelare di meno su se stessi, soprattutto ciò che rivelano al di fuori di Facebook”. Lo ha dichiarato il giudice della Corte suprema federale tedesca Peter Meier-Beck.

Con questa decisione, il tribunale ha imposto a Facebook di interrompere l’aggregazione dei dati raccolti attraverso le altre piattaforme della galassia Facebook (Whatsapp e Instagram) a meno che gli utenti non acconsentano esplicitamente.

COSA AVEVA STABILITO L’ANTITRUST DI BERLINO

La Corte Federale di Giustizia tedesca si è schierata così dalla parte dell’authority per la concorrenza, l’Fco, che aveva già accusato Facebook di abuso della sua posizione dominante costringendo gli utenti ad acconsentire alla raccolta di tutti i loro dati.

A febbraio del 2019 il Federal Cartel Office aveva imposto a Facebook di frenare la raccolta dei dati a seguita di un’indagine iniziata nel 2016.

Senza il consenso esplicito degli utenti, Facebook avrebbe dovuto limitare sostanzialmente la sua raccolta e combinazione di dati.

LA RACCOLTA DATI SULLA GALASSIA FACEBOOK

Finora Facebook ha raccolto i dati personali attraverso la propria piattaforma, oltre a Whatsapp, Instagram e siti Web di terze parti così da profilare gli utenti a fini di pubblicità mirata. Questa pratica rappresenta il business model del colosso tecnologico di Menlo Park.

Tuttavia, l’autorità antitrust ha stabilito che Facebook ha infranto le leggi sulla concorrenza combinando i dati raccolti sugli utenti attraverso le sue diverse piattaforme.

Il Federal Cartel Office ha ordinato al colosso della tecnologia di smettere di combinare informazioni provenienti da fonti Facebook e non Facebook a meno che gli utenti non abbiano dato il “consenso volontario”.

Non solo, l’authority ha anche fatto presente che Facebook non può escludere le persone dai suoi servizi se hanno scelto di rifiutare l’autorizzazione.

IL MONOPOLIO DEI DATI IN GERMANIA

Sempre nel corso della sua indagine, l’Fco ha scoperto che Facebook è di gran lunga il più grande social network in Germania, con oltre 23 milioni di utenti attivi giornalieri che rappresentano il 95% del mercato. Questo significa che non c’è un servizio alternativo praticabile per la maggior parte delle persone.

I servizi rivali come Snapchat, YouTube o Twitter “offrono solo parti dei servizi di un social network” e non sono direttamente comparabili, aveva sottolineato l’Fco.

COSA CAMBIA ADESSO

Dopo la sentenza della Corte federale, Facebook dovrà conformarsi all’ordine mentre il suo ricorso alla decisione dell’Fco è ancora in corso in un tribunale inferiore di Duesseldorf.

In Germania il social network dovrà modificare il modo in cui elabora i dati sui propri utenti. Si tratta di una grave battuta d’arresto per il gigante dei social media, che è stato a lungo sotto la lente tedesca riguardo le sue pratiche in concorrenza e privacy.

LA REPLICA DEL COLOSSO DI ZUCKERBERG

Ieri la società guidata da Mark Zuckerberg ha affermato che la sentenza non ha riguardato direttamente il procedimento di ricorso che continua.

“Continueremo a difendere la nostra posizione secondo cui non vi sono abusi antitrust”, ha dichiarato Facebook. “Non ci saranno cambiamenti immediati per le persone o le aziende che utilizzano i nostri prodotti e servizi in Germania”.

All’epoca della decisione dell’Fco, Facebook aveva dichiarato che non era d’accordo. Sostenendo che l’antitrust tedesco stabiliva regole che si applicavano “a una sola società” e che aveva sottovalutato la concorrenza che doveva affrontare.

GIRO DI VITE DELL’ANTITRUST SULLE PIATTAFORME TECNOLOGICHE?

La sentenza della Corte Federale tedesca, confermando la decisione dell’autorità antitrust della Germania, rappresenta dunque una vittoria importante per i sostenitori di una regolamentazione più severa delle più grandi società tecnologiche del mondo.

“Quando i dati vengono raccolti e utilizzati illegalmente, deve essere possibile un intervento antitrust per prevenire un abuso del potere di mercato”, ha commentato la sentenza in una nota l’Fco.

Ma la scure dell’antitrust non si muove soltanto in Germania. A metà giugno, la Commissione europea ha annunciato un’indagine formale su Apple sul trattamento degli sviluppatori di app di terze parti. Anche Amazon è finita sotto il controllo antitrust a Bruxelles. Ma anche a casa propria i colossi tecnologici non se la passano bene. Amazon, Apple, Facebook e Google stanno affrontando le indagini del Dipartimento di Giustizia, della Federal Trade Commission e del Congresso.

Back To Top