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Microchip

Non solo Silicon Box: tutte le aziende di microchip in Italia

Quali sono e dove si trovano le aziende italiane attive nella filiera dei microchip.

Quello di Silicon Box sarà il primo impianto avanzato di confezionamento di semiconduttori in Italia. Attraverso un investimento da 3,2 miliardi di euro, sussidiato dal governo per il 40 per cento, la startup singaporiana costruirà al nord – forse a Novara, in Piemonte, oppure in Lombardia o in Veneto – una fabbrica da 1600 occupati che andrà a inserirsi in un già ricco ecosistema di imprese.

QUANTO VALE IL SETTORE ITALIANO DELLA MICROELETTRONICA

Il settore italiano della microelettronica si concentra proprio al nord e vale quasi 7 miliardi di euro, stando ai dati di ANIE-Confindustria; l’Italia, come riporta l’inserto L’Economia del Corriere della Sera, è il terzo paese europeo per produzione di componenti elettronici dopo la Germania e la Francia. La produzione italiana si rivolge però in larghissima parte (oltre l’80 per cento) all’estero, viste le ridotte capacità di assorbimento del mercato interno: circa 1,6 miliardi di euro di vendite, rispetto ai 50 miliardi di vendite in Europa e ai quasi 500 miliardi nel mondo. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che necessita di semiconduttori altamente performanti, dovrebbe portare questo giro d’affari internazionale a 1000 miliardi di vendite al 2030.

DOVE SONO LE AZIENDE DI MICROCHIP IN ITALIA

I semiconduttori sono componenti cruciali per lo sviluppo economico e la competitività industriale. La loro filiera è talmente complessa, articolata e costosa – si va dalla progettazione alla manifattura al collaudo al confezionamento, semplificando – che solitamente le aziende limitano le loro attività a singole porzioni della supply chain.

Come si nota dalla mappa, realizzata dal portale specializzato Elettronica & Mercati, la filiera italiana dei semiconduttori si concentra al nord, soprattutto in Lombardia, Piemonte e Veneto. Spicca poi la Sicilia, dove hanno sede STMicroelectronics, Technoprobe e NXP.

Mappa via Corriere della Sera/Elettronica & Mercati.

TUTTE LE AZIENDE

STMicroelectronics è specializzata nella produzione di dispositivi al carburo di silicio; è partecipata dal ministero italiano dell’Economia e FT1C1, che fa capo alla banca statale francese Bpifrance.

NXP Italia è una filiale della nederlandese NXP Semiconductors; in Italia è presente a Catania e a Milano con delle strutture di ricerca e sviluppo.

Technoprobe ha sede a Cernusco Lombardone, in Lombardia, ed è specializzata nella produzione di probe card (o schede sonda) di fascia alta, utilizzate per testare il funzionamento dei chip; in Sicilia possiede un centro di ricerca e sviluppo. Il fondatore, Giuseppe Crippa, è un ex-dipendente di STMicroelectronics.

SPEA è un’azienda piemontese che progetta e realizza macchinari per il collaudo di semiconduttori, attiva in trentotto paesi nel mondo.

Meridionale Impianti opera in Lombardia (ma ha sedi anche in Francia, Austria, Singapore, Marocco e Cile): realizza camere bianche, cioè laboratori dall’aria purissima, indispensabili per la produzione di microchip.

Osai è specializzata nelle tecnologie per l’assemblaggio e il collaudo di semiconduttori; oltre all’Italia, ha sedi anche in Germania, Stati Uniti e Cina. Anche Seica, piemontese, sviluppa apparecchiature di testing automatico, con sussidiarie in Francia, Stati Uniti e Cina. Nel segmento del collaudo c’è anche Microtest; nella manifattura, invece, ci sono LFoundry ed ELES.

In Italia operano poi aziende straniere come la britannica Telit, la taiwanese GlobalWafers, la tedesca Infineon, l’israeliana Tower, la statunitense Vishay e LPE (parte del gruppo nederlandese ASM).

COSA FARÀ STMICROELECTRONICS?

Nonostante la ricchezza di aziende, in Italia – come riconosciuto dal ministero dell’Economia – non sono presenti società specializzate nei “nodi più avanzati” della catena del valore dei microchip. Il governo ha predisposto un fondo apposito – il Fondo nazionale per la microelettronica da 3,3 miliardi al 2030, a cui la nuova legge di bilancio ha aggiunto 1 miliardo ulteriore – per attirare nuova capacità.

Intanto, Palazzo Chigi sembra essere scontenta per la presunta evoluzione “filo-francese” di STMicroelectronics: per effetto della nuova organizzazione i dirigenti italiani sono ora in inferiorità numerica; inoltre, in Francia l’azienda si dedicherà alla produzione di microchip avanzati grazie a un contributo pubblico di 2,9 miliardi; gli investimenti a Catania, invece, supportati dal PNRR, ammontano a soli 290 milioni.

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