LE ULTIME MOSSE DI BYTEDANCE
TIKTOK HA FINITO GLI ASSI NELLA MANICA?
Il “no” della corte di Washington non vuol dire che TikTok abbia esaurito le cartucce a sua disposizione: l’intento dell’azione era quello di allungare i termini, ma la portata principale della controffensiva cinese resta il ricorso alla Corte Suprema: lo stuolo di legali che la potente azienda cinese ha messo al lavoro sul caso avrà “solo” minor tempo, dovendo lavorare a spron battuto anche nelle feste di Natale.
L’USCITA DI SCENA DI BIDEN E DI TIKTOK
La data scelta dal Congresso per far cadere la tagliola sulla piattaforma amata dai più giovani ha un forte valore simbolico: il termine ultimo per adempiere coincide infatti con l’ultimo giorno dell’amministrazione Biden. Il ban di TikTok o la sua vendita a una azienda occidentale sarà insomma l’ultimo effetto dispiegato da una legge nata sotto Joe Biden.
In questo modo si sottrae a Donald Trump ogni possibilità di intervento. Il presidente eletto ha fatto da apripista alla chiusura degli Usa alle aziende cinesi col ban di Huawei ma non ha mai speso giudizi fortemente negativi su TikTok arrivando persino a dire che più americani scaricano il social asiatico meno stanno su Facebook (i rapporti tra il tycoon e Mark Zuckerberg però stanno migliorando). Tuttavia la sua imprevedibilità è nota.
LA POSIZIONE DI BYTEDANCE
Il ricorso alla Corte Suprema – che com’è noto porta con sé l’incognita delle tempistiche e soprattutto della discrezionalità dei giudici di scegliere di quali casi occuparsi – partirà dalle lagnanze della società asiatica secondo cui la legge del Congresso, oltre a limitare arbitrariamente la libertà di fare impresa, non tiene conto del fatto che i server del social si trovano negli Stati Uniti mentre le decisioni di moderazione dei contenuti che riguardano gli utenti americani vengono prese da dipendenti statunitensi.